Venerdì 14
Un'elegia all'analogico, Giulia Bean porta a Monfalcone il suo 'Cabe'

Il Comunale sarà la cornice per la prima in Bisiacaria dello spettacolo della coreografa e ideatrice monfalconese.
L’elegia, dalla cultura classica fino a noi, ha mutato lentamente forma prendendo quella di un canto mesto soprattutto nel ricordo di persone care ormai scomparse. E, dall’ottocentesco romanticismo una piega che dal personale raggiunge sommessamente eventi di carattere anche nazionale, coinvolgendo più che il singolo individuo nel canto e nel ricordo. Un’elegia, dunque, è “Cabe – A VHS elegy”, ma contemporanea. Già dal nome la pièce prepara al ricordo ma anche alla vita, un inno a chi c’è stato, a chi c’è e a chi ci sarà.
“Cosa lasceremo di noi ai posteri quando moriremo?”. La domanda che Giulia Bean, coreografa e ideatrice dello spettacolo che andrà in scena domani sera, venerdì 14 gennaio, al Comunale di Monfalcone, mi pone, è spiazzante. Le domande, solitamente, le pone il giornalista ma l’intervista prende una piega inaspettata ma decisamente piacevole. D’altronde, chi si chiede quale sia, poi, l’opinione di scrive? Giulia lo fa ed è chiaramente anche un sintomo della lunga gestazione che lo spettacolo stesso ha avuto.
Memoria, dunque, personale e collettiva. Bean parte dalla collezione di Vhs del padre, recuperate dopo la sua scomparsa. Carlo Bean, soprannominato “Cabe”, crea involontariamente una capsula del tempo dalla quale riaffiorano i ricordi personali e una società che ormai è mutata e, dunque, non c’è più. Per ironia della sorte, “Cabèr” in spagnolo significa “contenitore” o “recipiente”. 349 sono le Vhs che Giulia, con l’aiuto del nonno Renzo, recupera, rivede e, grazie a ben quattro residenze artistiche, Villa Manin (Dialoghi), Gorizia (In/visible Cities), Taranto (Crest, teatro taTÁ) e Milano (Pimoff), porta in scena.
Una produzione del Css Teatro Stabile di Udine e che è inserita all’interno del circuito dell’Ert, l’Ente Regionale Teatrale del Friuli-Venezia Giulia. Un lavoro che è debuttato a inizio 2020 ma che poi ha visto lo stop da Covid. “Non potevamo concepire lo spettacolo senza il pubblico”, precisa Giulia. "Per me è stato interessante anche capire come il corpo si muove e reagisce in momenti di fermo come questi”. Di fatto, si tratta di un “progetto performativo e un’elegia danzata”, come viene raccontata da chi l’ha ideata.
Il nonno fotografo per passione, il papà cinefilo. Una famiglia che racconta e archivia non poteva, dunque, non vedere la prosecuzione naturale nel lavoro di Giulia che domani, dunque, sarà per la prima volta sul palco di un teatro che lei ricorda bene fin da piccola. “Anche se i ricordi sono spesso falsati, per me rimane sempre enorme!”, confessa.
Da Monfalcone partono i ricordi e a Monfalcone ritornano. Dopo aver frequentato l’Accademia a Roma, Giulia frequenta per nove mesi un tirocinio teatrale a Praga. È dopo questa esperienza che si trova, casualmente, a dover mettere mano all’archivio di Vhs del padre. Dagli incontri con la propria psicologa esce un rapporto, come normale, non sempre placido ma che spinge Giulia a interrogarsi sul rapporto padre-figlia e su se stessa. Le cassette diventano, dunque, oggetto e soggetto per l’analisi di sé.
Il lavoro è interiore ma anche esteriore e “Cabe – A VHS elegy” nasce anche grazie alla Dramaturg Chiara Braidotti, friulana di nascita ma romana d’adozione, mentre la Cura del movimento è affidata a Vittoria Guarracino. Un sincretismo tra immagini, suoni, danza e la stessa presenza del pubblico, protagonista involontario a modo suo.
“L’idea fin da subito era che non si parlasse solo di me – precisa Giulia – ed è stato un bisogno fondamentale. C’è un percorso tecnico che è quello che si vede ma anche uno interiore che non si è fermato ma è in continua prosecuzione. L’emozione è tantissima, soprattutto perché tornare a casa fa riaffiorare ancora più ricordi”, conclude Giulia.
Dall’archivio fisico a quello dell’anima. Così un racconto che poteva rimanere confinato in una polverosa soffitta o concludersi tra qualche imballaggio verso l’ignoto ha deciso di essere monito ed emozione più profonda.
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