Cormons, la passione per il jazz espressa in pittura da Alessandro Maran

Cormons, la passione per il jazz espressa in pittura da Alessandro Maran

DAL 22 AL 26 OTTOBRE

Cormons, la passione per il jazz espressa in pittura da Alessandro Maran

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 23 Ott 2025
Copertina per Cormons, la passione per il jazz espressa in pittura da Alessandro Maran

La personale del politico e artista goriziano è visitabile in via Matteotti 59. Presenta una ventina di opere dedicate a questo stile musicale realizzate ad olio e acrilico su tela.

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Dal 22 al 26 ottobre, in via Matteotti 59 a Cormons, sarà possibile visitare l’esposizione personale “Di che colore è il jazz?” di Alessandro Maran, politico e artista goriziano che presenta una ventina di opere dedicate al mondo del jazz, realizzate ad olio e acrilico su tela. L’inaugurazione tenutasi ieri sera, alle 18.30, è stata accompagnata da un’esibizione musicale e dagli interventi di Emanuela Uccello e Flavio Massarutto.

L’universo del jazz — con le sue tonalità calde, i suoi ritmi irregolari e la sua libertà espressiva — incontra la pittura di Alessandro Maran, che torna a esporre con una mostra intima e personale. “Di che colore è il jazz?” non è solo un titolo evocativo, ma una domanda che attraversa l’intera esposizione, dove il suono diventa colore e la musica si fa memoria e gesto. Le tele, una ventina in tutto, restituiscono volti, strumenti e atmosfere di una musica che è al tempo stesso linguaggio, sentimento e storia.

Nato a Grado nel 1960, diplomato all’Istituto tecnico nautico e oggi residente a Gorizia, Alessandro Maran è una figura nota soprattutto per la sua lunga carriera politica. Dopo l’impegno nei movimenti studenteschi alla fine degli anni Settanta, aderì al Partito Comunista Italiano, di cui fu consigliere comunale e vicesindaco nella sua città. Seguirono ruoli di rilievo nei Democratici di Sinistra e poi nel Partito Democratico, con diversi mandati parlamentari: eletto per la prima volta alla Camera nel 2001, confermato nel 2006 e nel 2008, e infine senatore nel 2013. Ha ricoperto incarichi nazionali come vice-capogruppo del PD al Senato e ha partecipato al progetto di Mario Monti con Scelta Civica, prima di aderire a Italia Viva. Oggi, accanto alla consulenza aziendale e alla scrittura — collabora con Il Foglio e Il Riformista — coltiva una passione che lo accompagna da sempre: quella per il jazz e per l’arte.

«Del fatto che si debba o meno coltivare delle passioni è un dibattito che va avanti dall’antichità», racconta Maran. «Io che ho ormai i capelli bianchi la penso come Steve Jobs, che parlando ai ragazzi di Stanford li invitava ad avere il coraggio del cuore e dell’istinto, perché questi sanno cosa vogliamo davvero. Di passioni ne ho avute diverse, a partire da quella politica che ha segnato la mia vita, ma anche allora ero governato dalla musica jazz. Ho cercato per anni di salire le scale impervie col clarinetto, tentando di riprodurre quei suoni che ascoltavo appassionatamente. Ho capito presto che certe vette non potevo raggiungerle».

È proprio da quel limite che nasce la pittura di Maran, intesa come atto di devozione più che come semplice esercizio artistico. «Tra le varie passioni che ho coltivato fin da piccolo, ma che avevo lasciato per anni, mi sono riavvicinato alla pittura, collegando il mio amore per il jazz con le tele. Questo è un tipo di pittura di “devozione”, con l’ingenua pretesa di rappresentare non tanto un’esigenza creativa, ma soprattutto una conferma di fede».

Un approccio che trova eco nelle parole del giornalista e critico musicale Flavio Massarutto, che scrive di jazz per Il Manifesto e per il suo supplemento culturale Alias: «In questa mostra Alessandro ci fa vedere un po’ della sua discoteca e della sua libreria, attraverso le didascalie raffinate sotto ogni tela. Ci mostra quanto sia il prototipo del “jazz fan”, il custode di qualcosa che considera sacro e che coltiva con un’erudizione spinta all’estremo. La narrazione del jazz è costruita da diversi soggetti: i musicisti, i giornalisti e, infine, proprio i jazz fan».

Così, tra colori e suoni, Maran invita lo spettatore a condividere la sua fede nella musica. Le sue tele non illustrano semplicemente il jazz: lo evocano, lo respirano, lo trasmettono. E la risposta alla domanda del titolo — “di che colore è il jazz?” — non è univoca, ma si trova nel dialogo tra artista e pubblico, tra pennello e melodia, tra silenzio e improvvisazione. La mostra sarà visitabile dal 22 al 26 ottobre 2025, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30, presso via Matteotti 59, Cormons (GO).

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