«Il futuro dell'ospedale di Gorizia in dubbio», parte la raccolta firme

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«Il futuro dell'ospedale di Gorizia in dubbio», parte la raccolta firme

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 03 Apr 2022
Copertina per «Il futuro dell'ospedale di Gorizia in dubbio», parte la raccolta firme

La raccolta firme sottoscritta dalle forze politiche, «manca la cooperazione transfrontaliera».

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Una nuova petizione chiede tutele e garanzie per l’ospedale di Gorizia. Ieri mattina, Adelino Adami e Giorgio Bisiani - già promotori della raccolta di quasi mille firme qualche anno fa - hanno presentato l’ultima iniziativa a seguito delle ultime notizie sull’Atto aziendale aggiornato di Asugi. Il documento, che dovrà essere discusso e approvato in Regione, ha trovato la condanna non solo dei due sanitari oggi pensione, ma anche di diverse forze politiche che hanno aderito alle petizione sottoscrivibile solo online per chiedere un passo indietro.

“Quando l’ospedale di Gorizia è diventato Covid - ha spiegato Adami - non ci siamo opposti, ma avevamo chiesto che tornasse tutto come prima, una volta finita l’emergenza. Con il nuovo Atto aziendale, però, non sarà così”. A finire nel mirino sono in particolare i punti relativi a Fisioterapia, Cardiologia, Ortopedia, Dermatologia e Pneumologia, denunciando che molte di queste specialità verranno dirottate su Monfalcone o Trieste, eliminando le Strutture complesse per far spazio a quelle semplici e quindi l’autonomia gestionale.

“Ortopedia è senza direttore - aggiunge l’ex medico chirurgo - ed è stata compensata la carenza di personale con nuovi specializzandi. Nel bando per il nuovo direttore, però, non si specificano quali funzioni sono previste per Gorizia e Monfalcone”. Sulla Fisioterapia, i proponenti della petizione accusano che “sarà declassata a struttura semplice, venendo diretta da Trieste. I posti riabilitativi sono chiusi e ci sono solo due medici per entrambe le sedi”. Gestione affidata al capoluogo giuliano anche per la Dermatologia, rimarcano Adami e Bisiani.

Insieme a quest’ultima, si guarda con timore anche al futuro del Centro di malattie sessualmente trasmesse. Sulla Pneumologia, “si perderà un medico di riferimento, mentre verrà inserita una struttura complessa per il territorio. Ma come sarà garantita l’attività finora presente?” le domande poste. Sulla Cardiologia, già oggetto di dibattito politico, a fronte di nuove assunzioni in questi giorni “sta perdendo tre medici e importanti professionalità specializzate per la elettrofisiologia”. Ci sono poi le perplessità sul progetto sull’ex Pneumologico.

“I fondi Pnrr non basteranno, è un piano edilizio o sanitario?” si è chiesto Bisiani. Inoltre, nell’Atto non comparirebbero riferimenti alla cooperazione transfrontaliera, aspetto su cui anche le diverse forze politiche sono intervenute. “L’unione tra Gorizia e Trieste ha ancora problemi - il commento del segretario Pd, Franco Perazza - siamo diventati la periferia di quest’ultima”. All’iniziativa hanno aderito anche Slovenska skupnost, Forum e Gorizia 3.0, insieme ad altre forze politiche nonché diverse associazioni come Andos.

“Monfalcone - le parole di Antonio Devetag - spera che ciò che sta ottenendo sarà per sempre. Ma alla fine ci guadagnerà solo Trieste”. Andrea Picco ha quindi attaccato Ziberna: “A questa conferenza stampa ci dovrebbe essere il sindaco, non ha difeso la salute dei cittadini in questi anni. Non ricordo una sua protesta per il depauperamento dell’ospedale”. Dal Pd e come medico di base, Adriana Fasiolo ha quindi rimarcato che “continuiamo a perdere tasselli. A Trieste ci sono distretti forti, qui invece siamo carenti. Si arriva fino a 70 giorni di attesa per una visita fisiatrica”.

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