la conferenza
Cottarelli spiega le crisi dell'economia a Gorizia, «così siamo usciti dal Covid»

Ieri l'economista ospite dell'Università di Trieste per parlare dell'economia italiana dopo il Covid: «In Europa sconfitto l’inflazione senza recessione».
Ricevuto ieri sera a Gorizia, in una gremita Aula magna del Polo universitario di via Alviano, il celebre economista Carlo Cottarelli ha subito scaldato la sala con un bilancio sul ventennio immediatamente precedente allo scoppio della pandemia di Covid, quello tra il 1999 e il 2019. «È stato il peggiore di tutta la storia economica d’Italia. Dal 1861, per la prima volta, i figli non avevano un reddito pro capite superiore a quello dei genitori, in termini di potere d’acquisto». Uno scenario desolante, quello descritto dal già direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale e confermato dalla classifica internazionale dello stesso Fmi, che aveva piazzato il Belpaese al 170.mo posto su 182 stati.
«Un arco di tempo che, come qualcuno avrà notato, è coinciso con il nostro ingresso nell’Eurozona. “Ah, quindi per Cottarelli è stato sbagliato adottare l’euro?” – scherza sempre il professore – No, è stato sbagliato adottarlo pensando di continuare a fare quello che si faceva prima: per dieci anni abbiamo continuato con politiche economiche che rendevano i nostri costi di produzione più alti di quelli della Germania, solo che non era stato più possibile svalutare la lira per recuperare la competitività». Non solo. Continua sempre l’economista: «Invece di approfittare della spinta all’economia dovuta ai più bassi tassi d’interesse, l’abbiamo surriscaldata aumentando la spesa pubblica e il debito, rendendoci più vulnerabili agli attacchi della finanza speculativa».
La conferenza
L’occasione della visita nel capoluogo isontino di Cottarelli, che oggi insegna Fiscal macroeconomics all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è stata la conferenza “L'economia italiana dopo il Covid-19”, organizzata dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali (Dispes) dell’Università di Trieste. A introdurre il professore, è stato il docente di Economia politica dell’ateneo triestino Luciano Mauro: «C’è una storiella che gira secondo cui una madre, alla figlia che le aveva chiesto chi fossero i “populisti”, avrebbe risposto così: “Sono quelli che dicono che 2 più 2 fa 5. Non credere ai populisti, credi a Cottarelli”».
L’autorevolezza dell’economista cremonese – definito dal direttore del Dispes Georg Meyr come «uno dei massimi esperti in materia sulla scena internazionale» – è riconosciuta trasversalmente. Un fatto confermato anche dal parterre di autorità che hanno assistito alla sua conferenza tra le prime file. Presenti, infatti, oltre al sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, anche l’assessore regionale alla Funzione pubblica e semplificazione Sebastiano Callari, il prefetto Raffaele Ricciardi, il comandante provinciale dei carabinieri Massimiliano Bolis, il questore Luigi Di Ruscio e tanti altri volti noti della comunità locale.
L’economia post-covid
Il cappello introduttivo sul periodo ante-covid è stato necessario per spiegare lo scenario in cui il nuovo coronavirus andava innestandosi nel 2020. «La situazione – continua a spiegare Cottarelli – era diventata potenzialmente paurosa, soprattutto quando i mercati cominciarono a rendersi conto che, per far fronte alla chiusura delle fabbriche e allo stress sanitario, lo Stato italiano si sarebbe dovuto indebitare ancora di più».
Nel 2020, infatti, il deficit pubblico era schizzato dai 26 miliardi dell’anno precedente a 160 miliardi: un livello che non si vedeva, in rapporto al Pil, dai tempi della Seconda guerra mondiale. Cosa ci ha salvato? «La marea di soldi arrivati dall’Unione europea: 170 miliardi dalla Banca centrale europea e altri 20 attraverso il programma Sure. Con i 30 miliardi avanzati lo stato ha cominciato a rimborsare i titoli in scadenza, riuscendo a ridurre il proprio debito nei confronti dei mercati finanziari».
