Il giardino in memoria di Maria Teresa, Cervignano ricorda l'imperatrice

Il giardino in ricordo di Maria Teresa, Cervignano ricorda l'imperatrice

la cerimonia

Il giardino in ricordo di Maria Teresa, Cervignano ricorda l'imperatrice

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 28 Mag 2022
Copertina per Il giardino in ricordo di Maria Teresa, Cervignano ricorda l'imperatrice

L'intitolazione alla sovrana, presente anche il discendente della famiglia Asburgo.

Condividi
Tempo di lettura

Con la presenza di Markus d’Asburgo, discendente della famiglia imperiale, si è svolta a Cervignano una cerimonia con la quale il giardino del monumento al soldato austriaco è stato intitolato a Maria Teresa d’Austria. Ha illustrato l’iniziativa Marco Benes, presidente del Comitato promotore. C’erano anche autorità civili e militari; ha cantato il coro del Quinto Dragoni di Postumia e ha suonato la banda di Cervignano. Molto nutrita e viva la partecipazione popolare.

Non è il momento, né l’occasione, di analisi su questa figura studiatissima, però è necessario sottolineare alcuni aspetti di una donna straordinaria: Maria Teresa d’Asburgo (1717-1780). Lode al Comitato, per aver proposto questa intitolazione, che è un momento di cultura, accanto a un elemento di giustizia qual è il “monumento al soldato austriaco dimenticato” dello scultore Franco Sclauzero. Non si tratta di motivazione nostalgica, ma di intelligente azione per inserire nella nostra toponomastica elementi della nostra storia.

Dopo la grande guerra, una colata di intitolazioni nazionalistiche cancellò ogni traccia di un processo storico durato secoli: un errore culturale drammatico, perpetrato perfino a Gorizia che, prima della grande guerra, aveva già un toponomastica quasi totalmente italiana. Con questa intitolazione non si tratta di sognare controriforme, bensì di realizzare inserimenti che richiamino secoli di storia. Qui si era friulani e italiani all’interno di uno stato plurinazionale. Il nome di Maria Teresa è proprio ideale in questa direzione: lei ha regnato con una visione riformatrice, che ha cambiato il corso della storia nei territori dell’Impero, la visione generale dello Stato e giù giù fino a interessare la Contea di Gorizia e Gradisca, con effetti concreti nei nostri paesi.

Ci sono montagne di studi sull’assolutismo illuminato del Settecento. Lei fu grande, perché seppe circondarsi di personaggi di alto livello. Nel trecentesimo anniversario della sua nascita a Vienna fecero emergere l’immagine straordinaria di “Maria Theresia Strategin Mutter Reformerin”. Così dichiaravano le quattro strepitose mostre racchiuse in un monumentale catalogo, e spalmate nell’enorme spazio di castello, annessi, e parco, di Schloss Hof; nel castello di Schloss Niederweiden, restaurato dal goriziano Nicolò Pacassi; nell’Hofmobiliendepot in centro a Vienna, e nel Kaiserliche Wagenburg Wien (nel complesso di Schönbrunn). Là cervello ripassava storia e cultura di un’epoca; gli occhi si riempivano di immagini di un’Europa grande.

Nel secondo castello, più “raccolto”, una sala era destinata alla riforma scolastica, che dal 1774 ha mosso i primi passi anche nella nostra Contea di Gorizia e Gradisca. In quei luoghi un visitatore delle nostre terre poteva trovare ogni aspetto della vita straordinaria della Sovrana: i suoi 16 figli, nella cui educazione entrò direttamente; la riforma dello stato col togliere i legacci medievali, dalla servitù della gleba, alla tortura. E poi l’istituzione del catasto, che levava privilegi, precisava proprietà e istituiva giusti tributi. Le riforme in campo ecclesiastico, dalla riduzione delle feste, alla eliminazione di altri assurdi privilegi.

Per arrivare alle nostre terre, fece fiorire Trieste facendola diventare emporiale, cosmopolita (suo padre Carlo VI aveva istituito il porto franco nel 1719), promosse un’agricoltura moderna, migliorando la vita dei contadini. A Gorizia, della quale aveva il titolo di Contessa, istituì, nel 1765, la i. r. scuola agraria che promosse studi, realizzò progressi, preparò esperti; ad Aquileia, iniziarono consistenti bonifiche e arginature che si notano fin ai giorni nostri. In diversi luoghi del Goriziano fiorì l’industria serica, conseguente alla estesa coltivazione del gelso. Cominciò la scuola obbligatoria, principale motore di un lento, ma determinante processo espansivo di uguaglianza sociale.

Per la sua tormentata storia e per la sua ricchezza plurale, il Czoernig definì la Contea di Gorizia “un campionario d’Europa”. Qui fu migliorata la viabilità, istituito un servizio postale più efficiente (nel 1767 iniziò il servizio della barca corriera fra Trieste e Aquileia e fra Trieste e Cervignano). Con Venezia fu stipulato un trattato per lo scambio di ladri e assassini, per togliere spazio al banditismo. Se ci vogliamo cavare anche gli anniversari, possiamo sottolineare che ricorrono i 305 anni dalla nascita della Sovrana e i 270 della istituzione della archidiocesi di Gorizia, che, se nata nel 1751 dalla soppressione, per motivi pastorali, del patriarcato di Aquileia, trovò la sua strutturazione, compresa la concessione dello stemma (diploma del 14 ottobre) e la elezione del primo arcivescovo, proprio nel 1752.

Questa sovrana scriveva correntemente l'italiano: aveva avuto come aia la goriziana Rosalia della Torre Edling, alla quale scrisse che avrebbe volentieri trascorso i suoi ultimi giorni da lei “auch bei Deinen Poverellinen, evidentemente si trattava del convento delle Poverelle di Farra. Maria Teresa ebbe una particolare affezione per il primo arcivescovo Carlo Michele d’Attems. Lo ricoprì di doni, dalle suppellettili per la chiesa metropolitana, all’anello, alla preziosa croce pettorale.

Nel 1766, lo nominò principe del Sacro Romano Impero, e quattro anni dopo, dato che era malfermo in salute, lo invitò ai bagni di Baden, con una patetica lettera, in sui si assumeva lei tutte le spese, affinché l’Attems non avesse timore di sottrarre denaro “ai suoi poveri”. Numerosi furono gli ospedali istituiti da questa donna straordinaria e, in questi tempi calamitosi di epidemie, valga ancora il suo esempio di quando fece vaccinare (e siamo nel Settecento!) i suoi figli contro il vaiolo. La storia, purtroppo, non è “magistra vitae”, però, con questo piccolo, ma significativo contributo alla conoscenza della nostra cultura, possiamo affermare che si deve conoscere il passato, per accostarsi al presente e poter guardare al futuro in maniera consapevole.

Nelle foto di Claudio Pizzin: il coro di Postumia e la banda di Cervignano, Maria Teresa d'Austria (in alto a destra)

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione