il saluto
Fumogeni tra gli applausi di amici e ultrà, l'ultimo addio a Fabio Rosolin a Gorizia

In tanti questa mattina per salutare l'uomo venuto a mancare domenica per un malore, don Fulvio: «Aveva un cuore dolce, non si è mai tirato indietro».
Fumogeni accesi a illuminare lo striscione di addio. Una scena da stadio, come quelle che Fabio Rosolin aveva visto e a cui aveva partecipato più volte, ma questa volta a salutare era proprio lui. Davanti alla chiesa di Sant’Anna, in tanti sono accorsi per ricordare l’ex massaggiatore della Pro Gorizia, scomparso improvvisamente per un malore a soli 55 anni, appena poche ore prima che la sua squadra del cuore scendesse in campo per la tanto attesa finale di Coppa Italia d’Eccellenza a cui non voleva mancare.
Oggi, quegli stessi giocatori erano lì per rendergli omaggio, con un po’ d’amaro in bocca per non essere riusciti a dedicargli quel trofeo. I rimpianti sportivi, però, sono subito spariti davanti alla tristezza per una perdita tanto inaspettata quanto dolorosa, condivisa dalla famiglia e dai tantissimi che lo hanno conosciuto nel tempo. “Un momento vissuto fuori tempo, troppo presto” come ha esordito don Fulvio Marcioni, prima di dedicare una lunga omelia in cui ne ha ripercorso i tratti umani, senza eleggerlo a santo.
Per il sacerdote, Rosolin “ha saputo essere amico, fratellone, zio fraterno, compagno per tanti giovani e meno giovani, fino all’ultimo”. Un impegno portato avanti sia nel calcio che nel ciclismo, le sue grandi passioni sportive, ma anche nel lavoro come bancario come ricordato dai suoi colleghi sul pulpito. “Non ha mai cercato una salvezza in corner - ancora don Fulvio - ma ha saputo esserci, non tirandosi indietro, disposto anche a perdere di sé stesso per una causa che riteneva giusta, andando fino in fondo come molti gli riconoscono”.
Un ampio ritratto in cui c’erano le grandi qualità ma anche le difficoltà vissute nella vita, ricordando quando aveva “i capelli lunghi, la sua libertà e poteva sembrare apparentemente qualcuno di cui aver timore. In realtà, osservando meglio, scoprivi in quegli occhi e quel sorriso che c’era un cuore dolce. Magari ferito, con errori che sono parte dell’esperienza di vita di tutti noi, ma che sapeva essere e dare tantissimo come ha saputo fare”. In particolare verso la sua famiglia, con l’ex moglie Francesca, le figlie Beatrice e Nicole e la compagna Marta.
"Quel concetto di famiglia che, anche difronte a scelte diverse, non è mai venuto meno”. A testimoniarlo le parole di grande affetto pronunciate dalla sua famiglia davanti a tutti, con la voce rotta dall’emozione. Un estremo saluto, il loro, che ha ripercorso i momenti più belli vissuti insieme e quelli di confronto tra paure e speranze per il futuro. In particolare per le due figlie, di cui era fiero, che oggi studiando all’estero e che proprio dal padre hanno ricevuto quella spinta a inseguire i propri sogni e obiettivi.
Fuori dalla chiesa, terminata la funzione, la bara è tornata quindi sull’auto per raggiungere il cimitero. Prima, però, c’è stato l’estremo saluto degli ultrà della Pro Gorizia, con cui Rosolin avrebbe sicuramente voluto trascorrere l’ultima domenica pomeriggio per tifare a Codroipo. Fumogeni accesi e lo striscione con il suo nome, mentre il carro funebre si mette in moto. È un applauso a chiudere il momento di dolore, arrivato senza preavviso e sicuramente anzitempo, lasciando un grande vuoto in quella comunità che oggi l’ha salutato per sempre.
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