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Cormons, Jazz&Wine fa il boom: 6mila presenze e alberghi sold out

Paolo Fresu e Omar Sosa hanno chiuso ieri il festival con il progetto Food, più del 50% del pubblico proveniente dall'estero.
Si chiude con un bilancio importante la 26ma edizione del festival transfrontaliero Jazz & Wine of Peace, organizzato da Circolo Controtempo di Cormons con la direzione artistica di Mauro Bardusco. Dopo 26 anni, la manifestazione testimonia la sua unicità nel panorama dell’offerta italiana di jazz, con un festival che per quattro giorni trasforma il Collio friulano e sloveno nel palcoscenico dei grandi protagonisti del jazz mondiale. Forza che deriva anche dall’intreccio vincente con la straordinarietà dei vini e dell’offerta gastronomica, confermandosi riuscito esempio della capacità di proporre turismo culturale.
Un successo non solo per la qualità della musica e per i 19 concerti, dei quali 17 sold out, ma appunto per la presenza di pubblico, che ha superato i dati del periodo pre-Covid con più di 6mila presenze, più del 50% provenienti dall'estero. Pubblico in maggioranza austriaco, seguito da appassionati in arrivo da Slovenia, Croazia, Germania e altri paesi nordeuropei. Non meno affollati, di giorno come di sera, i locali di Cormòns, cuore della manifestazione, che hanno accolto pubblico e musicisti e c’è molta soddisfazione per la ricaduta in termini di indotto, da parte delle strutture ricettive del territorio.
Aalberghi, bed & breakfast e agriturismi hanno infatti registrato diversi tutto esaurito. Un duo d’eccezione, domenica sera, ha fatto calare il sipario sul festival: Paolo Fresu e Omar Sosa con il loro progetto “Food” che ha messo in musica i suoni e i rumori del cibo, preceduto da un incontro nella cantina Borgo San Daniele dove i due musicisti hanno parlato anche di etica e sostenibilità del cibo facendo da testimonial alla causa del Banco alimentare del Friuli Venezia Giulia e alla colletta alimentare del prossimo 18 novembre. “Food” è stato l’ultimo dei tanti “tutto esaurito” registrati dal festival.
Da Enrico Rava a Henry Texier, da Yamandù Costa e Vincent Peiranì al trio Sheppard Marcotulli e Bica fino a Fariselli con il progetto Open Area, i grandi nomi del jazz – i più blasonati così come la nuova scena - hanno calcato i palchi di 4 teatri e 16 fra cantine e dimore storiche a cavallo fra Friuli e Slovenia. Spazio alla solidarietà, con il sostegno, oltre che al Banco alimentare Fvg, all’Associazione amici del cuore di Trieste attraverso l’anteprima e molta emozione per la band tutta speciale che ha suonato al Kulturni Dom di Gorizia, un concerto di musicisti e utenti del Centro di salute mentale di Gorizia.
Quest'ultimo hanno preso parte al workshop di Zlatko Kaučič, organizzato dal festival con la cooperativa La Cisile e il Consorzio del Mosaico. Oggi come 26 anni fa, lo spirito con cui organizzano il festival è rimasto comunque lo stesso dell’intuizione iniziale: utilizzare la ricca e prestigiosa produzione enologica e la musica jazz nel segno del superamento dei confini e del valore della "mescolanza" delle genti.
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