le storie
Il futuro e le proprie radici, viaggio nella comunità argentina di Gorizia
I racconti di chi ha lasciato la propria terra, tanti alla ricerca delle proprie radici friulane.
Florenzia, Gabriele, Martín e Alexis sono arrivati in Italia, a Gorizia, alla ricerca di una nuova vita e pieni di speranza per il futuro. Vengono dall’Argentina, Paese disastrato economicamente, in cui, pur facendo anche due o tre lavori, è difficile riuscire a mantenere sé stessi e la propria famiglia. Florenzia Linarez, 23 anni, è atterrata il 28 novembre 2021, insieme ai genitori Florenzia e Martín, entrambi cinquantenni. Le origini italiane risalgono al bisnonno, che nel 1878 - periodo della migrazione di massa verso l’Argentina – dalla cittadina di San Daniele in Friuli decise di emigrare nello Stato sudamericano.
Lì abitò nella colonia di friulani di Garoya, vicino la città di Córdoba, ad oggi conosciuta come la capitale del “Friuli nel mondo”, dove vennero portate le conoscenze artigianali sui prodotti alimentari tipici del Nordest, primi fra tutti prosciutti e vino. Anche Alexis Martin, 36 anni, è arrivato in Friuli dalla città di San Juan, attirato dalle sue origini: il bisnonno viene da Latisana, centro sul fiume Tagliamento. La scelta di andarsene è data da una situazione principalmente economica: Gabriele era un tecnico informatico presso una scuola privata a Córdoba; Alexis aveva un negozio di alimentari e faceva il camionista.
Gabriela era la contabile e operatore olistico; Florenzia si era appena laureata in Relazioni Internazionali. Eppure era difficile arrivare a fine mese. “Se già la situazione era complicata, il Covid l’ha peggiorata - commentato Martìn - Il digitale ha acuito le differenze di reddito tra i ricchi e la popolazione che non ha accesso alla tecnologia”. In Argentina è normale vedere quartieri benestanti, privati e spesso recintati, accanto ad altri disastrati, in cui invece delle case di mattoni si trovano tende o baracche di fortuna. “Quasi nessuno ha un solo impiego, e chi lavora la fa per circa 12 ore al giorno, per stipendi molto bassi” rileva Alexis.
Lui ha due figli, di 7 e 1 anno, ed è qui con la moglie per il loro futuro. “Mia figlia è felicissima per la scuola, in Argentina non era seguita - continua - le strutture scolastiche erano spesso non funzionanti, non c’erano né riscaldamento né aria condizionata, e le classi erano talmente numerose che c’era chi doveva sedersi per terra”. La rabbia va contro il governo, profondamente corrotto, che continua a mantenere altissimi costi politici per il numeroso entourage che c’è dietro ad ogni deputato, ma lascia morire di fame buona parte della popolazione. La vita in Italia non è però così facile per loro: hanno venduto tutto ciò che avevano per venire qui.
Anche se Martín ha ricevuto il permesso di soggiorno e sebbene abbia la cittadinanza, ottenuta per ius sanguinis, non riesce a trovare chi è disposto ad assumerlo. Perfino la ricerca dell’appartamento in cui vivere è stata difficoltosa. Ciò che però non gli fa rimpiangere la loro scelta, è la sicurezza che vivono passeggiando per le strade di Gorizia. “Quando uscivi di casa non potevi mostrare di avere il telefono, l’unica volta che lo tirai fuori per vedere l’ora me lo rubarono prendendomelo dalle mani - il racconto di Florencia - Vivevamo con l’ansia di sentire avvicinarsi delle moto, mezzo con cui si spostano la maggior parte dei ladri”.
“L’episodio peggiore fu il 4 dicembre 2014, a Córdoba, in cui la polizia, volendo protestare per ottenere uno stipendio maggiore, non ha lavorato per dei giorni: sono stati saccheggiati supermercati, derubate case e tutto è stato venduto su Facebook. Anche se vengono catturati, la maggior parte delle volte vengono subito rilasciati, senza che venga fatto nulla”. Loro sanno che chi se ne va dall’Argentina è considerato un “traditore della Patria”, ma non rimpiangono la loro scelta: anche se le difficoltà rimangono, sono felici di vivere in un luogo sicuro, in cui si sentono protetti e dove, si spera, possano un giorno sentirsi veramente a casa.
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