Editoriale - Niqāb in classe e campagna elettorale: no alla logica politica del ‘vale tutto’

Editoriale - Niqāb in classe e campagna elettorale: no alla logica politica del ‘vale tutto’

L’EDITORIALE

Editoriale - Niqāb in classe e campagna elettorale: no alla logica politica del ‘vale tutto’

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 09 Feb 2025
Copertina per Editoriale - Niqāb in classe e campagna elettorale: no alla logica politica del ‘vale tutto’

Dalla risposta oculata della scuola alla necessità di coerenza in politica. Paura, confusione e scontro non possono prendere il sopravvento.

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I lettori più attenti se ne saranno accorti. La nostra redazione ha preferito non aderire al bailamme giornalistico scoppiato a Monfalcone sul “caso niqāb” che riguarda quattro studentesse dell’Istituto Professionale “Sandro Pertini” di Monfalcone. Sia chiaro: il tema è serissimo. Come spesso accade però, sono i modi per affrontare una tematica ad essere sbagliati o azzardati. Va detto che la questione del volto coperto non è una novità assoluta né per Monfalcone, né per altre realtà europee ed italiane. Appena avviato Go! 2025 che si propone di rafforzare e – in un certo senso – di “aggiornare” la mentalità europea, è triste dover sentire parlare di controlli preventivi all’ingresso delle nostre scuole per la verifica dell’identità di una persona e di lezioni diversificate. Dobbiamo essere anche onesti con noi stessi, prima di tutto: la cultura islamica e la nostra sono agli antipodi. Ma questo non vuol dire puntare i “puntare i piedi” e farsi la guerra.

Anzi, il primo esempio che può venirci “in soccorso” è arrivato dalla stessa scuola che ha dimostrato di saper gestire la situazione con grande delicatezza. L’istituto guidato con oculatezza dalla professoressa Carmela Piraino ha saputo disinnescare gli animi e – con non poche fatiche - ha favorito la cultura dell’incontro. La solidarietà che è emersa dalle compagne di classe di queste ragazze è un secondo esempio di speranza rispetto al caso che si è sollevato. A loro le differenze non fanno paura. Mettono al centro il diritto allo studio ma non perdono d’occhio il fatto che c’è comunque una “barriera” che va oltre l’indumento che dissimula il volto delle loro amiche.

Ora passiamo alle “logiche” che hanno complicato il quadro: le reazioni politiche. Tutto questo avviene non in un periodo qualsiasi ma nel mezzo della campagna elettorale comunale per l’elezione del nuovo sindaco di Monfalcone. Ad affermare che «il volto coperto ostacola la piena integrazione» è il candidato del centrosinistra, Diego Moretti. Di «un atteggiamento incoerente e ipocrita che getta luce su una sinistra confusa e senza direzione» parla invece il candidato del centrodestra, Luca Fasan. Anche altri esponenti delle rispettive compagini sono intervenuti senza particolari distinguo sulla questione.

Intanto si parla di una proposta di legge che arriverà alla Camera, di un documento sottoposto alla Commissione Europea, di una mozione presentata in Regione. Si attendono pure l’intervento specifico del Ministero dell’Istruzione e – per oggi – la visita in città della Sottosegretaria Paola Frassinetti. La domanda sorge allora spontanea: la politica parla ora la stessa lingua? È qui emerge l’autogol del centrosinistra che molto probabilmente negli anni ha sottovalutato la portata della tematica. Bisogna invece dare atto all’ex sindaco Anna Cisint che ha mantenuto la sua coerenza politica chiedendo – con forza – di «tutelare la dignità di tutte le donne» schierandosi contro ogni tipo di discriminazione.

Per quanto riguarda l’impianto legislativo di riferimento sul caso monfalconese, c’è la legge 152 del 22 maggio del 1975 che prevede alcune deroghe che la Lega intenderebbe cancellare. Invece, la richiesta avanzata dal consigliere regionale e candidato dem Moretti per una interpretazione univoca sull’utilizzo del niqāb negli istituti della regione, è stata respinta dall’Ufficio Scolastico del Fvg a causa della «mancanza di una norma nazionale specifica per il sistema scolastico che riconosca la piena legittimità e compatibilità del divieto con i principi di libertà di espressione religiosa» e perché il caso evidenziato «non può essere trattato dal singolo dirigente scolastico».

Dove sta allora il nocciolo della questione? Nella coesistenza di una cultura superiore e di un’altra, inferiore? Se la mettiamo su questo piano, si innescheranno inutili e pericolose crociate. Cosa significa e quali passi vengono fatti per l’attuazione di una convivenza? C’è poi l’integrazione – di cui molti si riempiono troppo facilmente la bocca – ma attuarla è tutt’altro. L’essere sommersa da burocrazie e la scarsità di risorse umane ed economiche permetterà alla scuola di essere un effettivo luogo di integrazione? Paura, confusione e scontro non possono prendere il sopravvento. Non credo nei miracoli ma è bene che la politica abbandoni la “logica del vale tutto” in campagna elettorale perché serietà e coerenza vengono prima di ogni altra cosa. Così sul niqāb – uno dei temi caldi per la città - ma anche su tanto altro perché è vero che Monfalcone non è un “teatro di guerra”, ma nemmeno il “paradiso in terra”.

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