Forbici & Follia torna al debutto dopo 10 anni, giallo e commedia a Cormons

Forbici & Follia torna al debutto dopo 10 anni, giallo e commedia a Cormons

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Forbici & Follia torna al debutto dopo 10 anni, giallo e commedia a Cormons

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 30 Gen 2024
Copertina per Forbici & Follia torna al debutto dopo 10 anni, giallo e commedia a Cormons

Lo spettacolo è tornato sulle scene dopo dieci anni, sul palco il duo Pisu-Formicola ma anche Giancarlo Ratti, Lucia Marinsalta, Roberta Petrozzi e Giorgio Verduci.

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Esilarante, coinvolgente, travolgente, divertente: due ore e mezza di battute sparate senza soluzione di continuità con un crescendo continuo, che alza sempre l’asticella della risata. Il debutto di “Forbici & Follia” ha travolto di risate e applausi il Teatro comunale di Cormons dove il testo di Paul Pörtner, nell’allestimento originale americano di Bruce Jordan e Marylin Abrams, ha debuttato ieri sera in anteprima nazionale.

Prodotto da Artisti Associati-Centro di produzione teatrale, proposto nella versione italiana di Marco Rampoldi e Gianluca Ramazzotti, lo spettacolo è tornato sulle scene dopo dieci anni dall’edizione in cui aveva come protagonisti Nini Salerno, Max Pisu e Nino Formicola. E sono gli ultimi due ad aver fortemente voluto, assieme al regista, questa nuova edizione, inedita rispetto a quella del 2014 solo per il rinnovato cast in cui figurano Giancarlo Ratti (l’antiquario Eddi Genovese), Lucia Marinsalta (la sciampista Samantha), Roberta Petrozzi (la sofisticata signora Schubert) e Giorgio Verduci (lo sfasato agente scelto).

Si ride dall’entrata in scena, non degli attori ma del pubblico che viene accolto in sala, o meglio, direttamente nel salone “Forbici&Follia” dalla musica a tutto volume con cui Samantha rallegra il momento delle pulizie. Già prima dell’inizio ufficiale dello spettacolo il divertimento è assicurato dai suoi balletti sulle note di “Mon amour” e di “YMCA” in cui si esibisce assieme al datore di lavoro, il parrucchiere Antony/Max Pisu, vestito di un ondeggiante vestaglia rossa ben adatta all’eccentricità del personaggio.

La vicenda vede poi entrare in scena uno alla volta l’agente scelto, il silenzioso e circospetto antiquario, il guardingo commissario (Nino Formicola) e la ricca signora ammantata dalla sua posizione altolocata. Nonostante alcune piccole difficoltà iniziali nella recitazione (si tratta pur sempre di uno spettacolo che richiede una presenza scenica superiore alla media, data l’alta dose di improvvisazione e la necessità di essere sempre sul pezzo) la vicenda prosegue fra chiacchiere, distrazioni del parrucchiere e il racconto degli screzi con la vicina del piano di sopra, una pianista al tramonto della carriera che sembra voler appositamente infastidire i clienti del salone con le prove per il suo rientro sulle scene.

L’omicidio della signora coincide con la bruciatura del gulash di Antony, l’uscita di scena dell’antiquario per pagare un nuovo ticket del parcheggio, una sospettosa telefonata della Schubert e una improvvisa uscita di scena di Samanta: tutti potenziali indiziati. È infatti a questo punto che l’agente e il commissario svelano la propria reale identità e innescano un’indagine sui generis ostacolata dalla provvidenziale amnesia della sciampista, dagli atteggiamenti sospetti e aggressivi di Genovese, dalla parvenza patinata della ricca cliente e dalla spumeggiante verve di Antony, la cui omosessualità - pur ricalcando un cliché tipico per la figura del parrucchiere – non tracima mai nell’insistita caricatura.

Anzi: nel fervore dell’improvvisazione che caratterizza la seconda parte dello spettacolo, piroettando attorno al commissario finisce per baciarlo sulle labbra trascinando nell’inattesa comicità del momento anche gli altri protagonisti, riportati con difficoltà all’ordine da un altrettanto stupefatto Formicola. Omaggiando il Gaspare che impersonava a fianco del commissario Zuzzurro ai tempi del Drive In, riprendendone la lucida logica e l’ironica seriosità, Formicola veste il ruolo del capocomico in uno spettacolo che, comunque, vive di una coralità totale e si nutre della simbiosi con il pubblico, coinvolto come testimone nella ricostruzione dei fatti e nell’individuazione (o meglio: nella scelta) del colpevole.

L’interazione con gli spettatori si fa serrata ma discreta, con gli attori che durante l’intervallo distribuiscono il caffè preparato sul palco (come potrebbe mancare, in un salone che si rispetti, la macchinetta con le cialde?) e si aggirano con profumati vassoi di frittelle di Carnevale. Il commissario nel frattempo raccoglie domande per i successivi interrogatori, mentre le battute continuano oscillando fra allusioni sessuali e l’attualità (immancabili i panettoni della Ferragni). Top secret il nome del colpevole che, comunque, viene individuato da una sorte di “televoto” diverso di volta in volta anche sulla base delle suggestioni offerte dagli attori.

Attori che, al termine dello spettacolo, continuano a non risparmiarsi, scivolando nel pubblico per abbracci, strette di mano e battute che proseguono nell’annullamento dell’illusione del palcoscenico: se mettessimo fra parentesi l’omicidio, dopo tutto questo potrebbe essere un vero, per quanto surreale, pomeriggio dal parrucchiere.

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