«Difendere i giovani da propaganda e ideologie», Gorizia celebra i patroni Ilario e Taziano

«Difendere i giovani da propaganda e ideologie», Gorizia celebra i patroni Ilario e Taziano

L'omelia

«Difendere i giovani da propaganda e ideologie», Gorizia celebra i patroni Ilario e Taziano

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 16 Mar 2023
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Partecipato il concerto dei patroni nella sera della vigilia. Redaelli ricorda il 2025 nell'omelia.

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“Gorizia dovrebbe essere non solo capitale della cultura ma capitale della cultura europea”, le parole dell’Arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli durante l’omelia per la solennità dei patroni della città, Ilario e Taziano: “Stiamo vivendo una realtà europea sul confine tra mondo latino e mondo slavo, che può dire molto sulla realtà europea”. 

L’Arcivescovo è intervenuto raccontando di un episodio della settimana passata, durante la quale un gruppo di ragazzi provenienti da un decanato proveniente dal confine con la Svizzera è giunto a Gorizia, rimanendo estremamente colpiti dalla realtà goriziana: “Gorizia potrebbe essere da esempio con la sua storia e i suoi tentativi di riconciliazione e di ripresa, e l’omelia vorrebbe tentare di dire come potremmo esserlo, sia per ciò che abbiamo subito in negativo che per ciò che stiamo cercando di fare in positivo” le parole dell’Arcivescovo.

L’arcivescovo Redaelli ha voluto sottolineare sia fattori che hanno portato a situazioni di conflitto che invece altri che potrebbero aiutare a superarli, con un occhio di riguardo alla situazione attuale. La prima questione è il tema delle ideologie, “particolarmente suggestive verso i giovani, offrendo una visione complessiva della realtà, delle mete e degli ideali per cui puoi morire ma anche uccidere”. “Quando le ideologie sono molto forti - ha continuato – chi è nel mezzo ad un certo punto si deve schierare, e maggiormente se l’ideologia è rafforzata dalla propaganda che incita a seguire il male: ed è questo un fattore fondamentale del nostro territorio”.

Un altro aspetto negativo è la mancanza di una struttura giuridico amministrativa che sappia rispecchiare le differenze, garantendo i diritti della minoranza, “al contrario del nazionalismo che cancella le differenze”. A questo si aggiunge l’indifferenza verso i bisogni della gente e dei loro diritti, che più facilmente possono seguire un’ideologia. “Non c’è pace senza giustizia ma non c’è giustizia senza perdono”: l’idea è che se cerchiamo la giustizia non ne veniamo fuori: è giusto perseguire chi compie reati ma è necessario andare avanti”. Un esempio è il nostro confine: nonostante sia ingiusto è necessario cercare di costruire qualcosa di positivo.

Se non c’è giustizia che sa perdonare e riconcilia guardando avanti, chiudendo le ferite, la solo giustizia non può funzionare. La Chiesa ha anch’essa le sue colpe perché vedere da ciò che sta succedendo oggi in Russia, “anche la fede può prestarsi ad diventare ideologia, però se dà quella libertà del Vangelo può invece costruire un percorso di pace”. Omelia che è stata distribuita in tre lingue, italiano, sloveno e friulano ai presenti. Tra i vari avvisi, poi, la Marcia della pace che, per quest’anno, il 31 dicembre sarà ospitata a livello nazionale proprio da Gorizia.

Una celebrazione, quella patronale, che ha richiamato numerose autorità civili e militari, in primis il sindaco, Rodolfo Ziberna, presente in prima fila assieme al labaro della città. Sacerdoti delle varie unità e collaborazioni pastorali cittadine, i seminaristi del seminario interdiocesano di Castellerio che ha organizzato il servizio liturgico e, tra i vari, anche il viceparroco della concattedrale di Nova Gorica, don Bogdan Vidmar.

Ad accompagnare la celebrazione eucaristica la Cappella Metropolitana di Gorizia, diretta da Fulvio Madotto, reduce la sera prima del Concerto spirituale per i patroni che ha coinvolto ben sei realtà corali – il già citato coro della cattedrale, il coro Sant’Ignazio, il coro Santa Lucia di San Rocco, il Polifonico caprivese, il coro “don Nino Bearzot” di San Lorenzo, la Corale di Lucinico – e i Dramsam. Ad anticipare la celebrazione il canto dell’ora media da parte del Capitolo della Cattedrale e delle Acclamazioni Aquileiesi.  

Ha collaborato Lisa Duso. Foto di Imelda Lamaj. 

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