Editoriale – Monfalcone e Gorizia davanti al Presepe

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L'EDITORIALE

Editoriale – Monfalcone e Gorizia davanti al Presepe

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 25 Dic 2025
Copertina per Editoriale – Monfalcone e Gorizia davanti al Presepe

La Natività interpella le coscienze e richiede l’impegno di tutti per guarire da conflitti ed egoismi. I dubbi sull’invocazione di un’imprecisata ‘rivoluzione cristiana’.

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L’illusione della grandezza e del potere ha sempre caratterizzato tanti momenti della Storia umana. Puntualmente però, il Natale “piomba” nelle nostre vite e si presenta “sconvolgendoci”. Ci smonta. Positivamente o meno, lo fa sotto il profilo sociale, religioso, economico e – semplicemente – umano. Ma come si rivela la straordinarietà di questa festa che coinvolge tutto il mondo? Pare incredibile ma è così: nella piccolezza, quella di un bimbo, che si fa condivisione. Un termine quest’ultimo sempre più richiamato ma bistrattato da tutta la politica. Ognuno – destra, centro e sinistra – lo declina a modo suo. Lascio a voi che leggete la valutazione sui risultati prodotti.

Così la Natività – il segno del Piccolo che si rivela Grande per la Salvezza delle genti - diventa un “grande classico”, oggetto di dibattiti infiniti che allontanano dall’autentico senso di quanto rappresenta il Presepe.

Non è facile ma provo ad esprimere come il Natale possa inserirsi nell’attualità, in un territorio dove sono riunite più tradizioni con le loro diversità. Una terra dove è sempre più difficile coniugare il Diritto e i suoi Codici con le necessità sociali, culturali e religiose di chi la vive nel lavoro, in famiglia e con il suo impegno.

Il Natale arriva perciò a scombussolare i nostri ritmi e i nostri piani fatti di corse che non ci fanno più pensare e capire dove stiamo andando. “Corse ai preparativi” che ci fanno perdere di vista quali siano le povertà del nostro tempo: disagi giovanili, solitudini e mancanza del riconoscimento della dignità ne sono solo alcuni esempi.

Esiste allora quella “condivisione” che permette di impegnarsi concretamente per alcune di queste “miserie” che attanagliano i nostri tempi?

Nel Goriziano abbiamo vissuto – o almeno provato a vivere - un anno “straordinario” dal punto di vista civile, quello della Capitale Europea della Cultura transfrontaliera che si è inserito in un altrettanto speciale appuntamento: il Giubileo della Speranza. Entrambe le proposte ci hanno chiesto un cambio di mentalità, non certamente solo dal punto di vista formale.

Allora, la rinnovata adesione ai valori europei che ci richiamano alla riconciliazione e la virtù della speranza devono costituire l’asse sul quale essere orientati senza farsi ingannare dalle – seppur stupende – suggestioni artistiche che illuminano le strade delle nostre città ma non cuori e menti.

In nome di una imprecisata “rivoluzione cristiana” che pare debba mettere a posto tutto, corriamo il pericolo – appunto – di non condividere più nulla, di alimentare divisioni e non il fuoco della pace.

Cosa è possibile fare? Abbattere le conflittualità promuovendo conoscenza, rispetto, stima, riconciliazione, collaborazione e una - “laica” - fraternità utile alla crescita. Angosce, debolezze paure ed incertezze non devono prevalere. Fare il primo passo è difficile, ci vuole coraggio. Lo stesso che ha animato le genti di Brazzano e Versa a reagire nel momento della prova che tutti abbiamo visto e conosciuto. Quelle braccia intrecciate alle lacrime sono state perciò quel motore necessario a ripartire, una prova d’amore. Accogliere quello stesso amore rappresentato dalla Natività – perché questo significa, anche quando tutto sembra essere andato perso - è l’unica medicina che può farci guarire dagli egoismi ed essere veramente la Monfalcone e la Gorizia che si riconoscono davanti al Presepe. 

Nella Foto di S.F. il presepe allestito dall'Azione Cattolica parrocchiale nella Chiesa di Versa che nel novembre scorso è stata colpita dall'esondazione del torrente Judrio.

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