Don Nino Bearzot, una vita per la comunità di San Lorenzo Isontino

Don Nino Bearzot, una vita per la comunità di San Lorenzo Isontino

Il sacerdote

Don Nino Bearzot, una vita per la comunità di San Lorenzo Isontino

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 23 Apr 2022
Copertina per Don Nino Bearzot, una vita per la comunità di San Lorenzo Isontino

Il prete, per 25 anni alla guida del paese, è stato ricordato con un volume.

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Libro in quarto, 160 pagine: la parrocchia di San Lorenzo Isontino, ha voluto dedicare a don Nino Bearzot (Aiello 1935 - San Lorenzo 2011) una corposa testimonianza di vita con tantissime foto palpitanti e brevi testi incisivi.

Venticinque anni alla guida della parrocchia, una vita intera quella di don Nino a San Lorenzo, uno dei paesi chiave della sua opera pastorale (l’altro è stato, a lungo, Isola Morosini).

“Insegnava con le parole e con l’esempio, correggeva con vigore, seminava con saggezza”: è la sintesi di un’opera pastorale diretta, vissuta intensamente con la comunità, in ognuno dei suoi variegati aspetti religiosi, spirituali e quotidiani.

L’ampiezza e la profondità del suo impegno pastorale e sociale si respirano in tutti gli scritti provenienti dai vari settori della parrocchia. Del resto, era la sua formazione che lo faceva muovere così: aveva studiato nell’ambito della sociologia, aveva operato nel campo della socialità (era stato assistente diocesano delle ACLI), ed era proprio “uno di paese”, schietto e a volte ruvido.

Era uno dei sacerdoti la cui vocazione era nata dalla penetrante opera pedagogica e spirituale vissuta ad Aiello grazie al grande parroco, e formatore di anime, che fu don Giovanni Diodato.

Le foto e gli scritti fanno capire che non c’era ambito in cui don Nino non avesse lasciato la sua impronta di uomo attivo e sacerdote con un forte senso della “paternità”.

Prime comunioni, calcio, feste del ringraziamento, pellegrinaggi, gemellaggi, gite, processioni: le foto raccontano con il loro linguaggio e quello che manca esce dai testi.

Sapeva suonare organo e fisarmonica, amava la musica e aveva saputo promuoverla nel coro: “chi canta prega due volte”, ripeteva nelle sue frasi proverbiali. Una di esse investiva il lato morale e spirituale della vita: “Il peccato è l’omissione del bene”, difatti non basta non fare il male per essere cristiani, ci vuole una vita attiva. Tale è stata la sua, in tutte le manifestazioni.

Fede e buone opere, tante buone opere con il “suo” paese: concrete nell’investire negli edifici (chiesa, campanile, canonica, ricreatorio, fin nel capitello di Santa Eurosia), vissute nell’insegnamento, promosse nella solidarietà, non solo locale (pozzi e altre opere nel Togo).

“Fedele e coerente al suo stato sacerdotale” lo hanno definito i suoi confratelli don Sambo e don De Nadai, “Pellegrino di fraternità ecumenica” è stato un altro lato della sua personalità.

Questo bel libro (coordinato da Feliciano Medeot), che bene dipinge la sua vita intensa e senza risparmio di energie, è un libro di affetto e di impegno, concluso da un patetico “Mandi” in friulano, che è un commiato, ma anche un desiderio di continuare una presenza, in modo che da lassù… “al dedi una cucada ogni tant al nestri pais e a la nestra int”, dato che “di cumò, plui che di prima, a vin tant di bisugna di Lui”!

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