a ronchi
Floriana Bulfon chiude il Festival del giornalismo, «vi spiego la Macromafia»

La giornalista di Repubblica ieri ha ritirato il Premio Daphne Caruana Galizia a Ronchi, decima edizione in scena dall'11 al 16 giugno 2024.
Cala il sipario sulla nona edizione del Festival del giornalismo di Ronchi dei Legionari, consegnando ieri sera il Premio Daphne Caruana Galizia alla giornalista Floriana Bulfon. Firma di Repubblica e L’Espresso, dal 2019 vive sotto scorta per le sue indagini sulle infiltrazioni mafiose a Roma. Davanti al pubblico del palatenda, ha così ritirato l’opera realizzata dalla giovane Terezja Travain, diplomatasi l’anno scorso al liceo artistico Max Fabiani di Gorizia, prima di dialogare con l’inviata Barbara Schiavulli.
In piazza Martiri delle foibe, è stato premiato il coraggio e la professionalità della reporter, che ha firmato inchieste su traffici internazionali di stupefacenti nonché sulla rete di spie russe all’interno della Nato. Un lavoro, questo, portato avanti per lunghi mesi insieme a colleghi dei principali giornali europei e il cui modus operandi, secondo la stessa Bulfon, rappresenta il futuro del giornalismo per poter offrire un’informazione più approfondita possibile al netto delle risorse economiche e umane disponibili.
“Daphne Caruana Galizia ci ha insegnato a non abbassare la testa davanti alle trame del potere - ha spiegato la premiata -, mafiosi e corrotti vogliono che rimaniamo in silenzio per costruire il loro potere e negare il diritto dei più deboli”. Un modello di giornalismo, quello impresso nella memoria della cronista maltese, più volte sottolineato da Bulfon mentre oggi la criminalità ha assunto nuove forme, su cui peraltro la giornalista ha scritto da poco un libro, Macromafia, con al centro i boss del nacrotraffico “che non sono quelli stereotipati”.
Si tratta infatti di “un patto tra un irlandese, un bosniaco, un italiano e un olandese che nel giro di un decennio hanno preso in mano un terzo della cocaina che arriva in Europa”. Sono invece dei “broker che hanno in mano la logistica e sfruttano molto bene le debolezze del mondo globalizzato”. Da qui è nato un modo di agire “all’avanguardia” del crimine, cementando il tutto comunque con vecchi schemi, come i matrimoni d’interesse tra fazioni. Uno scenario ricostruito attraverso anni di indagini, partite da un racconto in un bar di Parigi.
C’è poi il tema di riconoscere tutto questo, come accaduto con la sentenza della Cassazione su Mafia Capitale che ha rimosso l’aggravante mafioso dalla sentenza a carico degli imputati. Bulfon però guarda con più timore alla riforma della giustizia promossa dal ministro Carlo Nordio, “che sotto l’etichetta del garantismo rischia di essere un grosso ostacolo al lavoro del giornalista”. Una riflessione che tira un po’ le somme dei quasi 80 panel sul lavoro giornalistico che si sono tenuti in questa edizione, con Leali delle Notizie ora pronta alla decima.
“È stata un’ottima edizione - commenta il presidente Luca Perrino - molto ricca e abbiamo lavorato a lungo per realizzarla. L’afflusso è stato forse oltre le nostre aspettative, tentando incontri di domenica e abbiamo visto che il pubblico c’era. Siamo soddisfatti e la strada che abbiamo tracciato è buona”. La tappa dei dieci anni è quindi ormai dietro all’angolo, ricordando la prima prova quando il festival contava una manciata di incontri nel 2015. Ora, invece, nella cittadina bisiaca sono arrivati 195 ospiti anche internazionali.
Nel frattempo, ci sono già le date degli appuntamenti 2024: dal 26 maggio al primo giugno si terrà Aspettando il Festival e dall’11 al 16 giugno la kermesse vera e propria. “Dal 24 giugno al 29 luglio avremo anche un progetto su Pier Paolo Pasolini - ricorda la vicepresidente del sodalizio, Giulia Micheluzzi - e poi ci metteremo all’opera per Oltre il festival”. In agenda anche l’appuntamento con GO!2025: “Già quest’anno abbiamo organizzato degli incontri in preparazione di questo importante traguardo, non solo per noi ma per tutto il territorio”.
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