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Detenuto colpisce agente con due pugni, ancora tensione in carcere a Gorizia

Un nuovo caso all'interno della struttura di via Barzellini nella mattinata di oggi, la denuncia dell'Unione sindacati di polizia penitenziaria.
Continua a essere calda la tensione all'interno del carcere di Gorizia, come denuncia l'Unione sindacati di polizia penitenziaria (Uspp). L'ultimo caso è accaduto nella mattinata di oggi, lunedì 29 luglio, con un'aggressione da parte di un detenuto di nazionalità albanese a danno di un'agente all'interno della struttura. Il segretario del Triveneto, Leonardo Angiulli, ha riportato che l'uomo avrebbe colpito la guardia con con due pugni al volto.
«L’agente - riporta la nota - è stato immediatamente soccorso e trasferito presso l’ospedale di Gorizia e poi dimesso con una prognosi di tre giorni. Si tratta di personale inviato in supporto per le gravi criticità dell’organico del contingente della casa circondariale di Gorizia». Angiulli rimarca: «Non posso esimermi dal segnalare le ferite che oggi la Polizia penitenziaria paga ad un prezzo altissimo. Uomini dello Stato che subiscono ingiurie aggressioni e lesioni in alcuni casi permanenti».
«Ai colleghi va tutta la nostra solidarietà, con l’augurio di una buona guarigione» conclude il segretario. L'episodio arriva dopo quelli verificatisi gli scorsi 24 giugno e 23 luglio, quest'ultimo relativo a un tentativo d'incendio all'interno di una cella. In quell'occasione, l'intervento dapprima della polizia penitenziaria, quindi dei vigili del fuoco aveva scongiurato il propagarsi delle fiamme, il cui fumo ha comunque intossicato lievemente una decina di persone e costretto a gettare via tutti gli indumenti del detenuto responsabile del gesto.
Sul tema carceri, è stato accolto nei giorni scorsi l'emendamento alla legge finanziaria regionale sulla sanità penitenziaria, firmata dalla dem Laura Fasiolo. La richiesta è di più personale medicio e socio-sanitario anche nei fine settimana, più attenzione alla salute fisica e mentale dei carcerati, «in nome di una giustizia carceraria non finalizzata all'espiazione ma alla presa di coscienza e alla riammissione consapevole e responsabile nella vita attiva», rileva la consigliera regionale del Pd.
«Il malessere lei reclusi in carcere, il numero imponente di suicidi tra i carcerati e persino di suicidi tra le guardie carcerarie deve far interrogare la giustizia sul senso della vita penitenziaria, con compiti e finalità che vanno ben al di là della pena afflittiva, ma al recupero sociale e umano delle persone recluse. Una giustizia giusta, più umana e più vicina alle persone» conclude Fasiolo.
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