Editoriale - «Con la coscienza pura»

«Con la coscienza pura»

L'editoriale

«Con la coscienza pura»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 29 Ott 2023
Copertina per «Con la coscienza pura»

Il 'Caso Rupnik' tocca anche Gorizia, che attualmente si rinchiude in un lungo silenzio. Situazione non rosea ma i primi a farne le spese saranno proprio i fedeli cattolici.

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Del “caso Rupnik”, quali sono i fatti? Me lo sono chiesto in questi giorni in cui la notizia che il sacerdote sloveno, accusato di abusi, è stato incardinato nella diocesi di Capodistria/Koper ha fatto il giro dei media sloveni. Da noi, in Italia - anche se quel ‘noi’, un po’ per deformazione professionale, un po’ per visione storica e contemporanea e un po’ per convinzioni personali, mi sta stretto – c’è stato invece un gran silenzio.

Non parlo di proclami, articoli scandalistici, annunci o commenti roboanti: il semplice racconto dei fatti, il domandarsi, in uno spirito di etica giornalistica e, un pizzico, anche ecclesiastica, come sia potuto succedere anche tra le mura “di casa”, in una Gorizia che si prepara al 2025 guardando alla Capitale Europea della Cultura ma anche al Giubileo della Speranza. E che non se ne dica nulla.

Insomma, se è difficile capire chi sta urlando all’interno del coro e chi, invece, piange in silenzio, come fa chi è ferito, resta la grande domanda su un rientro che non potrà fare bene a una Chiesa slovena già debilitata da anni di dittatura e da altri gravi fatti degli ultimi decenni. Preoccupa, vista la fratellanza che unisce, ormai, un territorio fin troppo diviso dalla storia. Preoccupa anche il pensiero che, nel silenzio appunto, certe figure possano tornare a imbonire la città. Non è difficile, in periodi di crisi, affidarsi a qualcuno che si nasconde dietro un eloquio squisito: Il Cardinale, interpretato da un eccezionale Gassmann ne ‘I nuovi mostri’, ne è il triste esempio.

Tornando alla domanda iniziale, la situazione è che il gesuita è stato, come detto, incardinato a Capodistria mentre da Roma la Sala Stampa della Santa Sede, con un comunicato del 27.10, ha sottolineato come “Nel mese di settembre la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha segnalato al Papa gravi problemi nella gestione del caso di P. Marko Rupnik e la mancanza di vicinanza alle vittime. Di conseguenza il Santo Padre ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esaminare il caso e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo. Il Papa è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa”. Insomma, la Santa Sede procederà con le verifiche del caso, il gesuita è fuori dalla Compagnia di Gesù – anche se la scomunica è stata revocata – mentre la Slovenia è in subbuglio.

Stante la presunzione di innocenza, dunque, che anche lo scrivente intende rispettare, va ribadito che la situazione non è rosea: il giornale sloveno Družina ha riportato una lettera del superiore gesuita, padre Verschueren, nella quale invitava il vescovo Bizjak all’attenzione in quanto “varie accuse non sono state ancora risolte”.

È palese la mancanza di una linea comune ma è ancor più chiaro che, se si potesse silenziare la questione con una pacca sulla spalla invitando il giornalista, magari, a tacere o a “parlare di meno”, lo si farebbe senza alcuna remora: che Gorizia parli, invece, si discosti, si faccia sentire, viste le testimonianze uscite in questi mesi. O è meglio lasciare aperta un’altra ferita dalla quale i primi a uscirne vulnerati saranno i fedeli stessi? Sloveni, in primis, ma anche dal Goriziano? Una ferita che andava lenita e fungere da esempio per altri casi.

Sembra di rileggere le parole di Fabrizio de André nella sua ‘Preghiera in gennaio’: “Dio di misericordia/Il tuo bel Paradiso/L'hai fatto soprattutto/Per chi non ha sorriso/Per quelli che han vissuto/Con la coscienza pura/L'inferno esiste solo/Per chi ne ha paura”.  

*Editoriale sottoscritto anche dal presidente Ucsi Friuli Venezia Giulia, Salvatore Ferrara.

Foto La Nuova bussola quotidiana.

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