Cos'è il Fentanyl, la droga che fa paura tra allarme e controllo negli ospedali

Cos'è il Fentanyl, la droga che fa paura tra allarme e controllo negli ospedali

l'approfondimento

Cos'è il Fentanyl, la droga che fa paura tra allarme e controllo negli ospedali

Di Michela Porta • Pubblicato il 18 Feb 2024
Copertina per Cos'è il Fentanyl, la droga che fa paura tra allarme e controllo negli ospedali

L’ospedale di Monfalcone ha creato dal 2023 un gruppo multidisciplinare per intercettare casi di abuso del farmaco e trovare soluzioni.

Condividi
Tempo di lettura

Da un anno giornali e tv italiane parlano della situazione causata dal Fentanyl oltreoceano, una droga che sta mietendo milioni di vittime, come ‘una realtà anni luce da noi’. È di due settimane fa la notizia che, vicino a Firenze, una guardia medica è stata assalita da una donna per averle negato la prescrizione della sostanza. Pochi giorni fa, il programma FarWest della Rai ha parlato del suo "sbarco in Italia’. Eppure alcuni media ne avevano lanciato l’allarme già nel 2019. Alcuni studi parlavano del suo arrivo in Europa già nel 2017. Secondo alcuni operatori, in realtà è un mondo sommerso che esiste già da anni anche da noi. Com’è realmente la situazione in Italia e in Europa?

L’utilizzo medico in Italia
Il Fentanyl, o fentanile, è un analgesico oppioide prodotto da sintesi chimica sintetizzato e usato in ambito medico già dagli anni Sessanta, ‘smerciato’ anche nel mercato illegale nel dark web e nel mercato degli stupefacenti. Una droga considerata 80 volte più potente della morfina secondo il sito antidroga del governo italiano. Già pochi milligrammi possono quindi rivelarsi letali. È farmaco di routine per il dolore maggiore, quello chirurgico, con effetto antidolorifico e anestetico. «A me ha salvato la vita dal dolore» ci spiega una paziente del monfalconese.

«Il controllo in Italia è molto più rigido e l’uso è molto più limitato» afferma Pier Eugenio Gobbato, primario di anestesia di Monfalcone «sebbene siamo consci del problema. Inoltre qui abbiamo un sistema sanitario universalistico con diversi tipi di farmaci e di cure (come le terapie fisiche, ecc…) garantendo un approccio multimodale (con uso di antinfiammatori e altro) mentre questo manca per il sistema sanitario americano, in cui i cittadini si ritrovano a dover gestirsi da soli le cure. Inoltre, le aziende promuovono campagne fraudolente e c’è una grossa libertà e facilità d’accesso ai farmaci». In Italia e in Europa, per il momento, la situazione sembra monitorata passo passo.

L’uso degli oppiodi con fini medici è stato ampliato in Italia con la legge 38 del 2010 per l’accesso alle cure palliative per il dolore grave, promuovendone l’uso giustificato e controllato. Con il decreto del 30 giugno 2020, il Fentanyl e i suoi derivati sono stati inseriti nella Tabella I delle sostanze stupefacenti e psicotrope a causa della forte dipendenza che possono causare. Non tutte le persone che usano questi farmaci diventano dipendenti ma la dipendenza, fisica e psicologica, può scatenarsi molto più facilmente.

Proprio per questo, l’ospedale di Monfalcone, come alcune altre realtà nazionali, ha creato dal 2023 un gruppo multidisciplinare costituito da anestesisti della terapia del dolore, medici per le cure palliative, medici del pronto soccorso e del SerD per intercettare casi di abuso di questo tipo ed elaborare insieme soluzioni di riduzioni di terapia in sensibilità alla problematica.

Negli Stati Uniti, invece, essendoci un sistema sanitario privatizzato, le aziende hanno potuto fare i propri comodi. Negli anni Novanta è stato promosso in maniera fraudolenta l’ossicodone dalla Purdue Pharma con la nascita di un vero e proprio business degli oppiodi. A farne le spese, la classe operaia con dolori cronici. I pazienti, ormai divenuti dipendenti, hanno dovuto sopperire alla mancanza di ossicodone con il Fentanyl, con sintomi di astinenza più forti, duraturi e rapidi di altri oppioidi. L’ossicodone, peraltro, è venduto anche in Italia dall’azienda Mundipharma per dolori cronici difficilmente trattabili da antidolorifici..

