«Vi racconto la mia amica Margherita», la grande Hack a èStoria

«Vi racconto la mia amica Margherita», la grande Hack a èStoria

a gorizia

«Vi racconto la mia amica Margherita», la grande Hack a èStoria

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 28 Mag 2023
Copertina per «Vi racconto la mia amica Margherita», la grande Hack a èStoria

Ieri l'incontro dedicato all'iconica astrofisica, tra aneddoti e ricerche condotte nel libro scritto dal conduttore radio Federico Taddia.

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“Noi stessi siamo fatti di materiale costruito nelle stelle. È da lì che ha avuto origine il tutto, 13 miliardi di anni fa: gli atomi si sono costituiti così”. E dalla profondità magica e misteriosa delle stelle è certamente nata anche Margherita Hack, affettuosamente chiamata “Marga”, diventata “astrofisica per caso”, come sostiene Federico Taddia (nella foto) nell’incontro che si è tenuto sabato presso l’aula magna del Polo universitario di Santa Chiara, a Gorizia. Il tutto all'interno di èStoria. Atea, schietta, vegetariana come Veronesi, che la definì “icona del pensiero libero e dell’anticonformismo”.

E ancora, “prima direttrice di un osservatorio astronomico in Italia”, oltre che “grandissima divulgatrice e amante dei gatti”, ha ricordato la giornalista Francesca Iannelli della Sissa di Trieste, riportando anche un estratto dello scritto di Maria Luisa Princisvalli, grande amica di Marga: “Ricordo la grande generosità nei riguardi degli allievi, ai quali diceva ‘Siate pietre vive, non mattoni, non lasciatevi derubare della vostra personalità’. E poi si sono ricordati altri aneddoti, come quando Princisvalli le chiedeva sovente come stesse: “Ungaretti, Ungaretti – rispondeva, Si sta come d’autunno/sugli alberi le foglie”.

Oppure dell’episodio all’università di Genova, in cui venne scambiata per la donna delle pulizie. Con grande ironia, quando venne insignita della Gran Croce al Merito, esclamò: “Evviva, ho battuto Berlusconi!”. È stato poi Federico Taddia, conduttore radiofonico, sceneggiatore nonché autore di diversi testi fra cui “Nata in via delle Cento Stelle”, a raccontare con teatralità e grande affetto l’origine del loro sodalizio: “Cerco l’elenco telefonico, trovo il numero di Hack Margherita, telefono, mi dice ‘sì, subito’, prendo il treno, vado a Trieste, vengo accolto da 14 gatti e un cane. Entro e vedo il suo sorriso, i suoi occhi, in una casa dove regnava l’idea concreta del caos cosmico".

"Così è nata la nostra storia di amicizia, dei libri, di tante litigate”, aggiungendo con nostalgia come “averla conosciuta è stata un grande privilegio”. Margherita nasce in via delle Cento Stelle, nel quartiere di Campo di Marte, e nonostante non credesse alle coincidenze, “il suo destino pareva già scritto”, anche se “a lei delle stelle non importava nulla. Il padre perde il lavoro” per non aver “aderito al fascio. Si trasferisce in un’altra casa, in via Ximenes, ancora nel segno dell’astronomia”, dal quale si vede l’osservatorio di Arcetri; la madre lavorava agli Uffizi e vende copie di miniature per i turisti.

“I genitori erano teosofi, e Margherita non aveva amici, perché gli altri non volevano che i propri figli la frequentassero”. Ne emerge una bambina che si arrampicava sugli alberi, smontava biciclette, “una sorta di Pippi Calzelunghe”. Si iscrive alla facoltà di Lettere, ma si annoia e decide di passare a quella di Fisica. Qui rifiuta l’argomento della tesi per proporne una a un giovane assistente: “’Posso fare la tesi con te’, dice, piuttosto che dirgli ‘usciamo insieme?’”. Inizia a studiare le Cefeidi, “stelle atipiche, difettate, come lo era lei”, attraverso l’uso manuale del telescopio, nel periodo migliore: Firenze era bombardata ed era completamente buia”.

Da questa necessità nasce l’amore per le stelle. Una donna che aveva la passione per l’atletica e viaggiava molto, il cui unico rammarico era di non aver potuto partecipare alle Olimpiadi a causa della Seconda guerra mondiale. Infine, si sposa con Aldo, l’antitesi di Margherita, che è “atea, studia scienze, è anarca”, mentre Aldo è “cattolico conservatore, ha avuto la tubercolosi ed è piuttosto bruttino, ma è un intellettuale raffinatissimo”, che diviene “specchio intellettuale di Margherita”, una donna costretta a scontrarsi con i baroni universitari: “spavalda, arriva al lavoro con la motocicletta”, mentre il marito che l’attende a casa viene definito “il moglio”. Ma Aldo mette in ordine gli articoli di Marga, “è la sua parte narrativa”.

Laura Capuzzo ha invece parlato del progetto “Viva Marga” promosso dall’organizzazione di volontariato culturale di Trieste Radici&Futuro, proponendo un premio dedicato alle scuole di Trieste e di Firenze, ma anche a quelle all’estero dove si insegna l’italiano. Fra le prime ad aderire, il liceo Seebacher di Graz, la Scuola Internazionale di Trieste e il liceo Oberdan di Trieste. Abbiamo avuto poi modo di approfondire il carattere intimo della Hack grazie alla disponibilità di Federico Taddia.

Com’era come amica?
Beh com’era nella vita, cioè una persona molto attenta, poche formalità, poche patinature, molto diretta, c’era se avevi bisogno, non c’era se era un esserci di circostanza; quindi, andava al sodo della questione anche nell’amicizia.

Amava gli animali, era vegetariana. Cosa ricorda, di quest’aspetto?
Lei è nata in una famiglia dove i genitori erano già vegetariani, è stata vegetariana per tutta la vita, cosa che non imponeva agli altri, non faceva le prediche, cercava di non mettere in imbarazzo le persone. Quando era invitata ai pranzi di gala e offrivano la carne, di nascosto la toglieva, non ostentava mai il suo essere vegetariana. E poi gli animali, li amava in quanto specie, e li difendeva in quanto persona che difendeva i diritti di tutte le creature, che fossero uomini o animali. Grande amore per i gatti, i cani, gli asini, i cavalli. Andava di nascosto a rompere le reti dei cacciatori di frodo sul Carso per gli uccellini. Per lei era proprio una militanza al naturale.

Lei era contraria ai baroni, cos’era accaduto?
Lei ha sempre messo avanti il concetto di meritocrazia. È diventata scienziata in un periodo storico dove erano pochissime donne e dove c’erano tantissimi baronati. Un muro di pregiudizi e di consuetudini da abbattere, e lei li ha abbattuti, col suo carattere molto forte, con la sua personalità e soprattutto con le sue competenze.

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