Dati sulle terapie intensive a Gorizia, ricoveri insieme alla subintensiva

Dati sulle terapie intensive a Gorizia, ricoveri insieme alla subintensiva

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Dati sulle terapie intensive a Gorizia, ricoveri insieme alla subintensiva

Di Redazione • Pubblicato il 25 Nov 2021
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Asugi spiega la situazione San Giovanni di Dio: «Codici non modificati in tempo reale».

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I posti di terapia intensiva dell'Azienda sanitaria giuliano isontina sono stati attivi negli ospedali di Gorizia, Cattinara e Monfalcone. Lo specificia la stessa Asugi in una nota, a seguito alla visita ispettiva del ministero della salute svoltasi al San Giovanni di Dio lo scorso 5 agosto. Il riferimento è alla gestione dei posti letto di terapia intensiva durante il periodo marzo-aprile 2021 e alla relativa gestione del personale. Sempre a Gorizia, dal 27 marzo è stata attivata un’area intensiva e semintensiva Covid, rispettivamente di 4 e 10 posti letto, riconvertendo la terapia intensiva e l’Unità di terapia intensiva coronarica.

"L’attivazione di tale area - spiega l'Azienda - si è resa necessaria in relazione all’urgenza di collocare in struttura idonea il gran numero di pazienti ventilati presenti nei pronti soccorsi di Asugi e del resto della Regione e stante la contestuale occupazione al 100% dell’area semintensiva di Trieste. Sia l’area intensiva Covid che l’area semintensiva Covid di Gorizia è dotata di tutte le strumentazioni tecnologiche atte ad ospitare, oltre a pazienti in ventilazione non invasiva (NIV, CPAP, HF)" anche quelli in ventilazione invasiva. "Quindi entrambe le aree rispettavano gli standard tecnologici e assistenziali, medici ed infermieristici, di una terapia intensiva".

"Nell’area in questione - prosegue -, seppur i posti letto fossero stati programmati per accogliere sia pazienti che necessitavano di assistenza intensiva che sub-intensiva, tutto il personale medico apparteneva al profilo dell’anestesista rianimatore e tutto il personale infermieristico era esperto nella gestione di paziente intensivi. Durante il periodo di apertura del reparto si è reso necessario ospitare pazienti in ventilazione invasiva e convertire pazienti dalla ventilazione non invasiva alla ventilazione invasiva. Il numero di pazienti intubati e non che necessitavano comunque di una assistenza intensiva è variato da un minimo di 1 a un massimo di 5".

La permanenza dei pazienti "è stato stabilito in relazione allo stato di occupazione dell’area intensiva dell’ospedale di Cattinara ed in ragione della convenienza clinico-assistenziale insita nell’evitare il trasferimento di un paziente intubato". Per cui, lo stesso reparto "adeguato sotto tutti i profili ad una terapia intensiva, accoglieva indistintamente pazienti di intensiva e sub-intensiva secondo una logica di 'geometria variabile', in considerazione del fatto che le condizioni cliniche del paziente affetto da Sars-Cov2 potevano modificarsi in tempi velocissimi con necessità di intubazione (step up) e viceversa con percorso inverso (step down)".

Il personale medico, anestesisti rianimatori ossia l'unica specialità presente nel reparto ed infermieristico, "è stato riadeguato costantemente in relazione alle necessità assistenziali presenti in reparto, garantendo sempre gli standard di sicurezza previsti. È stata inoltre sempre garantita la presenza di personale infermieristico esperto nelle manovre assistenziali proprie delle terapie intensive. Vero è che la forte pressione del momento non ha consentito ricodifiche dei codici di identificazione dei reparti allineati ai flussi ministeriali HSP in tempo reale, ma questo fatto non ha comportato, in primis, alcuna riduzione del livello assistenziale".

Semmai, sottolinea Asugi, "il contrario, in secundis, risultando tutti i letti codificati come terapia intensiva ed essendone in realtà occupati meno del 50% con pazienti intensivi, è stato sovrastimato il dato di occupazione dei posti letto intensivi e non viceversa. L’Azienda sta mettendo in atto le azioni di miglioramento suggerite dal ministero della salute".

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