LA REPLICA
Festa del Sacrificio a Monfalcone, Cisint all’Arcidiocesi: «Fedeli disorientati. La Chiesa se ne accorga»

Dopo il caso della statua di Gesù coperta da una mano ancora ignota, l’europarlamentare esprime il suo dissenso, «le questioni legate alla nostra realtà non possono essere banalmente semplificate con un appello all'armonia».
Va detto e ricordato: i tempi di reazione della Chiesa su tante questioni sociali e mondiali non sono quasi mai quelli che l’uomo si attende ma ben altri e “alti”. Sono anche finiti i tempi delle reazioni “colpo su colpo” che qualche decano del posto, un tempo, avrebbe fatto conoscere senza troppi ripensamenti. Viste le delicate dinamiche sociali attuali che vive Monfalcone, si è osservato, studiato, pesato ed infine agito.
Ha fatto proprio così la Chiesa Diocesana di Gorizia che dopo le reazioni e le polemiche suscitate dalla preghiera islamica della Festa del Sacrificio ospitata all’aperto negli spazi della Marcelliana e alle Stalle Rosse nella parrocchia di Staranzano, ha levato la sua voce facendo un appello alla riconciliazione fondato sul «dialogo franco ma senza preclusioni preventive fra la comunità islamica di Monfalcone e l’amministrazione comunale». L’Arcidiocesi ha pure specificato che quanto hanno dimostrato di fare i parroci «ha rappresentato una soluzione emergenziale».
Non la pensa così l’europarlamentare leghista Anna Cisint che replica alla nota della Chiesa locale definendola «una presa di coscienza della complessità del rapporto con le forme di islamismo presenti nella nostra comunità e in Europa caratterizzate dalla radicale conservazione delle loro preclusioni che sono spesso in contrasto con i nostri valori e le nostre leggi».
«Le frange integraliste dell'Islam interpretano le nostre disponibilità unilaterali come un cedimento alla logica della sottomissione che è alla base della sharia che orienta sempre i loro atteggiamenti nei nostri riguardi – spiega l’europarlamentare - la messa a disposizione per una manifestazione islamica di un luogo venerato di preghiera come il Santuario della Beata Vergine Marcelliana ha visto il riproporsi di un gesto di spregio con la copertura della statua dedicata a Gesù Cristo che mostra il proprio cuore all’umanità e di comportamenti poco consoni al rispetto e la dignità di un luogo consacrato alla cristianità».
«In questi anni, la ricerca da parte del Comune di un confronto sulla base di un decalogo fondato sul rispetto dei diritti umani e civili accolto da tutte le altre comunità straniere, ha visto il rifiuto dei rappresentanti della realtà musulmane che, anzi, hanno intrapreso una contestazione contro l'ente locale nella gestione dei propri luoghi al di fuori dalle norme perseguita anche dopo i chiari pronunciamenti della magistratura» continua Cisint.
«La realtà è che Monfalcone si trova di fronte a due questioni che non possono essere banalmente semplificate con un appello all'armonia – avverte l’europarlamentare - da un lato si deve fare i conti con il rifiuto da parte dell'islamismo di ogni percorso di integrazione e al conformarsi al nostro ordinamento, prima ancora che reclamare l’accesso ai diritti che spesso si riducono nella richiesta di sussidi sociali e assistenziali. Queste forme di assistenzialismo sono il contrario dell’inclusione perché ignorano il principio di fondo che è quello che chi si insedia nel nostro Paese è chiamato pur sempre a sottostare alle stesse regole del gioco di chi è nato, e cresciuto, in Italia, conoscere la nostra lingua e non praticare gli odiosi principi di sopraffazione delle donne, dei matrimoni combinati, delle predicazioni che istigano all'odio, della infibulazione e della poligamia».
«L'altro aspetto – aggiunge Cisint - è il fatto che Monfalcone ha superato nella presenza straniera e musulmana il limite di sostenibilità sociale e urbana, con tutti i problemi di sovraffollamento, di spazi edificabili, di fabbisogni scolastici e sanitari e di esigenze che si scaricano sul bilancio comunale che non può essere un pozzo senza fondo. E tutto ciò è stato scaricato sull'ente locale a causa di un modello produttivo sbagliato e da rivedere».
«Ecco perché è necessario avere consapevolezza della realtà e della complessità dei problemi e proprio per il valore di guida spirituale e morale che svolge la Chiesa, ritengo di poter affermare che la nostra comunità cristiana si attende posizioni e condotte delle istituzioni ecclesiali tali che non vengano a generare disorientamento e incertezze rispetto alla salvaguardia dei nostri principi di fede».
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