Giornali di minoranza in confronto a Gorizia: «Siamo sempre stati allergici ai confini»

Giornali di minoranza in confronto a Gorizia: «Siamo sempre stati allergici ai confini»

IN EX PROVINCIA

Giornali di minoranza in confronto a Gorizia: «Siamo sempre stati allergici ai confini»

Di E.V. & S.F. • Pubblicato il 13 Giu 2025
Copertina per Giornali di minoranza in confronto a Gorizia: «Siamo sempre stati allergici ai confini»

Nell’incontro di oggi, 13 giugno, sono state analizzate diverse esperienze europee. Festeggiati gli 80 anni del Primorski.

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“Minoranze, Giornali di confine”: É questo il titolo del convegno tenutosi stamane, venerdì 13 giugno, nella sede del Gect/Ezts di Gorizia organizzato dall’Associazione dei quotidiani di lingue minoritarie e regionali, Midas. L’evento si è svolto in collaborazione col quotidiano sloveno Primorski Dnevnik, che quest’anno festeggia gli 80 anni dalla sua fondazione. L'incontro di oggi è stato parte di una riflessione, che ha dato un’occasione concreta per comprendere quali sono le difficoltà che vivono le testate di confine nelle aree dove sono presenti minoranze linguistico-culturali. A discuterne sono stati i rappresentanti di sei quotidiani che da anni operano nelle zone bilingui di vari Paesi Europei. Si è anche ragionato di come queste realtà editoriali si rapportino con i problemi di confine di tipo politico, culturale e pratico.

Esaminate anche le relazioni con coloro che si trovano dall’altra parte del confine, che parlano la stessa lingua o sono amministrate in maniera differente. Al centro dell’incontro anche le questioni legate al rapporto con i mass media sia di lingua minoritaria che di quella maggioritaria.

La prima a prendere la parola è stata Edit Slezak, direttrice editoriale del quotidiano ungherese di Bratislava “ÚJ SZÓ” , presentando di «un giornale con un basso spirito conservatore e tendente al liberale, che ha già ricevuto diverse critiche dal governo e dal primo ministro ungherese Viktor Orbàn». Da Slezak non sono mancati riferimenti agli abbonamenti registrati lungo il confine e al tema della mancanza di sostegni economici pubblici alla testata.

Ha proseguito poi Martxelo Otamendi, direttore responsabile del quotidiano in lingua basca “Berria”, che promuove un giornale che «tratta tematiche non solo legate alla minoranza a cui ci rivolgiamo o alla cronaca locale, ma vogliamo dare un'impronta più internazionale e per questo abbiamo deciso di raccontare anche cosa succede nel mondo in cui viviamo». Inoltre, è giunto un invito a «superare le limitazioni mentali legate ai giornali transfrontalieri».

Sul tema dell’evoluzione tecnologica e finanziaria delle testate si è esposto Gwyn Nissen, direttore di Der Nordschelswiger, quotidiano in lingua tedesca pubblicato ad Apen-Rade Abenra in Danimarca e rappresentante di “Flensborg Avis”, il quotidiano in lingua danese pubblicato a Flensburg in Germania. Nissen ha spiegato come il giornale, dal 2021, sia riuscito a digitalizzarsi ed abbandonare definitivamente la tradizionale carta stampata: «Dopo questa transizione abbiamo ricevuto buoni numeri di persone, dalle 30mila fino a ben 150mila utenti che hanno cliccato e visitato il sito web della nostra redazione - ha spiegato - Abbiamo inoltre avuto dei buoni sostegni pubblici all’editoria da parte dello stato, che ad oggi ci garantisce abbondanti risorse».

Ha preso poi la parola Vicent Partal, direttore di “VilaWeb”, giornale online in lingua catalana con sede a Barcellona, che conta un buon numero di lettori in Catalogna del Nord, appartenente alla Francia. «Il confine non decide nessuna chiusura rispetto al target dei lettori» così Partal.

Tra le voci slovene partecipanti c’è stata quella di Aleksandar Koren, ex capo redattore del Primorski Dnevnik e attualmente presidente della casa editrice DZP PR.A.E.Srl. «Questa autonomia ci sta dando la possibilità di poter ascoltare la voce dei nostri lettori, in modo che possano contribuire alla crescita e all’evoluzione futura del nostro giornale».

Ivo Vidotto, caporedattore de “La voce del popolo”, il quotidiano della comunità nazionale italiana sul territorio croato e sloveno con sede a Fiume, ha descritto la propria realtà editoriale come “voce di speranza” e di “ricostruzione”. «La nostra testata si pone come uno strumento di dialogo» aggiunge. É seguito l’invito a non essere autoreferenziali e a non chiudersi «Il confine non è solo una linea geografica, ma un luogo di incontro europeo».

Ha concluso gli interventi lo sloveno Igor Devetak, attuale direttore responsabile del Primorski Dnevnik, che ha ricordato gli 80 anni di presenza del giornale sul territorio «la frontiera italo slovena è stata un errore, un grande impedimento - afferma - eravamo e siamo tutt’ora allergici ai confini». Proprio per questo Devetak ha anche voluto precisare l’importante collaborazione in atto fra i giornalisti italiani e sloveni, collaborazione che, nel piccolo, ha interessato e interessa anche il nostro quotidiano fin dalla sua creazione.  

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