L’allarme inflazione
E infine è arrivato il Piano nazionale di ripresa e resilienza – noto come Pnrr – con poco più di 190 miliardi, utili soprattutto per soddisfare la necessità di politiche di spinta della domanda. Politiche adottate quasi ovunque affinché ripartisse l’economia globale.
«Su questo tema – ricorda il professore – si confrontarono nel 2021 gli economisti Lawrence H. Summers e Paul Krugman. Il primo contrario a un’eccessiva spinta dell’economia per timore di una crescita incontrollata dell’inflazione, il secondo invece favorevole per salvare l’occupazione. Aveva ragione il primo – per ammissione dello stesso Krugman – ma l’errore fu giustificabile, perché la crisi era senza precedenti».
L’eccessiva spinta da parte delle principali banche centrali del mondo, con la conseguente crescita della domanda di prodotti e servizi, aveva infatti portato a un rincaro generale dei costi delle materie prime ancor prima dell’invasione russa dell’Ucraina. L’inflazione era diventato il nuovo nemico da abbattere e, di conseguenza, si è passati da un’economia espansiva a politiche economiche di segno opposto con l’aumento dei tassi di interesse.
Per Cottarelli c’è già una buona notizia: «In Europa abbiamo sconfitto l’inflazione senza andare in recessione, a differenza degli Stati Uniti che hanno avuto due trimestri in rosso». I valori infatti sono passati da oltre il +11% del dicembre 2022 all’attuale + 2,5%.
Ma c’è ancora un’incognita che turba l’economista: il comportamento delle Banche centrali. «Fino a quando continueranno ad aumentare i tassi d’interesse? Adesso sono il primo a dire che la Bce sta tentennando troppo, col rischio concreto che la nostra economia soffra di più di quanto non sia necessario».
Le riforme
Ma cosa serve veramente all’Italia per rendere più solida la propria economia? La ricetta del professore è sempre la stessa: «Al nostro paese servono governi più stabili, una burocrazia più snella e una giustizia più rapida ed efficiente».
Riguardo al primo punto Cottarelli si sbilancia ulteriormente: «Personalmente preferisco il cancellierato alla tedesca, con la fiducia costruttiva (il meccanismo per cui un governo può cadere solo se è già pronta una maggioranza parlamentare alternativa), rispetto al premierato su cui sta spingendo il governo Meloni. Non mi piace la politica personalizzata e, da liberaldemocratico, credo nell’equilibrio tra poteri. Senza equilibrio, chi è al potere rischia di montarsi la testa».
Ma è chiaro che, da sole, queste riforme non potranno bastare. «Per un rilancio dell’economia occidentale, bisognerà inventarci un modo per aumentare la nostra produttività, altrimenti saranno i paesi con i numeri demografici più grandi, nel lungo termine, a prevalere». Un problema non solo europeo, quindi. A preoccupare in particolare l’economista, infatti, è il fatto che anche negli Usa il tasso di crescita della produttività degli ultimi 25 anni è stato il più basso degli ultimi due secoli.
Le conclusioni
Tra i temi trattati, sollevati anche dal pubblico, anche la sostenibilità del sistema pensionistico a fronte dell’inverno demografico – «fondamentale, qui, il ruolo dell’immigrazione (ogni anno in Italia 215mila immigrati) che va gestita meglio per evitare il caos» – o il Mes, con Cottarelli d’accordo con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Il Mes era stato un compromesso non negativo, mentre l’Italia ha fatto male a non approvare la sua riforma: abbiamo perso credibilità e adesso non possiamo neanche proporre una nostra città come sede della nuova Autorità europea antiriciclaggio».
Soddisfatto dall’incontro anche l’assessore Callari, che ha affermato di guardare con apprensione allo scenario geopolitico internazionale, «in particolare la crisi del Mar Rosso che rischia di ripercuotersi specialmente sul traffico marittimo nel porto di Trieste. Auspico che questa situazione si risolva, affinché non abbia un impatto negativo nel nostro territorio né altrove».
Foto Tibaldi
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