nova gorica
Quelle donne emigrate in Egitto, le Aleksandrinke in un museo a Prvačina

Il valore totale dei lavori ammonta a 153mila euro, l'immobile conserverà la storia delle donne partite a inizio Novecento per l'Egitto.
Ad inizio luglio, nel villaggio di Prvačina nel comune di Nova Gorica, è iniziata la necessaria e a lungo pianificata ristrutturazione della Casa delle Aleksandrinke, dopo anni di sforzi da parte della Società per la conservazione del Patrimonio culturale delle Alessandrine e dello stesso Comune. Il valore totale dei lavori ammonta a 153mila euro e dovrà concludersi nell’autunno. L'iter per la ristrutturazione è stata da prima avviate nel 2015 in collaborazione tra i due enti, con le prime riparazioni nel 2016 da parte dell'amministrazione locale per mettere in sicurezza il tetto. In quell’occasione, la Società ha predisposto le sue proposte.
Nel 2017 è stato elaborato un progetto coordinato per l’uso futuro e il restauro dell’edificio. È stata inoltre attivata la risoluzione delle questioni ancora in sospeso, relative allo status giuridico dell’edificio e la sua futura gestione, compresa la possibilità di accesso pubblico alla collezione del museo. Con il completamento di tutte le procedure di legalizzazione dell’immobile con destinazione residenziale e la sua conversione in edificio pubblico per il museo e le sue attività, nel 2023 si è conclusa la procedura di selezione dell’appaltatore nella ditta Podgornik GT d.o.o. I lavori previsti comprendono il rifacimento del tetto e della canna fumaria.
Spazio poi al consolidamento del sottotetto dell’edificio e del soffitto sopra il primo piano, il rifacimento di finestre e porte, la sistemazione dell’area della cucina con l’installazione parziale delle attrezzature, gli allacciamenti alla rete fognaria e ad altre infrastrutture pubbliche. Il progetto prevede anche il rinnovo di parte dell’arredamento esistente e l’acquisto di oggetti e accessori per migliorare la fruizione del patrimonio da parte del pubblico. L’ulteriore sviluppo degli spazi espositivi esistenti al piano terra e gli spazi aggiuntivi per l’interpretazione del patrimonio alessandrino al primo saranno oggetto di una domanda per un futuro bando di gara.
Analogo discorso per la modernizzazione della presentazione della storia delle Alessandrine. L’edificio fu costruito nel XVII secolo e faceva parte di un ampio complesso amministrativo dei conti Coronini di Kromberk, sede del loro maniero di provincia. Si trova tuttora accanto alla piazza centrale del villaggio con la chiesa, l’ex ufficio comunale e il palazzo del Comune di Prvačina. Il complesso è documentato in una fotografia del 1900, in cui si riconoscono le linee ellittiche conservate sul solaio e numerosi elementi architettonici tradizionali goriziani.
Dopo i danni subiti durante la Prima guerra mondiale, una parte degli edifici a est della casa è stata rimossa e la piazza del paese e la strada adiacente sono state riorganizzate sotto la direzione dell’architetto e urbanista Max Fabiani. Nella seconda metà del XIX secolo, iniziò l’emigrazione di manodopera femminile dai territori goriziani in Egitto, soprattutto nelle zone di Alessandria e Il Cairo in occasione della costruzione del canale di Suez. Queste cercavano di sostenere le proprie famiglie economicamente, quando nei posti più vicini non era possibile. I motivi però non erano solamente legati al denaro, molte partivano anche per ricevere una formazione scolastica, che a casa non avrebbero ricevuto.
Le donne svolgevano mestieri come bambinaie, governanti e cameriere ed erano ben retribuite, potendo così inviare denaro alle famiglie. Inoltre le donne del Goriziano erano molto ricercate come bambinaie, grazie alla loro dolcezza nei confronti dei bambini. Le Alessandrine tornavano nei luoghi d’origine solo per brevi periodi e trascorrevano tutta la vita da emigranti. Il nome, diffuso nel territorio goriziano, deriva dalla città di Alessandria d’Egitto. Nel periodo austroungarico, gli egiziani le chiamavano “Nemsaui”, più tardi hanno cominciato a chiamarle “Les Goriciennes” o “Les Slovenes”.
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