La Fondazione Carigo e le sfide del 2025, «Gorizia non si pensi più da sola»

La Fondazione Carigo e le sfide del 2025, «Gorizia non si pensi più da sola»

l'intervista

La Fondazione Carigo e le sfide del 2025, «Gorizia non si pensi più da sola»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 13 Gen 2024
Copertina per La Fondazione Carigo e le sfide del 2025, «Gorizia non si pensi più da sola»

Il presidente Alberto Bergamin guarda agli obiettivi della Capitale ed esorta il governo a fare di più. «Giardino Viatori aperto tutto l'anno nel 2025».

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Questo sarà un anno di grande lavoro, per arrivare a un 2025 in cui Gorizia non può presentarsi impreparata. Il presidente della Fondazione Carigo, Alberto Bergamin, delinea un quadro tanto chiaro quanto ambizioso per il suo ente ma anche per la città intera, nel quale c’è al centro la volontà di offrire un’offerta culturale più ampia possibile. I cinque milioni annunciati dalla Fondazione per i bandi che saranno pubblicati nel 2024 vanno in questa direzione, mentre prosegue il lavoro sullo Smart Space in via Carducci.

È una cifra importante per la Fondazione.
Abbiamo messo 5 milioni per quest’anno, ma già nel piano programmatico triennale abbiamo previsti 3 milioni di euro ogni anno. Sono frutto di una politica responsabile e attenta, lavorando molto e costruendo sulla responsabilità degli stake holder. Abbiamo così aumentato la capacità di rientro dei nostri investimenti, ma già l’anno scorso abbiamo speso 4,5 milioni. Per legge, la nostra Fondazione ha il vincolo di garantire la tenuta reale del patrimonio e, sulla base degli accantonamenti, abbiamo garantito 9 milioni in tre anni senza intaccare patrimonio.

A cosa serviranno le risorse stanziate?
La cifra di quest'anno tiene conto degli interventi straordinari per il 2025, abbiamo fatto una manovra luglio per aggiungere capacità di spesa. Dobbiamo essere pronti per il gennaio di quell’anno con un’offerta del territorio. Serve una strutturazione della storia di Gorizia, oggi non c'è luogo che racconti cos'è la città. Qui al Smart Space ci saranno quattro mostre virtuali sul tema. È stato creato un gruppo di studiosi coordinato da Raul Pupo e anche con esperti sloveni, andando a esplorare quattro periodi distribuiti sulle giornate. La commissione è al lavoro da 8 mesi, il periodo più difficile è quello Borboni perché è poco conosciuto.

E oltre alla sede della Fondazione?
Stiamo studiando anche percorsi interni alla città, tra via Rastello e il castello, divisi in diversi periodi. Con lo smartphone vedrai Gorizia nelle varie epoche. Ci sono anche gli investimenti con Intesa San Paolo per Carigo Green: apriremo un nuovo punto a Villa Russiz per raccontarne la storia e valorizzare la scelta della Regione di continuare a occuparsi della Fondazione per proseguire sull’imprenditoria e il sociale. Un punto sarà anche a Grado: stiamo concludendo per un posto in centro con la ricostruzione digitale della Basilica, affronteremo Biagio Marin e la Grado austriaca insieme alla parte su Aquileia, per riconnettere il filo. A marzo/aprile ci sarà anche all’Idrovora Sacchetti. Qui è già tutto pronto, si farà un piccolo museo della bonifica che ancora oggi manca.

Un altro gioiello di Gorizia è il Giardino Viatori, a che punto è?
Gli investimenti sono ancora in corso e speriamo stiano per finire per il Giardino con i lavori di ristrutturazione per renderlo accessibile. Sarà un bene a disposizione di tutti. Diventerà una zona anche per piccoli concerti, stiamo curando gli ultimi aspetti con le autorizzazioni sul terrazzamento che dà sulla Slovenia. Sarà aperto tutto l’anno nel 2025. Per lo sviluppo potenziale la precondizione è in mano al Comune per realizzare un parcheggio presso la stazione della Forestale, è impensabile altrimenti avere un centinaio di persone. La Fondazione ha anche finanziato il progetto per lo studio di pre-fattibilità, lo abbiamo consegnato a fine anno indicando i posti auto e le colonnine elettriche. È un altro tassello importante, il Comune lo sta esaminando e penso che anche quello sarà in delegazione amministrativa al Consorzio industriale.

Sono tante le opere sul territorio, quindi. Come si gestiscono?
Tutto questo dice che stiamo andando a sistema tra il Giardino, monte San Michele, Villa Russiz, l’Idrovora e Grado. È chiaro che vanno gestiti, la Fondazione di suo non può far pagare biglietti ma non possiamo fare solo spesa. Abbiamo così concluso la creazione di un’Associazione temporanea di scopo con tre cooperative per la gestione dei siti. Sarà anche una leva occupazionale per i giovani, accompagnare i visitatori su diversi fronti, come accade già al Giardino Viatori. Le cooperative non saranno pagata da noi ma gestiranno direttamente l’incasso.

