Eid Al Fitr a Monfalcone, tremila fedeli pregano a turno in via Primo maggio

Eid Al Fitr a Monfalcone, tremila fedeli pregano a turno in via Primo maggio

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Eid Al Fitr a Monfalcone, tremila fedeli pregano a turno in via Primo maggio

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 10 Apr 2024
Copertina per Eid Al Fitr a Monfalcone, tremila fedeli pregano a turno in via Primo maggio

L'appello di Rejaul Haq Raju del Baitus Salat: «Oggi giorno di pace, comprendere la necessità di un importante e civile confronto con il Comune».

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Secondo l’Hijri, il calendario lunare islamico, la festa di Eid Al Fitr segna la fine del mese di Ramadan. Prima delle 7 di questa mattina, quasi 3 mila persone si sono recate – in tre turni - al cortile dell’ex discount Hardi di via Primo maggio per pregare. Si è trattato prevalentemente di fedeli appartenenti al Centro Baitus Salat che non hanno pregato in via don Fanin, mentre le orazioni hanno avuto luogo al Darus Salaam di via Duca d’Aosta. Se in generale non si può dire che si siano registrati problemi di ordine pubblico, a onor di cronaca, va detto che sull’arteria di accesso alla città il traffico era sostenuto e ci sono stati dei rallentamenti visti i numerosi passaggi pedonali dei fedeli che si recavano al sito sede dell’incontro comunitario.

Analoga situazione nella più centrale via Duca d’Aosta. Al termine dei turni di preghiera abbiamo incontrato Rejaul Haq Raju, responsabile della comunità islamica afferente al Centro Baitus Salat proprietario dello stabile di via Primo maggio. Insieme a lui c’era suo figlio Mohammed che è oggi non è andato a scuola come tanti altri suoi amici. Per tanti altri bambini e ragazzi, le lezioni sono state regolari. «Con il Ramadan – spiega Haq – purifichiamo la nostra anima. Attraverso il digiuno che caratterizza questo mese sacro, sperimentiamo la condizione di chi è nel bisogno, chiediamo perdono a Dio che cancella i peccati e invochiamo l’aiuto di percorrere la strada giusta».

Oggi, nel piazzale dell’ex Hardi hanno predicato tre imam: Belal Hossein, Mohammed Alamin e Mubarak Hussain. Lo hanno fatto in lingua araba ma con traduzione in italiano. «Le riflessioni – illustra Haq - hanno stimolato i presenti a curarsi del prossimo e a pregare per la fine delle guerre e delle sofferenze a favore della pace. Dagli imam è giunto anche l’invito rivolto ai fedeli di dimostrarsi aperti al confronto per parlare dei problemi della città». Mentre il contenzioso tra le comunità islamiche e il Comune continua, il rappresentante di una delle comunità musulmane chiede ancora di vedersi di persona per dialogare.

«È come per le cure – commenta Rjaul – bisogna andare dal medico per una visita. Anche il tavolo di confronto necessita di questo». Fino alla disputa nel merito della vicenda, prevista per il 23 maggio, le preghiere del venerdì continueranno nel rione di Aris. Secondo Haq il Piano Regolatore «va modificato nel rispetto del 30% di fedeli musulmani della città» e le comunità islamiche vanno rispettate «come avviene nei confronti delle altre confessioni religiose presenti a Monfalcone». «Le nostre Aps – approfondisce l’esponente del Baitus – non ospitano la preghiera come attività prevalente. Il venerdì si prega per mezz’ora, mentre gli altri giorni poco più di cinque minuti. I nostri centri non sono moschee dove invece si può solo pregare e non fare altre attività». Haq si è svegliato alle 4, «ho dormito solo tre ore - dice - alle 6 ero già in via Primo maggio».

Come si diceva, i riti sono stati tre: ai primi due, alle 7 e alle 8.30 c’era molta gente, mentre il terzo incontro è iniziato alle 9.30. Dopo le 10.30, i fedeli islamici sono rientrati nel centro città oggi molto vivace, complice la presenza del mercato settimanale. «Oggi è un giorno di pace – fa appello Haq – possa servire a comprendere la necessità di un importante e civile confronto con il Comune. Insieme, tiriamo fuori i veri problemi e risolviamoli». Poi, sulla Monfalcone del futuro: «La sentiamo come una casa di cui siamo parte attiva, tra 10 anni qui non ci saranno più questi problemi. I nostri ragazzi saranno perfettamente integrati e ci daranno un grande insegnamento».

Infine, sul tema delle spose bambine Haq ritiene che «non si può generalizzare». «Chi sbaglia in tal senso deve sicuramente pagare, ma non siamo tutti così. Impegniamoci per la collaborazione reciproca» così Haq in chiusura. Come solitamente avviene in occasione delle festività, i servizi di sicurezza garantiti dalla Polizia di Stato e da altre Forze dell’Ordine presenti in città sono stati importanti e rassicuranti.

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