Il sogno di Francesca nell'alta moda da Gorizia a Hugo Boss: «Ora un mio brand»

Il sogno di Francesca nell'alta moda da Gorizia a Hugo Boss: «Ora un mio brand»

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Il sogno di Francesca nell'alta moda da Gorizia a Hugo Boss: «Ora un mio brand»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 09 Giu 2024
Copertina per Il sogno di Francesca nell'alta moda da Gorizia a Hugo Boss: «Ora un mio brand»

La giovane stilista si è diplomata al Cossar-Da Vinci nel 2015, volando poi negli Stati Uniti. A Dubai la grande occasione di mostrare i suoi capi al mondo.

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È partita da Gorizia, dove nelle aule dell’Istituto professionale Cossar-Da Vinci ha imparato cosa significa realizzare un abito dai bozzetti fino alla sua tessitura. Oggi, nonostante la giovane età, Francesca Golles può già vantare un carriera internazionale con i suoi capi che sono comparsi sulla passerella della Dubai Fashion Week. Originaria di Faedis, dov’è ritornata in questi giorni, oggi «ho un lavoro che mi permette di lavorare dove mi piace, mi sposto tra l’Italia e il Regno Unito anche per cercare stoffe e manifatture».

A 28 anni, nel suo curriculum conta collaborazioni con marchi quali Hugo Boss AG e Mrs. Keepa, oltre che brand del lusso negli Emirati. «Ho sempre avuto questa passione - ci racconta - volevo fare la stilista fin dalle medie. Ho così iniziato i miei cinque anni al Cossar-Da Vinci, non ho scelto il liceo artistico perché non sapevo se dopo avrei voluto fare o meno l’università». Alla fine, però, la laurea l’ha ottenuta volando alla Heriot-Watt University di Edimburgo, dopo una parentesi post-diploma tra Roma, gli Stati Uniti e l’Australia.

Un percorso, ammette, sul quale ha trovato anche l’ostacolo della cattiveria dei compagni di scuola: «Gli ultimi anni ho avuto problemi di bullismo e mi sono presa una pausa, avevo l’umore sotto i piedi». Ottenuto il diploma nel 2015, è nata la decisione di mettere un oceano di distanza con il passato: «Ho lavorato anche modella prima di partire per Los Angeles e New York, dove sono stata più di un anno e mezzo». Se inizialmente l’obiettivo era specializzarsi in moda proprio negli States, alla fine il destino l’ha portata nel Regno Unito.

In realtà, il sogno era quello di poter studiare alla London College Fashion ma, pur avendo passato la selezione, non aveva ottenuto la borsa di studio, al contrario dell’istituto in Scozia. Qui, peraltro, «mi hanno ammessa subito al secondo anno», vincendo anche il premio come nuovo stiliste emergente istituito da Halley Stevenson e conferito dalla Royal Highland Show Society. L’opportunità di studiare a Dubai in un campus della stessa università le ha fatto poi ottenere uno stage nella stessa città araba, prendendo parte alla locale Fashion Week.

Se all’ombra del Burj Khalifa lavorava nel campo del lusso, ad agosto 2021 è arrivata la chiamata da Hugo Boss. Due anni dopo, ecco arrivare la sua prima sfilata sempre a Dubai «e ho ricevuto l'invito a partecipare anche alle due stagioni successive». Oggi, Golles sogna di realizzare il proprio marchio, lavorando nel frattempo come stilista freelance per diverse realtà. Ma se è vero che l’Italia è il paese dello stile, lei non chiude le porte a possibili offerte ma spiega: «Sono stata contattata da alcune case di moda, ma offrono meno di 800 euro al mese».

«Purtroppo - rileva - in Italia non c’è molto meritocrazia, ci sono solo contratti per pochi mesi che ti vincolano finché la collezione non esce sul mercato. Mi piacerebbe lavorare in Italia, ma se uno vuole carriera non è il Paese giusto». Nel frattempo, comunque, le richieste non mancano e nel mirino ha già messo le sfilate della Grande Mela del 2025, così come la preparazione degli abiti per un concorso di bellezza in programma a Napoli sempre il prossimo anno. Una giostra per il mondo che, per ora, la giovane spera possa proseguire il più a lungo possibile.

Proprio dalla sua esperienza, spera di poter essere un esempio per tanti ragazzi che vivono in provincia e sognano una carriera analoga: «Viviamo in un periodo in cui la gente non è stimolata, pensando di fare soldi indipendentemente se gli piace o meno il lavoro che fa. Purtroppo le scuole non ti insegnano che hai la possibilità di fare esperienze in giro per il mondo, né ti dicono come muoverti. In Italia c’è sempre qualcuno che si sente in dovere di abbassare la qualità degli altri, ma così facendo le persone non lavorano più per evitare le critiche».

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