Emozioni, paure, dubbi: il prof Enrico Galiano si racconta ai ragazzi a Romans

Emozioni, paure, dubbi: il prof Enrico Galiano si racconta ai ragazzi a Romans

l'incontro

Emozioni, paure, dubbi: il prof Enrico Galiano si racconta ai ragazzi a Romans

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 29 Mag 2024
Copertina per Emozioni, paure, dubbi: il prof Enrico Galiano si racconta ai ragazzi a Romans

Ieri sera l'incontro con il celebre scrittore nella cornice di Casa Candussi Pasiani, dialogando con i ragazzi e gli adulti presenti tra vita e scuola.

Condividi
Tempo di lettura

Per Enrico Galiano la presentazione di un libro non è mai fine a se stessa: la storia, generalmente nata da spunti autobiografici, diventa pretesto per parlare di sentimenti, paure, emozioni, esperienze che tutti possiamo avere nel nostro bagaglio di vita. Anche i più giovani, le persone cui si rivolge con maggiore partecipazione sia a scuola, nelle vesti del prof che tutti avremmo voluto, sia negli incontri, numerosi, forse troppo, che tiene lungo la Penisola. E così ieri sera a Romans, dove è tornato per la terza volta, nella cornice di Casa Candussi Pasiani non manca di interloquire con i ragazzi nel pubblico, senza poi lesinare una dedica personalizzata, una parola, una fotografia a chi affolla il banchetto per il firmacopie.

Inserito in Romans d'autore, la rassegna di presentazioni librarie promossa dal Comune di Romans d'Isonzo, e realizzato in collaborazione con l'associazione Teatro TuttoTondo di Buttrio e la libreria Faidutti di Gorizia, l’incontro doveva essere dedicato alla presentazione di “Una vita non basta”, volume recentemente uscito per Garzanti. Doveva: ma in realtà a fine serata del romanzo sappiamo solo che ha per protagonista Teo e che comincia con un compito in classe, un tema la cui traccia è “Un tuo compagno decide di abbandonare la scuola: cosa gli dici per farlo restare?”. E lui, dapprima incerto sul da farsi, alla fine decide di scrivere ciò che pensa realmente: «Gli direi “Bravo!”».

Sappiamo poi che il romanzo è nato a margine di un’altra presentazione, nell’estate del 2023, 500 giovani stipati in un palazzetto: al termine della serata gli si avvicina un ragazzo con la domanda di una vita «Ma lei che è un prof mi spiega perché da anni io mi sento speciale ma a scuola mi vogliono trasformare in uno normale?». Stop. Il resto sono riflessioni sulle emozioni che accompagnano l’apprendimento, sul modo in cui genitori e professori si avvicinano ai ragazzi; e poi tanti, tanti aneddoti che spiegano il quid che può fare la differenza nelle classi: ascoltare e ricordare che poche parole dette al momento giusto o sbagliato possono fare la differenza.

Non sappiamo, almeno non dalla serata di ieri (forse si scoprirà dalla lettura del libro) quale sia stata la risposta di Galiano al giovane Ismaele in quel palazzetto ma «appena ho sentito quella domanda mi sono chiesto quante volte l’avessi fatto io, di voler ridurre un ragazzo alla normalità. Poi mi è venuta in mente una citazione da Plutarco: “I giovani non sono vasi da riempire ma fuochi da accendere”. Anzi: sono fuochi già accesi che il maestro ha il compito di tenere vivi».

E fioccano gli esempi, con la maestra Paola che parla alla mamma del piccolo Enrico dicendogli che il figlio ha molta fantasia: il che, per lui, diventa indizio di un futuro da romanziere mentre la reale intenzione era sottolineare la quantità di bugie con cui il bambino imboniva l’insegnante. Poi il problematico Armando, prototipo dell’intelligente che non si applica e che, alla vigilia del covid, inizia a essere incuriosito da virus e batteri: poi il professor Galiano inizia ad apostrofarlo “Ciao dottore” così, tanto per smorzare l’eccessiva serietà che si respira nella scuola italiana. Ma lui all’esame di terza media annuncia nel tema finale: “Ho deciso: farò il medico”.

E ancora la prima supplenza in quella classe detta “il riformatorio” dove instilla fiducia in un ragazzo dicendogli che era bravo a leggere: finisce per ritrovarlo a Pordenonelegge dove deve presentarlo perché nel frattempo è diventato uno you tuber da milioni di visualizzazioni. Sono tutte testimonianze di parole capaci di deviare destini, che possono essere indirizzati da preconcetti e dalla fortuna di avere avuto accanto degli adulti che hanno creduto in te soprattutto nella fase iniziale della tua vita. «Quando incontro i ragazzi e gli chiedo cosa vorrebbero dire ai genitori e agli insegnanti, la prima cosa che mi dicono è “State calmi, raga!”»..

«La seconda è “Lasciateci la libertà di sbagliare”: oggi più che mai sento la pervasività dell’imperativo alla perfezione perché l’esposizione che abbiamo ci impone di mostrare una faccia che non è proprio la nostra. Cerco sempre di spiegare che noi non siamo cerchio ma pi greco, un segno aperto mentre il genitore dovrebbe essere quello che in giapponese si definisce “Oya”: colui che sa stare in piedi sull’albero a guardare. Come adulti dovremmo riuscire a raggiungere l’equilibrio fra presenza e assenza, ricordando l’importanza che ha insegnare ai bambini che sono loro il motore della propria vita».

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione