Un giallo dietro al tesoro scomparso di Palazzo Coronini, l'opera ritorna a Gorizia

Un giallo dietro al tesoro scomparso di Palazzo Coronini, l'opera ritorna a Gorizia

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Un giallo dietro al tesoro scomparso di Palazzo Coronini, l'opera ritorna a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Mag 2021
Copertina per Un giallo dietro al tesoro scomparso di Palazzo Coronini, l'opera ritorna a Gorizia

Scomparsa da oltre un secolo, è ricomparsa in una galleria di Roma. L'incredibile vicenda legata all'opera.

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Erano più di cento anni che non ritornava a Gorizia. Alla fine, dopo lunghe ricerche e una non secondaria dose di fortuna, la “Visitazione di Maria” del pittore Francesco Caucig è ritornata a casa sua, nella cappella di Palazzo Coronini-Cronberg. Una storia, quella che ha visto protagonista l’opera d’arte del XXVIII secolo, che ha assunto le tinte del “giallo”, come spiegato questa mattina dalla Sovrintendente regionale alle Belle arti, Simonetta Bonomi, durante la conferenza stampa di presentazione del recupero. A fare in modo che ciò avvenisse, sono stati soprattutto i carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, attivati fin da subito.

La vicenda è stata raccontata da Cristina Bragaglia, responsabile per la Fondazione Coronini delle attività culturali, ripercorrendo le varie tappe fin dalla scorso dicembre. All’epoca, infatti, uno studioso di Caucig, artista natio della Nizza austriaca ma che qui non ebbe mai modo di lavorare, ebbe uno scambio di email con l’ente proprio sulla sua figura, il quale segnalò la presenza di un suo dipinto in una galleria d’arte del centro di Roma. Non era un’opera qualunque, bensì una scomparsa dai radar ormai dal 1916, quando venne recuperata dall’esercito italiano entrato in città e spedita dapprima a Udine, affinché non venisse danneggiata dalla guerra.

Una sorte simile l’ebbe anche l’imponente biblioteca del conte Coronini, venendo ospitata per un periodo agli Uffizi di Firenze. Questa, però, tornò a casa, mentre il dipinto - che faceva parte di un complesso tre tele, ereditate dalla famiglia Cobenzl e trasferite da Vienna a Gorizia - svanì nel nulla. Quel fatto rimane ancora nel mistero e i militari sono tutt’ora al lavoro per ricostruire i vari passaggi storici. Ad oggi, invece, l’ultimo possessore si è dimostrato collaborativo verso le forze dell’ordine, facendo escludere per il momento che potesse essere a conoscenza della reale storia del dipinto. Nei fatti, la sparizione non risultava nemmeno nella banca dati dell’Arma.

La stessa Bragaglia immaginava che la pala d’altare potesse ricomparire un giorno nel mondo dei mercanti d’arte. Così è stato e, grazie anche alla stretta collaborazione tra Fondazione e Sovirntendenza, è stato possibile arrivare al sequestro in tempo record. Un recupero ancora più importante se si pensa che del pittore neoclassico non sono presenti altre opere in città, nonostante le sue radici affondino proprio in riva all’Isonzo, essendo anche di origine slovena. Già dal Settecento, però, egli fu attivo a Vienna per conto di famiglie goriziane, tra cui proprio i Cobenzl. Ora, quindi, l’obiettivo è valorizzare il più possibile questo nome, ancora poco conosciuto a livello locale.

Da qui, l’idea di un percorso che entro il 2023 possa raccontare sotto le diverse sfumature Caucig e la sua arte. Con l’auspicio di dare vita a una mostra personale ampia e approfondita, coinvolgendo anche altre realtà mussali locali e chiedendo in prestito le opere attualmente conservate tra l’Austria e Lubiana. Dal canto suo, il sindaco e presidente della Fondazione, Rodolfo Ziberna, ha ringraziato le forze dell’ordine per l’importante indagine svolta: “Questo è un momento di festa, non solo per il rientro di un importante elemento del patrimonio, ma perché stato ricollocato nel punto esatto da cui è stato tolto”. Ora, infatti, è ritornato nella cappella accanto al Palazzo.

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