IL GIORNO DOPO
Le reazioni al Primo maggio di Monfalcone, le voci dopo la manifestazione in piazza

All'indomani della grande manifestazione nazionale in piazza, si levano domande e perplessità nel mondo sindacale. I commenti nella comunità musulmana, La Sinistra e Usb.
«I partiti di sinistra dovrebbero spendere qualche soldino per stilare dei manifesti in segno di saluto e di un grazie ai sindacati per aver portato la manifestazione nazionale nella città dei cantieri che ha estremo bisogno di solidarietà e non solo». A proporre la sua riflessione critica sulla festa del Primo maggio, vissuta ieri a Monfalcone, è Franco Buttignon ex sindacalista Rsu Fiom Fincantieri. «Gli organizzatori sindacali di Cgil Cisl e Uil – fa notare - hanno dato libertà di manifestare in tutto il Friuli Venezia Giulia, come a Cervignano, Trieste e in Alto Friuli, invece avrebbero potuto e dovuto convogliare tali manifestazioni a Monfalcone in occasione dell’evento nazionale, come sempre è stata un’occasione persa».
Per l’ex sindacalista, dalle storiche fabbriche metalmeccaniche che in materia sindacale hanno insegnato molto al movimento operaio italiano non è giunto alcun segnale per “potenziare” la partecipazione. «Era tutto afflosciato, tutto dimenticato, senza un "orgasmo politico sindacale" – osserva Buttignon – c’è stata tanta retorica da vendere a chili e tanta storia culturale di politica sindacale dove si perde coscienza della cultura operaia». Mancanza di dialogo e confronto, «apatia sindacale» e mancanza di decisioni sul tema della sicurezza, sono fattori che indeboliscono il mondo del lavoro dove continuano le morti e le disuguaglianze crescono.
Poi, ancora un richiamo: «Il 23 dicembre abbiamo ricevuto un grande insegnamento civile e culturale dalla comunità bengalese. Essi hanno dimostrato il loro sentimento culturale, religioso e politico. Hanno sfilato silenziosamente in 8 mila tra le vie del centro sventolando le bandiere europee ed italiane per dimostrare la loro integrazione ripulendo le strade dopo il loro passaggio, bravi e grazie!». In riferimento a questo aspetto, secondo alcune fonti, anche in occasione della Festa del Lavoro una parte della comunità bengalese sarebbe stata pronta a scendere in piazza come avvenuto all’antivigilia di Natale, ma l’idea è svanita a seguito di un presunto accordo tra Bou Konate e i sindacati che, alla vigilia della manifestazione, hanno incontrato la realtà straniera operante in cantiere.
Al momento, non c’è stata nessuna conferma né smentita sull’ipotesi sopra menzionata. Riferendosi ai lavoratori stranieri, Buttignon ha pure affermato: «Il Primo maggio dovrebbe partire dal tema del lavoro e del suo valore con questi attori in prima fila perché protagonisti dell’economia comunale e regionale che trascina il Pil locale. Infatti, nella sera del 30 aprile si è svolto un incontro tra il segretario nazionale Maurizio Landini della Cgil, con i responsabili nazionali di Fiom e Cgil ed il responsabile sindacale della navalmeccanica, con i segretari regionali delle stesse sigle ed il segretario Cgil locale assieme ad un gruppo di bengalesi, che hanno illustrato i loro problemi inerenti al mondo del lavoro in Fincantieri e come vengono maltrattati dal sindaco di Monfalcone».
«Ieri, la nostra comunità è stata rappresentata – afferma Rejaul Haq Raju – condividiamo quanto ha detto il segretario Landini che abbiamo incontrato il giorno prima della manifestazione. Questo è stato molto importante. Siamo tutti lavoratori e siamo tutti uguali. La manifestazione è stata una sola, non c’è stata nessun’altra iniziativa». «Noi rispettiamo le leggi ma ci aspettiamo considerazione e rispetto. Vengano garantiti più diritti» così Haq in chiusura.
Buttignon continua però le sue osservazioni: «Spiace considerare che “nessuno” a sinistra si fa o si è fatto carico di questo stato delle cose anche in occasione di un evento a carattere nazionale nella nostra città dimostrando una seria e vera impotenza politico culturale ed un’apatia che avrebbe potuto aiutare sia gli operai extracomunitari, non solo i bengalesi, ma pure i romeni, gli slavi e gli indiani, ad esprimere i loro problemi di integrazione ed inclusione sociale rivendicando sul palco, in questa manifestazione, un posto dove esprimere pubblicamente i loro problemi così da costruire un inserimento sociale degno di questo nome».
Per l’ex Rsu Fiom, bisogna «formare culturalmente e sindacalmente questa nuova manodopera che ci aiuta a produrre e creare quel prodotto che i nostri ragazzi oggi non vogliono fare per vari motivi. A sinistra si continua a fare demagogia, si usano queste figure solo quando serve per obbiettivi irraggiungibili e mere chimere, si sfruttano episodi o situazioni per attaccare l’avversario senza accorgerci che si sta operando come i politici di destra. «Credo che la sinistra tutta del monfalconese abbia fatto un altro “flop” e che debba rivedere, seppur in ritardo, i suoi obiettivi ed i suoi programmi da presentare al popolo ormai stanco e stufo di minestre riscaldate ormai puzzolenti come le promesse della destra» così Buttignon in chiusura.
A commentare la giornata di ieri che «ha finalmente rivisto la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici ad una manifestazione importante», è la consigliera de La Sinistra per Monfalcone, Cristiana Morsolin. «Anche lavoratrici e lavoratori di origine straniera hanno parlato dal palco e hanno partecipato in piazza come è normale che sia in una città che ha il 30% di cittadini stranieri di cui due terzi occupati nell' appalto di Fincantieri – sono le parole di Morsolin - dei problemi dell'appalto a Monfalcone e in Italia, del lavoro poco pagato e della mancanza dei servizi per le famiglie e per le donne ha parlato soprattutto il segretario della Cgil Landini che ha difeso i lavoratori e portato avanti le rivendicazioni che tutti e tutte sentiamo oggi più che mai necessarie, in particolare nella nostra città».
«Proprio su questi temi però – osserva la consigliera - la candidata leghista alle europee, Cisint, che ha seguito dal balcone i discorsi, tra dirette e telefonate, assieme alla sua giunta, come nella tradizione antica di un podestà che guarda il popolo dall'alto, ha deciso di attaccare il principale sindacato italiano». «Non ci stupiamo – conclude Morsolin - siamo solo rattristati dal fatto che la destra, dopo tanti anni, continui a sminuire il ruolo ed il lavoro dei rappresentanti dei lavoratori. Non dimentichiamo il trattamento che il suo capitano Salvini ha riservato a lavoratori e sindacati per gli ultimi scioperi».
Per il sindacalista Alessandro Perrone dell'Usb di Trieste, quella di ieri «è stata l’ennesima conferma che esiste un rilevante pezzo di proletariato tradizionale e nuovo prevalentemente giovane, che esprime una critica serrata al sistema economico e sociale imperante, alla precarietà e allo sfruttamento diffusi, all’economia di guerra e il carovita che impoverisce la classi meno abbienti, per la pace e il cessate il fuoco a Gaza, attraverso la solidarietà internazionalista e umanitaria nei confronti della popolazione palestinese da oltre 200 giorni sotto attacco genocida di Israele».
Foto Fabio Bergamasco
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