L'editoriale
Editoriale - Buon 1° maggio… fazioso!

Nel momento in cui è necessario prendere una posizione si diventa faziosi? Allora lo siamo anche oggi nella Festa dei Lavoratori per richiamare ad alcuni valori fondamentali, dalla dignità del lavoro a quella della persona. Sì, faziosi.
Il giornalista, in questo caso nelle vesti di un cronista, vede, ascolta, analizza con i dati a propria disposizione e con la propria inclinazione dettata da studio, cornice sociale e culturale e da esperienza, e scrive. «Articolo fazioso!», tuona la lettrice di turno, sbucata, dopo ore dalla scrittura, pubblicazione e diffusione, non si sa esattamente da dove. Il commento è deciso, tagliente, granitico: al limite del sanzionatorio. Penso, infatti, che se mi avesse davanti forse sbufferebbe. Io, invece, che mi fido di quanto ho riportato nella cronaca, mi pongo sempre l’interrogativo sulla bontà della scrittura appena divulgata, sulla sua ricerca di verità - «quid est veritas?», cos’è la verità? Lo sappiamo? Siamo in grando di averla o, come ripeto sempre ai giovanissimi bambini con i quali facciamo i laboratori di giornalismo, ci avvicineremo sempre ma non l’avremo mai? – e sulla sua completezza nel rispondere alle esigenze pragmatiche del buon giornalismo.
«Fazioso». In realtà sto per coricarmi quando la necessità di un’analisi della parola, per la formazione umanistica che fin dalle scuole elementari mi sono sentito di dover perseguire, mi fa rialzare dal letto e dirigere alla scaffalatura dei dizionari. Fazioso, leggo tra me e me, derivato da factiosus, da factio, fazione, è colui che è «Seguace di una fazione politica, o, più spesso, amante delle fazioni, della divisione di un popolo (o di qualsiasi altra compagine) in fazioni». Più genericamente, «nell’uso moderno, di persona che subordina tutto alla propria ideologia assumendo consapevolmente atteggiamenti privi di obiettività e quindi settarî».
Mille dubbi mi assalgono, lo sono stato? Si? No? Il pezzo era davvero così mediocre? Scoraggiato, sì, ma la testa lavora: fazioso, sì, nei confronti di ciò che ho visto, sentito, di ciò che è successo, in una cronaca dettagliata e sudata, costata benzina, un paio di pantaloni macchiati di fango e scarpe sicuramente da asciugare e ripulire, da blocchetti in cui l’inchiostro si è annacquato con la pioggia, fazioso nei confronti di lettori attenti e puntuali, magari anche fuori luogo con eccessive puntualizzazioni ma sempre lettori di un giornale che porta firme e nomi, persone, prima di tutto, al servizio di altre persone, della comunità.
Faziosi, sì, nei confronti di un mestiere che è anche artigianato, al quale Papa Francesco, nell’udienza del 25 gennaio, ha chiesto di essere «veri», prima di tutto con noi stessi e in noi stessi e poi nella professione. Festeggiata come tutti i lavoratori in questo 1° Maggio nel cui editoriale, sembrerà strano, non punto il dito contro gomiti alzati (o braccia alzate?) e parole al vento.
No, in questo 1° Maggio voglio essere ancora più fazioso, questa volta nei confronti dell’economia che mangia uomini e donne anche nel nostro piccolo, che la fa da padrone senza possibilità di difesa e che modella territori contro la loro volontà, città intere e paesi circostanti viziati da situazioni non controllabili se non a livelli talmente alti da essere irraggiungibili. Un editoriale fazioso, appositamente, verso chi non guadagna abbastanza e non è in piazza a manifestare ma magari a coprire ulteriori turni, a chi lavora – anche da cronista, perché no – e a chi tenta di passare qualche ora con la propria famiglia perché in numerose settimane non ha potuto farlo.
Un editoriale fazioso, insomma, sempre verso il lettore ma ancor di più verso la società che è chiamato a raccontare e, come in questo caso, a smuovere. Fazioso, sì, ma non scontato e semplicistico. Questo no, mai. Un editoriale fazioso che prenda fiato, lo faccia a pieni polmoni nella consapevolezza che la pausa non è un ozio nullafacente ma chiudere gli occhi prima di un nuovo scatto nella corsa. Sia anche, così, la vera Festa dei Lavoratori e delle loro famiglie, che si possano veder rispettati in ogni momento, non solo il 1° Maggio. E, mi si permetta una raccomandazione a chi pontifica, porta bandiere, discorre dai palchi: stando ben lontani dagli scranni dell’idromele.
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