Matteo Marega diventa sacerdote, festa il 19 maggio ad Aquileia

Matteo Marega diventa sacerdote, festa il 19 maggio ad Aquileia

LE ORDINAZIONI

Matteo Marega diventa sacerdote, festa il 19 maggio ad Aquileia

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 12 Mag 2024
Copertina per Matteo Marega diventa sacerdote, festa il 19 maggio ad Aquileia

L'imposizione delle mani da parte dell'arcivescovo Redaelli avverrà nella millenaria basilica. Assieme a lui sarà ordinato diacono permanente Lionello Paoletti.

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Che cosa resta del prete oggi? Chi sa cos’è il diaconato? Sono due interrogativi che tornano d’attualità dato che domenica 19 maggio alle 17, nella Solennità di Pentecoste, la comunità diocesana di Gorizia avrà la gioia di celebrare - nella suggestiva cornice della Basilica di Aquileia - l’ordinazione sacerdotale di don Matteo Marega, originario di San Pier d’Isonzo e l'ordinazione diaconale del monfalconese Lionello Paoletti. Entrambi i riti avverranno per l’imposizione delle mani dell’arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. Sia Matteo che Lionello, hanno seguito un importante percorso fatto di profondo discernimento e di tanti studi.

«Quella che sento – sono le parole di Marega – è un’attrazione senza la quale non posso stare. Non un’immagine tranquillissima». Il futuro sacerdote – nato nel 1995, è il più giovane della diocesi goriziana – nutre anche un forte legame con il mondo scout che ha avuto modo di conoscere durante gli anni di servizio nelle parrocchie di San Lorenzo a Ronchi e a Grado e che, dopo il percorso vissuto a Gorgonzola in Lombardia, prosegue anche nella parrocchia di San Giuseppe a Monfalcone. «Proprio il 19 farò la promessa in piazza Capitolo con il gruppo Monfalcone 3. Sarà una giornata decisamente emozionante». Quindi, un “doppio ingresso”, sia nel sacerdozio che, ufficialmente, nel mondo scout che lo sta aiutando, va detto, anche per quanto riguarda l’apprendimento della lingua slovena.

Il cammino di Matteo
«Dal punto di vista ecclesiale sono uno di quei ragazzi che subito dopo la cresima ha lasciato la parrocchia; non per fastidi o chissà che opposizioni o ribellioni, ma semplicemente perché non era qualcosa che mi interessasse più di tanto – spiega don Matteo - ogni tanto mi capitava di tornare a messa la domenica mattina ma quasi sempre solo nelle grandi festività. Durante gli anni delle superiori, la letteratura e la filosofia mi hanno aperto a molti interrogativi che, sempre di più, hanno occupato il mio tempo e i miei interessi». Decisivo per il giovane, è stato l’incontro con sant’Agostino e le sue “Confessioni”.

Proprio in riferimento a questo "incontro di studi", chi vi scrive, testimonia un ricordo personale risalente al periodo di tirocinio pastorale che Marega ha vissuto a Ronchi dei Legionari. Don Matteo è restato nel cuore del mondo scout e dell'Azione Cattolica ronchese. In alcuni colloqui che il seminarista ebbe con don Renzo Boscarol, indimenticato parroco di San Lorenzo, emerse subito il suo inquadramento. Matteo colpì il parroco giornalista per le sue capacità, sensibilità e per la sua discrezione. Don Renzo che non era particolarmente dedito a complimenti sui servizi giornalistici disse con la sua consueta schiettezza, in dialetto: «quel putel sa scriver, xe preparado... ga scrito un articolo per Voce su Sant'Agostino, benon».

Ma torniamo al cammino del giovane sanpierino. «Arrivato al momento di scegliere un indirizzo di studio universitario – continua - mi sono reso conto che l’interesse su Dio e la teologia era molto più grande di quello verso tutte le altre materie e così mi sono iscritto all’Istituto di Scienze Religiose di Udine». «Al secondo anno d’istituto siamo andati a Castelmonte per l’ultima lezione con don Giorgio Giordani. Ascoltando la sua omelia mi sono sentito vicino al Signore, anche se nel tempo ci sono stati vari momenti in cui ho percepito la sua presenza. Quindi mi sono confrontato con don Giorgio e senza quei dialoghi non credo avrei potuto intraprendere il percorso. Un percorso a volte difficile, con momenti nei quali mi sono sentito gioioso fino a momenti di disagio. Un percorso che continua nella vita».

La missione di Lionello
Paoletti, classe 1955, è nato e cresciuto a Monfalcone. Il suo è stato un percorso lungo e non sempre semplice ma la cui missione è, per lo stesso Lionello, più chiara che mai. Nel 2016, fu don Fulvio Ostroman a proporgli di diventare diacono permanente. Quindi un percorso di discernimento con don Alessandro Biasin. «Quando me l’hanno chiesto la prima volta, la cosa mi ha spiazzato – ammette Lionello - per giorni sono rimasto tra il colpito e lo stralunato, poi mi sono ripreso e ho iniziato a pensarci seriamente. L’apporto della mia famiglia è stato fondamentale».“Lopi” è sempre stato attivo nella comunità cristiana, a partire dagli scout per arrivare al servizio in parrocchia a San Giuseppe nel rione di Largo Isonzo.

Il suo primo contatto con la fede arriva nel rione di via Romana, con l’Azione Cattolica. Poi il passaggio agli scout che segue dagli 11 ai 45 anni. «Ricordo con molto piacere i campi biblici che venivano organizzati, era un momento per conoscere la Scrittura più da vicino, cosa che in questi mesi ho fatto per studio, invece, sia per riscoprire una forma di comunità che si mette a leggere e capire la Parola di Dio. Ho scoperto, in questi mesi, la bellezza degli studi e della teologia che non avevo mai approfondito così da vicino. È stata una scoperta davvero piacevole».

Tra gli obiettivi di Lionello c’è quello di proseguire nell’aiuto alla propria parrocchia ma anche lavorare nella pastorale della famiglia, parlando di vocazione in ogni campo ecclesiale e comunitario portando la sua testimonianza di carità e nei luoghi della sofferenza. «Quello che mi emoziona al solo pensiero – rivela il futuro diacono – è proprio l’idea di portare la comunione ai malati, avendo vissuto l’esperienza da malato io stesso. Ci metterò tutto me stesso e tutta la fede. Io, nei giorni in ospedale, ho sentito la vicinanza, l’amore e le preghiere dei familiari e dei miei amici ed è la stessa che io metterò nel servizio».

Quella di domenica 19 maggio, sarà quindi per entrambi una giornata unica e speciale. Matteo sarà chiamato a far convivere nella sua persona la grandezza della sua vocazione con la naturale fragilità della sua umanità che saprà testimoniare in ogni incontro e declinare nelle diverse realtà dove sarà chiamato ad operare. Lionello sarà pienamente testimone del “servizio” vivendo “immerso” nella totalità della comunità lontano da qualsiasi solitudine.

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