La proposta
‘Il diamante di Grado’, ecco il film che racconta del mare d’inverno e la vita fuori stagione

La presentazione della pellicola del regista manzanese Camerotto venerdì 21 marzo al Kinemax.
Il fascino del mare d’inverno, in un’isola che non è solo meta per turisti, ma anche set cinematografico. È la città di Grado, la magica cornice in cui sono state effettuate le riprese de “Il diamante di Grado” per opera del Laboratorio Cormo Film di Cormons. Il poliziesco verrà proiettato venerdì 21 marzo alle 20.30 al Kinemax di piazza Vittoria, ed è frutto del lavoro di una troupe non professionista basato sull’omonimo romanzo del giornalista e scrittore triestino Paolo Pichierri. Due anni di lavorazione condensati nei mesi in cui l’isola è meno frequentata e molti esercenti hanno le saracinesche abbassate, così da poter sfruttare come ambientazione anche un celebre hotel in centro.
«La città di Grado non si è neanche accorta – osserva il regista manzanese Andrea Camerotto – perché c’erano poche attività aperte. Lavoravamo principalmente al Grand Hotel Astoria, durante la pausa di chiusura invernale, quindi al freddo e al gelo, e abbiamo realizzato una sorta di cartolina su Grado con pescherecci, spiagge e scorci diversi. Girando fra dicembre, gennaio e febbraio a cavallo del 2022 e 2023, ma anche del 2023 e 2024, i gradesi non hanno assistito a grossi movimenti. Siamo un gruppo ridotto, e nonostante tutto siamo riusciti a creare un lungometraggio di un’ora e 24 minuti basandoci su una storia avvincente». Una narrazione che ruota intorno alla protagonista di origine austriaca “Tante” (Ornella Giardetti), affiancata dall’ex commissario Vincenzo Salvati (Paolo Buiat), a sua volta già attivo nel precedente film “L’enigma del cigno” (2019) andato in onda su Raitre qualche anno fa. «Questo sarebbe il sequel del precedente – spiega Camerotto – perché il commissario torna in auge insieme al suo ex vice Branko Jancovic (Paolo Ongaro)». Indagini condotte abbandonandosi ai sensi, nel primo film inseguendo odori e profumi e nel seguito lasciandosi guidare dall’udito: «Mentre ne “L’enigma” Salvati aveva il senso dell’olfatto, in questo è diventato cieco», prosegue il regista.
Oltre una ventina, i giorni di attività in cui il gruppo è rimasto impegnato a filmare, nei mesi più rigidi che abbracciano l’Isola del Sole. «Sono tutti attori non professionisti, ma con una grande professionalità – sottolinea Camerotto – e solo a causa degli impegni di ciascuno le riprese si sono dilatate nel tempo, spalmandosi in 23 o 24 giorni. Qualche weekend abbiamo dovuto rimandare a quello successivo, andando avanti così, comunque lo abbiamo completato con nostra grande soddisfazione». Una lavorazione alla quale hanno preso parte quattordici attori, venti comparse e diciotto persone di staff tecnico, tutti appartenenti al Fedic – Federazione italiana del Cineclub – cui sono affiliati tramite il Laboratorio cormonese. Oltre ai già citati Buiat, Ongaro e Giardelli, a calcare le scene è stata Cristina Ugomari (nel film Leda Salvati) insieme a Barbara Portelli (Ana, fidanzata di Branko) con i nipoti di “Tante” Ester Pavlić (Sabrina), Francesca Pellegrin (Claudia), Manuel Dominko (Philipp) e Davide Muscolino (Markus). Gli altri ruoli sono stati affidati ad Albino Pavlićr (il direttore di reception Bruno), Alviano Fabris (il signor Werner), Gianfranco Faganel (il dottor Cortesi) e Fabio Rodaro (Giovanni Messeni). Infine, Igor Brisini ha recitato la parte dello skipper “Cipi”, nelle scene girate in barca a fine estate.
Una squadra affiatata, che nel settembre del 2023 ha potuto toccare con mano il sogno di prendere parte al prestigioso festival organizzato nella laguna veneta. «Il trailer del film è stato presentato al Film Festival di Venezia – racconta il regista - in quanto avevamo già completato buona parte del filmato. Abbiamo potuto creare un trailer di quasi tre minuti, prendendo parte alla sezione dedicata alla Federazione dei cineclub. E ora che abbiamo concluso il montaggio, dobbiamo presentarlo nelle sale. Naturalmente tutto a costo zero, con spese a carico nostro e senza contributi, sfruttando la nostra attrezzatura e lavorando come amatoriali». Un’occasione unica per mettersi alla prova e condividere esperienze, ma soprattutto un trampolino di lancio per quanti desiderano accedere al mondo dello spettacolo. A partire dallo stesso regista Camerotto, che racconta come abbia mosso i primi passi nei reportage di viaggio, per poi passare ai cortometraggi e al video digitale.
«Ho realizzato un documentario sul popolo Sahrawi del Sahara Occidentale, che vive nei campi profughi, e un altro sulla Mongolia, presentati nei concorsi. Come gruppo, ci stiamo completando nei vari ruoli, dalla regia alla fonia e montaggio, alla cura della fotografia, sempre a livello amatoriale. Abbiamo sofferto il freddo, le fatiche e l’impegno, ma ci siamo divertiti molto – rimarca – soprattutto per il grande cameratismo tra attori e staff tecnico. Il grande merito è aver promosso delle figure», come accaduto nel caso del primo film, in cui recitava la giovanissima Sara, figlia di Paolo Ongaro. Che oggi viene chiamata a prendere parte a svariati casting su tutto il territorio nazionale, scegliendo fra molteplici proposte. «Spero possa essere una rampa di lancio per tutti», auspica il regista nel congedarsi.
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