Un mondo sommerso
Nel mondo illegale, secondo lo studio dell’Istituto Mario Negri (2020-2022), ad oggi in Italia al primo posto per uso si trova la cannabis (51 dosi al giorno ogni 1000 abitanti), seguita da cocaina (circa 11 dosi) e dall’eroina (circa 3 dosi). Si registra un aumento dell’uso di sostanze in tutte le fasce d’età. Per la fascia giovanile, esso riguarda le nuove sostanze psicoattive (Nps) dove, per gli oppioidi sintetici, si registra un utilizzo del 0,9%, secondo la relazione annuale parlamentare sul fenomeno delle tossicodipendenze 2023. Un particolare da tener d’occhio, riguarda l’analisi delle acque reflue italiane in cui risultano positive ben 26 città su 33 di 20 regioni al Fentanil e 4 su 33 al Norfentanil.

A tal proposito, lo studio commenta: «Il fentanil è stato identificato in quasi tutte le città monitorate; tutti gli altri fentanili o metaboliti sono stati analizzati ma non rilevati. Bisogna osservare che questi risultati “negativi” trovano riscontro anche in altri studi simili condotti recentemente in Europa. In complesso, i dati suggeriscono che in Italia e in Europa i fentanili siano utilizzati in misura probabilmente ridotta e in maniera occasionale, diversamente da quanto si è osservato negli Usa negli ultimi anni». La ricercatrice responsabile dello studio, Sara Castiglioni, afferma: «Le acque analizzate derivano da depuratori cittadini e non sono quindi dedicati alle strutture ospedaliere, che possono o meno farne parte. Si presume che quasi totalmente questi risultati possano derivare dalla farmacologia».

Non è chiaro, quindi, come un dato così alto si ritrovi nei depuratori comunali nonostante un utilizzo routinario sì ma sempre considerato di nicchia di questi tipi di farmaci. Situazione similare anche per i dati sugli oppioidi del report parlamentare 2021: «In termini assoluti il sequestro di eroina e altri oppiacei nel 2021 è in diminuzione e rappresenta poco meno dell’1% di tutte le sostanze sequestrate dalle forze dell’ordine (eccetto che per il Friuli Venezia Giulia, in cui sono aumentati) mentre con l’analisi delle acque reflue si stima un incremento di dosi giornaliere pari al 33%, che da 2,4 dosi ogni 1000 abitanti passano a 3,2».

«Gli oppiacei risultano, quindi, tra le sostanze meno diffuse in Italia, eppure restano protagoniste in molte aree di indagine, dalla domanda di trattamento alle conseguenze sanitarie. (…)». «L’impatto sistemico di questa sostanza sul tessuto sociale si riflette anche sui sistemi di cura e trattamento delle dipendenze nel sistema carcerario: l’eroina rappresenta, infatti, la seconda sostanza primaria tra i detenuti in carico ai servizi per le dipendenze (…)» conclude lo studio.. «nonché responsabile della maggior parte dei decessi per overdose».

Un’ulteriore allarme arriva da una ‘nuova’ classe di oppiodi rilevata in Europa, circa venti volte più potente del fentanyl, chiamata nitazene, altri oppiacei antidolorifici creati sessant’anni fa poi mai autorizzati per uso clinico in quanto troppo potenti.

«Quello che sta accadendo in America sta già accadendo qui da un paio d’anni, ma è un mondo sommerso» afferma chiaramente la oresidente nazionale della FeDerSerD. «I dati sono sottostimati. Il pericolo dei painkiller e degli oppiodi sintetici usati come sostanze psicotrope riguarda soprattutto le fasce più giovani».

Uno studio di Orioli del 2019 per la FederSerD rivelava come già nel 2016-2017 sono arrivati in Europa 38 nuovi oppioidi di cui 28 fentanili. I morti da fentanili di quegli anni sono stimati a 250, secondo i dati dell’Emcdda. Nel 2017 ci fu invece il primo caso in Italia (3 in Europa, ndr) di decesso per un derivato del fentanyl, l’Ocfentanil. Negli stessi anni ci furono altri decessi e arresti per mercato nero di oppiodi sintetici. Nel 2018 in Europa sono morte 53 persone per il carfentanil (Liga, FederSerD).

I sintomi sono simili e difficili da distinguere sia da operatori del settore che da consumatori dipendenti. Per questo, pericolosissimi. Lo stesso Fentanyl, arrivato originariamente dalla Cina e poi approdato negli Usa, è di difficile determinazione nelle matrici biologiche per le piccole quantità in cui presente. «Il 20-30% dei pazienti a cui è prescritto come farmaco passa all’abuso; l’8-12% di questi sviluppa ‘l’opioid use disorder’; il 5-10% di chi inizia ad abusare di oppiodi passa all’eroina».

