Editoriale - A fine anno: Caro lettore ti scrivo...

A fine anno: Caro lettore ti scrivo...

L'editoriale

A fine anno: Caro lettore ti scrivo...

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 31 Dic 2022
Copertina per A fine anno: Caro lettore ti scrivo...

Cosa ci aspetta nel 2023? Sicuramente il lavoro per un territorio unito e coeso in vista dei prossimi appuntamenti, 2025 in testa.

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Verrebbe da mutuare, per questo editoriale di fine anno, il verso iniziale della celeberrima canzone di Lucio Dalla, da “Caro amico, ti scrivo” a “caro lettore/cara lettrice, ti scrivo”. L’anno che verrà, per noi, è genericamente carico di speranze verso il futuro. Speranze per tanti fatti, eventi, persone. Ci lasciamo alle spalle cosa, in realtà? Un 2022 che, dopo la ripresa delle attività dopo i vari stop imposti dalle politiche anticovid, ha visto lo scoppiare di un conflitto, le economie mondiali traballare, i prezzi salire e la popolazione in generale difficoltà. Che, poi, alla fine è la percezione che diamo alla contingenza a generarne le proporzioni.

Resta il fatto che, tra personaggi, celebrità, autorità politiche e religiose che ci hanno lasciato – dalla regina Elisabetta a, non ultimo, oggi il Papa emerito Benedetto XVI – è stato un anno di per sé peculiare, un anno che, si può ben dire, ha visto alti e bassi. Eppure, ha segnato, in un suo modo, la storia. Ben più di altri di questo nuovo millennio che a breve si accinge a raggiungere anche lui il mezzo secolo di vita.

Nel nostro “piccolo mondo” di guareschiana memoria non possiamo non citare altri e, forse, importanti eventi che incombono sulle teste del territorio, dai politici ai cittadini: il 2025 si avvicina inesorabile e c’è già chi urla, sia in politica che fuori, che, in generale, vi è un ritardo nella programmazione locale. Oltre alle sensazioni, spesso fuorvianti, il nuovo anno dovrà portare sicuramente una visione più chiara dell’insieme, avulsa dagli slogan e più marcatamente pragmatica. Anche se l’ostacolo maggiore è sempre rappresentato, nell’italico savoir-faire, dal riuscire a posizione al meglio le menti giuste. Su questo non sarà solo la Storia, con la S maiuscola, a dirlo, ma anche la popolazione che avrà modo di carpire, o meno, quanto si sarà fatto in ambito sociale, culturale, economico e infrastrutturale. O se la liquidità fluirà andandosene senza rimanere sul territorio.

Va da sé che è un tema che per mesi, e anni, terrà banco sia tra le osterie che tra i banchi più altolocati della politica cittadina, provinciale, regionale e, perché no, nazionale. Sarà anche il banco di prova per vedere la tenuta di una città che, me lo si consenta, da anni ha perso il polso del capoluogo per lasciarlo alla più ruspante Monfalcone che ora detiene sicuramente un peso non indifferente all’interno del panorama politico, economico e sociale dell’ex provincia. E così il territorio si divide ancor di più in una visione bipolare che sarà necessario colmare, o quantomeno desalinizzare, proprio in vista dell’appuntamento del 2025.

Sembra logico che solo un territorio compatto e unico nella sua vivacità, veracità seppur diversa saprà affrontare tale arduo incarico. E non parlo per la sola parte italiana del Goriziano ma anche tutti i comuni che gravitano attorno alla figlia degli anni ’50: Nova Gorica. Su questo anche il nostro compito di giornalisti, non solo della nostra redazione ma di tutti i colleghi, dovrà essere univoco e deciso. Deciso nel guardare a una via di unione e non di divisione, di racconto, vero e collaborativo, in sostanza: di vita di una comunità che, divisa per decenni dalle decisioni politiche, alla fine ritorni unita come lo era in altri decenni ben prima che ferventi nazionalismi ne dividessero le anime.

“L'anno che sta arrivando tra un anno passerà/Io mi sto preparando, è questa la novità”. A prepararsi non c’è problema ma saremo pronti? Buona fine e buon inizio.  

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