l'inaugurazione
L'esempio di Darko Bratina nella Gorizia di oggi, «questa città segno di speranza»

Svelato il busto realizzato da Giovanni Pacor ed esposto nella corte del Kinemax, ospiti l'ex presidente sloveno Kučan e l'ex senatore Migone.
Chissà cosa avrebbe pensato Darko Bratina nel vedere oggi la sua Gorizia in procinto di diventare, al fianco della dirimpettaia Nova Gorica, Capitale europea della cultura. Così come tutti gli sviluppi degli ultimi anni tra Slovenia e Italia, inclusa quella stretta di mano tra Mattarella a Pahor a Basovizza. Domande che si è posto ieri pomeriggio anche l’ex presidente sloveno Milan Kučan, ospite in mediateca insieme all’ex senatore Gian Giacomo Migone, protagonisti di una tavola rotonda organizzata da Transmedia, associazione Darko Bratina, Kinoatelje ed Skgz.
Un momento di riflessione - moderato dal giornalista Grega Repovž di Mladina - avvenuto prima dell’inaugurazione del nuovo busto, esposto nella corte dedicata allo stesso esponente dell’allora Pds e realizzato da Giovanni Pacor. «Quando ho modellato il volto - ha spiegato l’artista davanti al pubblico presente - ho pensato che questa doveva essere una brava persona». Sono stati diversi coloro che ne hanno voluto ricordare la qualità, politica e umana, anche solo con la propria presenza, in particolare dal mondo del centrosinistra.
Un confronto, quello tra Kučan e Migone, che è passato per le guerre odierne e l’esempio di Bratina nella riconciliazione. «La vostra storia e di questa città - ha esordito l’ex parlamentare che lavorò a suo fianco - contiene un segnale di speranza: dimostra che dalla guerra si può uscire in condizioni migliori di prima». Guardando ai conflitti che oggi stanno sconvolgendo l’Ucraina e il Medio Oriente, «abbiamo bisogno delle persone che vogliono la pace e che non sfuggono a quelle che sono le contraddizioni in campo», sottolinenando l’importanza di difendere le minoranze.
L’ex capo di Stato di Lubiana, invece, ha riletto gli sviluppi avvenuti dalla dissoluzione dell’Unione sovietica, senza celare un suo marcato pessimismo: «È difficile credere oggi che gli Stati mantengano le parole prese. Essere dalla parte delle vittime significa essere dalla parte della pace. Manca uno sforzo organizzato per arrivare alle trattative». Facendo l’esempio della sua Slovenia nel 1991, «se c’è buona volontà e interesse si può fermare questa guerra (l’Ucraina, ndr) ma temo non sarà fermata ancora per qualche tempo».
«Sono d’accordo con il presidente Kučan sulle critiche - ha ribadito Migone - e sulla subalternità delle posizioni europee rispetto all’anacronistica leadership degli Stati Uniti». L’auspicio espresso, quindi, è quello di arrivare a un mondo multipolare, «in cui Russia e Cina possono trovare la loro naturale collocazione». Dall’altra parte, «gli europei non sono stati mai manipolati tanto come adesso - è il pensiero di Kučan - Oggi è quasi un sacrilegio parlare di pace, se lo fai vieni accusato di essere pro Putin o pro Hamas».
Entrambi hanno quindi mosso critiche sulla natura attuale della Nato, così come sugli interessi di coloro che mantengono posizioni ferme nel proseguire gli scontri armati. Un mondo che i padri fondatori dell’Europa avrebbero voluto certamente rimuovere con il loro progetto, così com’era ambizione dello stesso Bratina, come ricordato anche dalla senatrice Tatjana Rojc: «Il segno che ha lasciato a Gorizia è anche più largo e profondo del suo lavoro di ricerca e del suo impegno politico, perché ha saputo porsi al centro di un gruppo di giovani che hanno fatto fermentare il suo pensiero».
Prima che le figlie Majda e Mila svelassero la statua, che racchiude anche la passione cinematografica di Bratina, il segretario della Skgz Livio Semolič ha sottolineato come il compianto «parlava di due Gorizia come una città in tempi non sospetti. Qualcosa di tutto ciò che stiamo vivendo ora glielo dobbiamo». Parole condivise anche dal sindaco di Nova Gorica, Samo Turel, e dall’assessore goriziano alla Cultura, Fabrizio Oreti, presenti all’iniziativa. «Vi invito alla vigilanza - ha concluso Migone - perché qualche volta la strumentalità politica è una brutta bestia».
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