DAL FESTIVAL
Donne 'Appassionate' dei propri diritti e della libertà, a èStoria De Luca e Fiori dialogano con Alberta Basaglia

Varie le storie raccontate all'interno del volume, «donne che sapevano cosa vuol dire combattere. Oggi i giovani non sanno come gestire i sentimenti».
«La battaglia per i propri diritti non è mai finita». Alberta Basaglia, figlia di Franco Basaglia, psicologa, è tornata a Gorizia per la XXI edizione del festival èStoria per dialogare con Maria Novella De Luca e Simonetta Fiori.
Proprio Fiori e De Luca hanno firmato a quattro mani il libro “Appassionate” che raccoglie storie e volti di donne che hanno affrontato la lotta, indomita ed audace, delle donne per rivendicare delle posizioni un tempo percepite come remote fantasie. Tutto ciò ha dei volti e delle voci:l e sono in molte le protagoniste di questa storia, dissimili fra loro, ma unite dalla tenace fede nel cambiamento. Madri verso figlie e figli, donne che nel silenzio o nella lotta più esteriore hanno dato il proprio contributo nella società. Come Carmen, madre di Dj Fabo, che ha accompagnato il figlio in Svizzera per portare a termine il proprio percorso per il suicidio assistito.
«Donne che hanno una lettura diversa rispetto alla lotta per la libertà. La generazione attuale delle nonne è quella più consapevole perché ha visto la differenza con le proprie madri, quanto è stato guadagnato», ha ribadito Basaglia che ha puntato il dito sulla situazione attuale dove «le generazioni di figlie e madri di oggi, nate nel periodo dei diritti più vivi e forti per le donne, non si rendono conto di quanto è stato fatto».
Il dibattito si è spostato anche all’attualità: è stata la giornalista Maria Novella De Luca, reduce da tre giorni da inviata ad Afragola, a dare la propria lettura sui recenti fatti di cronaca – il femminicidio di Martina Carbonari, 14enne ammazzata dal fidanzato – accaduti in una società nella quale «i rapporti tra i giovanissimi sono invasi da un linguaggio che non utilizzavano nemmeno le nostre nonne, nella quale per i quindicenni avere la fidanzata è uno status mentre le ragazze hanno quasi fatto l’abitudine alla violenza. In tante mi hanno risposto che “è accaduto anche a me ma ora che sono più grande mi so difendere”».
Le ha fatto eco Basaglia: «I giovani non sanno come gestire i sentimenti, un po’ perché vivono in un mondo dove le emozioni non ci sono e non si vede nemmeno più un “sol dell’avvenire”. Nessuno dà loro degli strumenti su cui lavorare».
Donne, quelle raccontate dal libro di Fiori e De Luca, che hanno tutte subito delle violenze in forme totalmente diverse. E proprio sul tema della violenza «nella legge italiana ancora oggi esistono stereotipi che puntualmente vengono censurate a livello europeo», così Fiori.
Esempi, invece, come Nunni Miolli, ultracentenaria già casalinga e membro del movimento femminista romano, vittima di un attentato a Radio Donna e sul quale «nei libri sul terrorismo italiano non si parla mai», così De Luca.
Un libro che «propone un modello culturale diverso che le donne riescono a mettere in campo», così Fiori, un modello che le donne «sanno attuare». Esempio ne è, secondo le autrici, Antonella Polimeni, rettrice dell’Università della Sapienza di Roma, che «esercita il potere in modo diverso», così De Luca, portando a esempio la storia di Ilaria Sula alla quale la stessa rettrice fin da subito «dedicò vari momenti e creò un corso di laurea sulla violenza, invitando i genitori all’università e aprendola fin da subito a questi temi, cosa che un rettore uomo difficilmente avrebbe fatto».
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