Caso Pasimafi e la legge 38/2010
Per capire quanto sia delicato il business degli oppiodi, bisogna ricordare il caso Pasimafi, inchiesta giudiziaria effettuata dal 2015 al 2018, sulle attività di Guido Fanelli, ‘padre’ della legge 38/2010 e ai tempi anestesista ed ex presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative del Ministero della Salute, accusato «di corruzione e riciclaggio, sperimentare farmaci e intascare tangenti dalle case farmaceutiche». Furono in tutto arrestati 19 medici, indagate 75 persone e messa luce sui conti di 17 aziende come la Mundipharma e la Molteni.

Alla fine i Tribunali di La Spezia e di Parma hanno archiviato le accuse. Non si può negare come oggi il dolore sia ufficialmente considerato una malattia da curare nell’immediato grazie anche al suo intervento. La vicenda, comunque, ha scosso e non poco in quanto la prima di questo tipo in Europa. Per questo motivo, l'Associated Press nel 2019 ha svolto un'inchiesta sulle connessioni tra il caso italiano e il caso nato proprio da Purdue Pharma per evitare che un’epidemia simile si ripeta anche in Europa, trasformandosi in una pandemia.

Cosa succede al sistema sanitario italiano?
La malattia della dipendenza rischia di incontrare un ulteriore problema con l’avanzare della privatizzazione del sistema sanitario italiano. Il report dell’Osservatorio sulle dipendenze regionale del 2021 registra «un numero di operatori equivalenti in forza ai Servizi per le dipendenze nel corso del 2021 di 234,35» ovvero «in Asfo risulta essere di 3,39 operatori ogni 100 utenti mentre in Asufc e Asugi è rispettivamente di 1,19 e 1,78 operatori ogni 100 utenti». Ciò vuol dire che risulta esserci un numero ridottissimo di personale qualificato.

Il rapporto dell’Oised 2023 afferma che, a livello nazionale, registriamo «1 SerD ogni 100.000 abitanti» e che «nel periodo 2015-2022, il numero di SerD in rapporto alla popolazione si è ridotto del -11,2% ogni 100.000 abitanti (soprattutto al Nord)». Rispetto al 2015, «il numero medio di unità di personale si è ridotto di 0,5 unità ogni 100 tossicodipendenti in carico. Il privato Sociale (2022) ha in carico, all’incirca, 16.315 utenti di cui il 66% in strutture residenziali, il 26% in quelle ambulatoriali e l’8% in semiresidenziali».

Da segnalare anche la riduzione di personale qualificato nell’ambito della tossicologia: i centri antiveleni sono ridotti ormai da anni a tre/quattro centri specializzati in tutta Italia. Conferma il dottor Locatelli del Centro antiveleni di Pavia: «L’attività è svolta in modo volontario con l’aiuto di alcuni enti (privati ndr). Non abbiamo purtroppo un corretto accreditamento».

A monte, ancora, la difficoltà di trovare corsi universitari istituzionalizzati sulle dipendenze e tossicologia. La Presidente del FeDerSerD, a tal proposito, conferma: «Attenzioniamo da anni il bisogno formativo universitario per tutti i medici». Continua: «Se medici d’urgenza e di base non sono formati sulle dipendenze si rischia di sottovalutare la problematica e di arrivare troppo tardi in situazioni altrimenti recuperabili». Molto, quindi, dipende dalla responsabilità del medico di base o colui che prescrive i farmaci, evitando rischi di errore o situazioni d’abuso.

In conclusione
Il Fentanyl è quindi solo la punta dell’iceberg di una situazione più complessa in cui mondo legale ed illegale, business e cura, convenienze geo-politiche mondiali di grandi e medi, hanno confini molto labili. Perché improvvisamente tanta ‘attenzione’ sulla situazione americana se si continuava a ribadire la (relativa) calma della situazione europea? Quanti oppiodi creati in laboratorio e poi scartati dovranno ancora uscire dai laboratori? Perché non formare personale adeguato che possa andare incontro ai bisogni di chi cerca una via d’uscita? In tutto questo, come sempre, a farne le spese sono le persone più fragili. Se la responsabilità spesso è nelle mani di qualcuno più in alto, a restare consapevoli e proteggerci, alla fine, restiamo noi stessi.

Foto Drug Enforcement Administration (DEA)/Flickr

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione

×