Frana di Brazzano, la Protezione Civile istituisce tre zone di rischio: in 50 ritornano a casa, 9 persone in alloggi Ater

Frana di Brazzano, la Protezione Civile istituisce tre zone di rischio: in 50 ritornano a casa, 9 persone in alloggi Ater

LA SITUAZIONE

Frana di Brazzano, la Protezione Civile istituisce tre zone di rischio: in 50 ritornano a casa, 9 persone in alloggi Ater

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 22 Nov 2025
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Le altre 24 persone saranno ospitate in strutture convenzionate. L'assessore Riccardi, «rischi ancora alti in caso di pioggia».

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Non tutti potranno tornare a casa. La frana di Brazzano che lunedì ha travolto tre abitazioni nella zona della Centa, causando due morti e un ferito, non ha ancora esaurito il suo corso. E gli ultimi rilievi tecnici hanno portato il sindaco Roberto Felcaro e la Protezione civile regionale a suddividere gli sfollati in tre diversi gruppi, a seconda del livello di rischio delle loro abitazioni. La decisione è stata annunciata questa mattina, alle 11, dall'assessore regionale alla Protezione civile Riccardo Riccardi nel corso di una conferenza stampa convocata in Municipio, e illustrata nel dettaglio ai residenti nel pomeriggio, durante un incontro alle 14 nel ricreatorio parrocchiale di via del Pozzetto.

13mila metri cubi ancora instabili

«Siamo davanti a una colata che non ha concluso il suo percorso – ha spiegato Riccardi –. Crediamo che ci possano essere rischi non solo nell'area rossa ma anche in una parte più a valle. Con ulteriori piogge la situazione è pericolosa». Gli approfondimenti tecnici condotti dalla Protezione civile del Friuli Venezia Giulia hanno evidenziato che il fenomeno franoso riguarda complessivamente circa 13mila metri cubi di materiale che, in determinate condizioni, potrebbe mobilizzarsi e investire la zona sottostante.

«Una parte significativa del materiale instabile potrebbe fuoriuscire dal tracciato naturale e riversarsi sulle abitazioni», ha aggiunto l'assessore, sottolineando che dall'analisi dei modelli emerge come permangano condizioni di potenziale pericolo, soprattutto in caso di ulteriori precipitazioni.
Il direttore del Servizio di prevenzione e previsione della Protezione civile regionale Claudio Garlatti è stato ancora più esplicito: «Ha piovuto davvero molto. Se dopodomani piove potremmo già ritrovarci in una condizione simile, con materiale che scende. L'ultimo rilievo lidar ha confermato che oltre ai 13mila metri cubi già scesi, ci sono ancora 1.000-2.000 metri cubi in condizioni critiche».

Tre zone, tre destini diversi

Sulla base di questi dati, sono state individuate tre aree di rischio. La zona bianca, considerata sicura, potrà essere riabilitata: circa 50 persone sono state autorizzate a rientrare nelle proprie abitazioni già da oggi, con la revoca dell'ordinanza di sgombero emanata lunedì. La zona arancione coinvolge invece 24 residenti che dovranno attendere circa tre mesi prima di poter tornare a casa. In questo periodo la Protezione civile realizzerà un'opera di contenimento per mettere in sicurezza le abitazioni a valle.

ZONA ARANCIONE - VIA ACQUEDOTTO N.21/A, INTERNO 1 E 2, VIA ACQUEDOTTO N.21/B, VIA S. GIORGIO N. 58, VIA SOTTOMONTE N. 75, VIA S. GIORGIO N.57

Per queste persone verranno predisposti alloggi in strutture alberghiere convenzionate a spese della Protezione civile regionale, con pensione completa. Tra le strutture individuate ci sono l'ex hotel Felcaro e l'hotel Da Gon. La situazione più critica riguarda la zona rossa, dove 9 persone (inizialmente indicate come 10) non potranno rientrare per un periodo stimato tra i due e i tre anni. L'area adiacente alla frana resterà interdetta e gli interventi definitivi richiederanno tempi lunghi.

ZONA ROSSA - VIA S. GIORGIO N. 64, VIA S.GIORGIO N.79, INTERNO 1, VIA S. GIORGIO N. 71, VIA S. GIORGIO 60, VIA S. GIORGIO 91

Per questi nuclei familiari l'Ater di Gorizia sta già individuando appartamenti a Cormons. Presente in via Pozzetto il presidente Daniele Sergon che ha assicurato la massima disponibilità a collaborare e prestare aiuto.

Messa in sicurezza e risarcimenti

Per rendere sicura l'area nei prossimi tre mesi, la Protezione civile si avvarrà della collaborazione dell'Università di Firenze per studiare il problema e progettare le opere di contenimento necessarie «Come comune ci affidiamo a ciò che la Protezione civile regionale ci ha suggerito», ha dichiarato il sindaco Felcaro, spiegando che i tecnici hanno lavorato fino a ieri notte per completare i rilievi e definire le aree in base al livello di pericolo. Per quanto riguarda i risarcimenti dei danni subiti, la Protezione civile fornirà appositi moduli che i cittadini potranno presentare al Comune, che farà da tramite con la Regione.

Nel frattempo, il primo cittadino ha chiesto di ragionare su sistemi di segnalazione anche per gli abitanti di Giassico, che vivono accanto allo Judrio, e sta mappando i diversi movimenti franosi che hanno interessato il versante del monte Quarin per capire dove intervenire rapidamente. A Versa proseguono intanto le operazioni di ripristino: i volontari, più numerosi nel fine settimana, continuano il lavoro di pulizia di strade e abitazioni, compresa la chiesa della frazione. Dopo le utenze elettriche sono state riallacciate anche quelle del gas.

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