Dal Patriarcato di Aquileia all'arcidiocesi di Gorizia, ecco la mostra che ne svela i tesori

Dal Patriarcato di Aquileia all'arcidiocesi di Gorizia, ecco la mostra che ne svela i tesori

La proposta

Dal Patriarcato di Aquileia all'arcidiocesi di Gorizia, ecco la mostra che ne svela i tesori

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 09 Giu 2025
Copertina per Dal Patriarcato di Aquileia all'arcidiocesi di Gorizia, ecco la mostra che ne svela i tesori

L'esposizione aprirà il 21 giugno e chiuderà il 28 settembre. «Apriamo una finestra sulla storia per locali e per turisti». Conclusa l'iniziativa alcuni manufatti saranno restaurati.

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Una mostra per raccontare la storia dell’arcidiocesi di Gorizia attraverso gli oggetti e arredi liturgici che, dal Patriarcato di Aquileia, attraverso la millenaria basilica, sono giunti a Gorizia. Una storia secolare che sarà raccontata da un’esposizione intitolata “Da Aquileia a Gorizia. Il tesoro dell'arcidiocesi" che si terrà al Museo Santa Chiara di Corso Verdi 18/A a Gorizia, attuale sede cittadina dell’Università degli Studi di Udine. L'esposizione, realizzata dal Comune di Gorizia, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Gorizia e con il contributo della Regione, presenterà oltre 200 opere tra preziosi e antichi oggetti d'arte sacra provenienti dal tesoro del Patriarcato d'Aquileia, soppresso da Papa Benedetto XIV tra il 1750 e il 1751, come paramenti liturgici, antifonari medievali, dipinti, incisioni di grande formato, strumenti musicali, manoscritti di rilevante importanza storica e. rari libri. Le principali istituzioni culturali goriziane e regionali parteciperanno con propri prestiti alla realizzazione della rassegna.

L'esposizione coordinata di tali vari e preziosi materiali traccerà, in estrema sintesi, il percorso plurisecolare del Patriarcato d'Aquileia, Principato ecclesiastico istituito dall'imperatore Enrico IV nel 1077, con la conseguente assunzione dei poteri temporali. Particolare attenzione sarà data alla sua fondamentale autorità metropolitica, che si estendeva a ovest, a nord e a est, arricchita dalle numerose arcidiocesi suffraganee anche assai lontane come Como che fu diocesi suffraganea di Gorizia fino al 1789, cioè ben dopo la soppressione dello stesso Patriarcato di Aquileia.

Arcidiocesi che ha ben accolto la proposta giunta dal comune e che, dalle parole del direttore dell’Ufficio Arte Sacra della stessa realtà diocesana, Roberto Grion, ribadisce come «saranno messi a disposizione della cittadinanza e dei turisti i nostri tesori. Questo spirito è stato ben interpretato dai nostri uffici con i quali abbiamo aperto una mostra permanente con una parte di questi manufatti nella cattedrale».

Grion sottolinea come «Gorizia avrà a breve un rinnovato centro culturale nel cuore della città quando il nostro archivio diocesano sarà ospitato nella nuova sede di via del Seminario che sarà un polo culturale assieme alla Biblioteca del Seminario Teologico Centrale. Per noi, che come Curia non possediamo del personale che possa curare esclusivamente mostre ed esposizioni, è importante non solo riuscire a collaborare per esporre le opere ma avviare iniziative di restauro per i manufatti che ne necessitano».

Saranno in specie documentate le vicende successive alla conquista veneziana del Friuli nel 1420, che privò il Patriarcato del potere temporale e il passaggio di Gorizia e della sua Contea agli Asburgo nel 1500. La separazione politica fra settore veneziano e austriaco della Diocesi aquileiese, ormai retta da Patriarchi solo veneziani residenti a Udine, risultò acuita, e tanto più le differenze si accrebbero a metà Cinquecento per la diffusione della Riforma luterana soprattutto in Carinzia e Carniola. In territorio austriaco, tuttavia, l'applicazione del Concilio di Trento non fu immediata e la repressione del dissenso religioso avvenne principalmente su iniziativa delle autorità politiche; in tale contesto già dal 1564 fu perciò chiesta l'istituzione di un vescovado a Gorizia per la parte austriaca della diocesi aquileiese, sempre negata dalle autorità veneziane, col risultato che, morto il patriarca Francesco Barbaro (1616), fu di fatto impedito alla Curia udinese di operare a Gorizia. «Da Gorizia apriamo una finestra sul Patriarcato che si estendeva in un grandissimo territorio – così il sindaco, Rodolfo Ziberna – per parlare di una grande storia, a un patrimonio che appartiene alla grande Europa racchiusa in una mostra nella nostra Gorizia». Secondo l’assessore alla cultura, Fabrizio Oreti, sarà «una mostra che è un omaggio al territorio per poter ammirare oggetti solitamente nascosti sia per turisti che per locali. Nota di merito è il biglietto che intero sarà di 5 euro mentre ridotto, compresi i locali, sarà di 2,50 euro».

Grande attenzione sarà dedicata agli aspetti didascalici anche con le più moderne tecniche informatiche. Direttore della mostra è Marino De Grassi che ribadisce come l’esposizione contenga «materiali anche da fuori, ovvero dall’arcidiocesi di Udine e dalla diocesi di Concordia-Pordenone. C’è una globalità di manufatti ma anche di firme e di curatori con un’alta qualità scientifica. Per la mostra – così ancora Degrassi – è stato riunito un pool di tecnici in parte nuovo per la città. Si è trattato di uno sforzo molto impegnativo».

«La cultura cristiana – è il commento del professor Alessio Persic - ha una propria cultura ma nelle nostre terre è stato fondamentale per la creazione della sua identità. La metà del tesoro della basilica di Aquileia che finì a Gorizia ora può raccontare qualcosa di cui anche al di là del confine sono in qualche modo proprietari: d’altronde l’arcidiocesi di Gorizia aveva due polmoni fino al 1948, quello latino e quello slavo. Questa mostra vuole raccontare quanto ha significato e cosa ha significato il patriarcato di Aquileia, anche con testimonianze paleocristiane passando per Paolino d’Aquileia che scrisse il grande inno “Ubi Caritas” non solo teologico ma anche politico», conclude Persic.

L’esposizione sarà aperta da venerdì 21 giugno al 28 settembre da mercoledì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23. È previsto un biglietto d'ingresso unico a cinque euro. 

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