Il personaggio
Ferruccio Tassin premiato a Tarcento con il Premio Epifania

Il professore di Visco ha voluto dedicare alla memoria di Renato Jacumin e ai giovani ospitati nel Cpr il riconoscimento.
Ieri Ferruccio Tassin, nostro collaboratore, è stato insignito del Premio Epifania 2023 a Tarcento. Un riconoscimento importante che vogliamo celebrare anche noi della redazione de Il Goriziano ringraziando Ferruccio per il costante aiuto che apporta contribuendo con articoli, iniziative e suggerimenti al costante miglioramento dell’offerta informativa del nostro quotidiano. Riportiamo di seguito il suo discorso. Potremmo dire, utilizzando la lingua friulana: “Brâf, Ferruccio! Ogni ben!”.
Il caporedattore, Ivan Bianchi.
Un mio grande professore di italiano, lo sloveno don Fioretto Žbogar invitava costantemente ad essere “brevi e succosi”: il baroccheggiare era costantemente bollato come zavorra. Così farò. Da studente a Gorizia, mi sono accorto che il mondo non finiva in Friuli: c’era il confine, allora, con caratteristiche assurde. A scuola, e in parrocchia, mi entusiasmai per la visione europea di Alcide de Gasperi e Luigi Faidutti.
Quando mi accorsi che, per la scuola, non bastava leggere, ma si doveva studiare, resi bene nelle materie nelle materie letterarie, passando dal 4 e mezzo di media in italiano, latino, storia e geografia (materie rimediate a ottobre) raccattato in prima media, al 9 e 25, per le stesse discipline, alla fine delle superiori. Anche per questo entrai, a Bologna, in casa del cardinal Giacomo Lercaro. Per il passato scioperatissimo negli studi, ho sempre detto agli studenti che, per tutti, esiste la speranza. Catapultato all’università - un altro mondo - presi le misure, ma quello che mi caricò per il futuro fu l’affetto e l’interesse che aveva per noi il Cardinale; dico noi, perché eravamo in casa sua una sessantina di giovani da tutto il mondo.
E lì conoscemmo personaggi strepitosi, da p. Ernesto Balducci, a Giorgio La Pira, da Dossetti ad Aldo Moro, dal cardinal Wyszhyński, al vescovo emerito di Ivrea mons. Bettazzi. Vivemmo i grandi avvenimenti del Concilio e fummo ricevuti in udienza privata da Paolo VI, al quale, appassionato di musica, cantammo un pezzo di polifonia greca. Il Cardinale voleva educarci alla mondialità, per questo ci faceva conoscere anche i poveri (del resto, noi, economicamente, galleggiavamo appena), mandandoci a dar via i pacchi all’ufficio assistenza. Di nuovo in Friuli, decenni nella scuola, che normalmente schiaffeggia gli insegnanti. Si emergeva con l’impegno personale e intensivo in politica, cultura e solidarietà.
A gettare una zattera di salvataggio venne l’istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia: ultima ruota del carro, fui fra i soci fondatori. Oltre il lavoro, ancora studiare, scrivere, ricercare, ma con occhio all’impegno civile come per il salvataggio del campo di concentramento di Visco. Lì ebbi l’aiuto di un grande dalla statura mondiale, lo scrittore Boris Pahor: ore passate con lui. Interesse per la sua cultura da stratosfera, ma costante angoscia per gli argomenti.
Poi, da manovale della cultura storica e letteraria, decenni di conversazioni in ogni dove, fino ad oggi. Se non al primo stipendio, subito iscrizione alla SFF: ricerca di identità, ma nello spirito di Aquileia, mediterranea, cosmopolita, con profumi d’oriente, contributi centroeuropei, echi dalla baltica via dell’ambra all’ICM di Gorizia. Nel mio piccolo, ho ricercato identità e incontri. Uno dei punti più alti è stata la recente possibilità, venuta dalla Filologica, di curare l’opera omnia poetica del prof. Renato Iacumin (1941-2012), un intellettuale dalla cultura leggendaria come il suo impegno sociale: ha portato la poesia friulana nel mondo e il mondo nella poesia friulana.
Per questo, ringraziando dell’onore di questa sera, davvero imponente (il termine, lessicalmente, sembrerebbe improprio, ma non lo è) a chi posso dedicare il premio? Alla memoria del professor Renato Iacumin e ai giovani reclusi del CPR di Gradisca d’Isonzo: vivono un’esperienza che, con espressione appena appena flautata, si potrebbe definire, alquanto discosta dall’umanità!
Ferruccio Tassin

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