Il caso
Disordini al Cpr di Gradisca, ore di tensione nella struttura e persone sui tetti

Secondo la rete 'Mai più Lager - No ai Cpr' alcuni ospiti sarebbero fuggiti mentre tre riportati nella struttura, a scatenare la rivolta il caldo e le misure detentive.
Ulteriori disordini, ieri sera, 5 luglio, al Cpr di Gradisca d’Isonzo: alcuni ‘ospiti’ sono saliti sul tetto e sulle reti della struttura per protesta contro caldo e misure detentive. Lunga la trattativa con le forze dell’ordine che li avrebbero convinti a scendere e a far ritorno nelle proprie stanze.
A puntare il dito sulla situazione è la rete “Mai più Lager – No ai Cpr”, che sui propri social ha riportato la notizia e anche un video: secondo quanto scritto «alcune decine di detenuti sono saliti sui tetti per protesta e alcuni di loro sarebbero in fuga. A chi è rimasto, delle celle dei fuggitivi, è toccata "la chiusura", ovvero il catenaccio alla porta della cella, senza poter avere accesso neppure al cortiletto antistante (anche quello un groviglio di reti e gabbie, come si vede dalle foto): la punizione nella punizione, la segregazione nella segregazione». Secondo la stessa rete poche ore dopo tre dei fuggitivi sarebbero stati catturati e riportati alla struttura.
La notizia esce a pochi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale che chiede integrazioni alla legislazione sui Cpr, definendola non rispettosa della libertà personale. Sul tema era intervenuta l’ex sindaca di Gradisca, Linda Tomasinsig: «Dopo la sentenza della Consulta si fanno sempre più pesanti e urgenti le ragioni per chiudere il Cpr di Gradisca e tutte le strutture simili. La sanzione dell’illegittimità costituzionale della detenzione amministrativa si somma alle note e più volte segnalate criticità sanitarie, di gestione e di agibilità delle strutture. Siamo di fronte alla sconfessione di una politica che adotta metodi irrispettosi della dignità della persona, che hanno dimostrato di non funzionare e che in più creano condizioni di maggiore insicurezza alla comunità». «Ci aspettiamo che arrivi in Parlamento uno strumento normativo e in quella sede – aveva aggiunto la deputata Debora Serracchiani, commentando l’annuncio della “redazione di una norma di rango primario” al Viminale intesa a colmare il vuoto legislativo – faremo il punto su luoghi, tempi e metodi del trattenimento amministrativo di persone migranti irregolari che hanno un decreto di espulsione».
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