Chi coinvolgerete per il Giardino?
Ci sarà un protocollo d'intesa con la comunità La Tempesta come partenza, per dare più forza a questa realtà che ha un ruolo essenziale per le situazioni difficili. Il Viatori ha bisogno di serre, bulbi, sfalci... Avranno la gestione del verde, con un ruolo attivo in questo circuito virtuoso e saremo pronti ad allargare anche su altri segmenti. Li doteremo degli strumenti anche per la riconversione, creando concime. Inoltre, tempo fa c’era stato anche il progetto di ampliare la loro struttura ma è stato poi interrotto: vorremmo completare i lavori strutturali e creare 25 posti letto, a ulteriore supporto per turismo lento. Sarà uno sfogo per questi ragazzi per entrare nel mondo del lavoro.

Che ruolo avranno gli altri interventi nel sociale?
Tutto questo non farà venire meno il nostro impegno sulle scuole. Manterremo i bandi classici e l’azione per i centri estivi e sport con il supporto ad associazioni per l’abbattimento delle rette. Non ci sarà il finanziamento all'attività ma all'utente che ha bisogno e che altrimenti non parteciperebbe. All’inizio c’è stata freddezza verso questa impostazione, ma poi ha avuto buoni risultati. Per le scuole resta la progettualità sulle lingue. Sono un po' preoccupato dalle notizie sul fronte Pnrr: alcune scuole dicono che non hanno più fondi perché hanno anticipato metà delle spese per i progetti e non hanno avuto indietro ancora nulla. Ci sono istituti che in questo momento hanno i bilanci azzerati, bisogna capire se si possono sviluppare delle iniziative mirate.

Il 2025 richiederà eventi culturali. Quale sarà il ruolo della Fondazione?
Sarà proattivo, abbiamo iniziato già degli incontri sulla mostra dei Tesori di Aquileia. Questo è un territorio che ha segnato l'Europa, è partita da qui quella corrente di pensiero che ha contaminato la Mitteleuropa e i Balcani. Nel 2025 dobbiamo dare esempio di una cultura che ha saputo forgiare una coscienza comune e ciò deve continuare anche nel 2026. Questa sarà una mostra su tre poli espositivi (Gorizia, Aquileia e Nova Gorica) che parlerà a tutto il territorio. Gorizia dovrebbe avere la forza di riavere un ruolo guida.

A proposito di questo, all’orizzonte si torna a parlare di Province.
Stiamo attenti sulla riorganizzazione: se Trieste diventa città metropolitana, in deroga alla legge che prevede 500mila abitanti, avrà potere legislativo. Gorizia in passato era cerniera tra Udine e Trieste, tanto che nelle prime giunte regionali la città aveva tre assessori. Trieste torna a essere motore europeo, avrà una forza d’attrazione fenomenale su Monfalcone che, se non dialoga con Gorizia, sarà attratto da altrove. Gorizia non si pensi più da sola, deve fare questo salto.

Parlando di connettere il territorio, voi avete ideato un masterplan per le ciclabili, allargandolo anche al di fuori del Goriziano. Un azzardo?
Per dare senso a questo progetto e connetterlo alla viabilità lenta, abbiamo voluto allargare il bacino includendo Aquileia, Cervignano, fino ad arrivare a 37 comuni. I territori devono stare insieme a una visione strategica comune economia e sociale, è un sistema che ha bisogno di avere più influenza.

Avvicinandoci all’anno della Capitale, sono molti i cantieri ancora aperti o da aprire. È un rischio?
C'è un sovraccarico burocratico, bisognava forse immaginare delle procedure semplificate per l’eccezionalità momento. Domani mattina saremo già nel 2025, speriamo che non capitino problemi. Certamente non è possibile avere cantieri ancora aperti l’8 febbraio, dobbiamo fare tutto quel che c'è da fare. Bisogna marciare compatti e tutti consapevoli della responsabilità.

C’è quindi l’aspetto dei fondi. Ce ne sono abbastanza per i grandi eventi? C’è chi lamenta che non sono arrivare risorse in più per organizzare "in grande stile".
Non possiamo scindere il sostegno finanziario che c'è da quello che deve rimanere sul territorio. Spendiamo, ma questo deve essere investito sul lungo termine. Grandi eventi avrebbero bisogno di finanziamenti aggiuntivi ma qui va chiesta la responsabilizzazione di Stato e Regione. Quest’ultima sta già facendo la sua parte, ma finora manca lo Stato ed è gravissimo. Non è un problema del Friuli Venezia Giulia ma dell'Italia, che ha il privilegio di compartecipare grazie a Gorizia e indirettamente può beneficiarne lei stessa. Gorizia porta valore aggiunto alla nostra regione ma anche a Veneto e Trentino, ha un background che porta benefici ad area vasta. Lo Stato stanzi quello che serve, serve uno scossone.

Inoltre, Gorizia deve avere l’umiltà e l’orgoglioso di considerarsi parte di un progetto con la Goriška, con la consapevolezza che l’Isonzo è un patrimonio comune. Bisogna ragionare con tutti quelli che abitano sul fiume e insieme dobbiamo gestire e vivere questo territorio.

Foto Tibaldi

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