Entrano vestiti in mare, flash mob contro le parole di Cisint a Monfalcone

Entrano vestiti in mare, flash mob contro le parole di Cisint a Monfalcone

la manifestazione

Entrano vestiti in mare, flash mob contro le parole di Cisint a Monfalcone

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 23 Lug 2023
Copertina per Entrano vestiti in mare, flash mob contro le parole di Cisint a Monfalcone

In tanti questa mattina hanno affollato la spiaggia rispondendo all'appello di Ami, Cisint ribatte dagli Usa: «Battaglia del decoro, non dei costumi da bagno».

Condividi
Tempo di lettura

Circa duecento persone, "trecento" secondo gli organizzatori, si sono ritrovate stamattina, alle 9.30, a Marina Julia per il flash mob organizzato dall’Associazione Monfalcone Interetnica in protesta rispetto alla lettera aperta del sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, che aveva come contenuto la questione della balneazione con indumenti. Il tutto era partito da una foto-segnalazione alla stessa Cisint che, dopo la lettera, ha anche annunciato un’apposita ordinanza.

“È stata una manifestazione mista con la partecipazione di un po’ locali e di un po’ di membri della comunità bengalese, non solo uomini ma anche tante donne”, sottolinea il consigliere regionale Enrico Bullian. “La mia scelta è stata quella di fare il bagno a petto nudo perché ritengo che ognuno possa andare al mare nel modo in cui ritiene giusto sulla base della libertà personale. Il messaggio che si vuole dare è che si è alzata l’asticella dell’intolleranza”, così Bullian, accompagnati dai colleghi Moretti e Fasiolo del Pd, dall’assessore palmarina Silvia Savi e dai consiglieri comunali monfalconesi Morsolin, Saullo, Giurissa e Bhuyan del Pd e Tomasella e Zoff rispettivamente di Turriaco e San Canzian.

“Visto che il decreto contro i ricongiungimenti familiari è stato l’ennesimo buco nell’acqua e che anzi il Governo Meloni ritiene necessario l’arrivo di migliaia di lavoratori stranieri per la cantieristica è evidente che l’escamotage mediatico, in assenza totale di un reale provvedimento amministrativo, sia pura propaganda per ricompattare le fila sullo scontro di civiltà”, sottolinea Giurissa.

“Il tema dell’integralismo religioso è serio e complesso e non può essere liquidato con una battuta di mezza estate, soprattutto da chi rappresenta un’Istituzione. Il livello di consapevolezza dei diritti e dei doveri dei nuovi cittadini di Monfalcone è direttamente proporzionale alle scelte e agli investimenti che la mano pubblica fa a tutti i livelli per favorire la mediazione interculturale. Il movimentismo dello splash mob di questa mattina è una reazione giocosa che da voce alla Monfalcone più inclusiva che non merita di essere sbeffeggiata. Non sfugge a nessuno però che la politica e i partiti devono fare un salto di qualità nelle proposte concrete da mettere in campo da subito”, conclude Giurissa.

“Una bella manifestazione, importante il segno dato dal fatto che ci fossero sia italiani che bengalesi. Tutto si è svolto in modo molto tranquillo e unitario da entrambe le parti in un clima di allegria”, ribadisce Alessandro Saullo de La Sinistra. “Tutto è stato detto con toni aspri e accesi. L’iniziativa è stata quella di riportare la dimensione del mare a quella di libertà e di tranquillità: il mare è un luogo di tutti, abbiamo voluto dare unitariamente un’idea di libertà”, così Saullo.

D’altra parte il sindaco, Anna Maria Cisint, rispondendo dagli Stati Uniti, non usa mezzi termini. “La manifestazione boomerang della sinistra monfalconese è l'ennesima dimostrazione dell'isolamento di una protesta sistematica alle decisioni del Comune che si limita sempre più a una marginalità di attivisti militanti e non riesce ad attrarre le folle minacciate nei comunicati della vigilia".

"La città ha capito che la mia battaglia non è quella dei costumi da bagno ma quella del decoro e della dignità rivendicata dalla nostra comunità che anche nella scelta di entrare in acqua completamente vestiti ha però un simbolo che è la punta di un iceberg che è fatto di una lunga stagione di alterazione della convivenza civile che tocca il lavoro, la salute, il sociale, l’abitare e che ha come sfondo il rifiuto a quelle pratiche più retrive che riportano a una visione dei comportamenti umani e della vessazione verso le donne che la nostra società non può accettare”.

“Il senso più profondo della nostra azione - prosegue Cisint - è la presa di coscienza che è stato raggiunto il limite della sostenibilità sociale e urbana ed è indispensabile invertire la rotta nel modello produttivo basato sul vergognoso sfruttamento degli stranieri poveri regalatoci dall'ipocrisia della tolleranza praticata per tanti anni della sinistra. Oggi Monfalcone è diventato un caso nazionale, attraverso il simbolo di una pratica di decoro che è solo uno dei tanti elementi di un percorso che non intendo mollare per ridurre la pressione migratoria che sta cancellando la nostra identità".

"La sinistra può arrampicarsi sugli specchi o camminare sull'acqua di Marina Julia ma continua a stare dalla parte sbagliata degli interessi della città e dei monfalconese, forse anche per cercare di camuffare le sue gravi responsabilità di questa situazione”, conclude Cisint.

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione

×