LO SFOGO
Sul contesto socio lavorativo di Monfalcone, parla l’ex presidente Ascom Antonelli

L’ex presidente della categoria analizza le ripercussioni sociali che ci sarebbero sulla città senza la presenza di lavoratori stranieri che prevale in Fincantieri.
Si affida ad un post social per dire la sua. La notizia si espande e crea molte reazioni. Contattato dalla nostra redazione, Roberto Antonelli conferma esattamente quanto ha scritto. Fino al mantenimento del suo incarico come presidente di Ascom, ha preferito tenere un profilo sommesso ed è stato ad osservare, ma il suo silenzio non era dovuto ad un blocco di chissà quale "più alta origine". «Non ho voluto mettere nessuno in cattiva luce – spiega – ora da “libero cittadino” dico un po' di cose».
«Adesso che non sono più presidente Ascom parlo anch'io» commenta e comincia il suo ragionamento parlando della chiusura dei negozi a Monfalcone «per molti dovuta all' arrivo di tanti stranieri a Monfalcone». Di conseguenza, riporta che molti «chiedono la chiusura di Fincantieri». Questo «avrebbe un impatto significativo sul territorio, soprattutto a livello economico e sociale» perché «circa 10mila stranieri e oltre 2.500 italiani lascerebbero il territorio, portando a un aumento della disoccupazione per i monfalconesi». Per Antonelli si fa presto a delineare le ripercussioni principali.
La prima riguarda l’impatto sul mercato immobiliare: «La perdita di lavoro per migliaia di persone si rifletterebbe sulla domanda di alloggi. Gli appartamenti affittati, oltre 1500 soprattutto per i lavoratori, potrebbero rimanere vuoti, oltre 80 negozi a momento affittati agli stranieri, verrebbero chiusi, portando a un calo dei valori immobiliari. Gli investimenti immobiliari perderebbero valore, poiché la richiesta di affitti e compravendite diminuirebbe drasticamente» avverte l’ex presidente di Ascom. La seconda, è quella che riguarda l’effetto sui commercianti e attività locali.
«I negozi che servono quotidianamente oltre 30mila e 300 persone come supermercati, bar, ristoranti e molto altro – riflette - subirebbero un forte calo di clientela, con una probabile chiusura o riorganizzazione di molte attività commerciali, soprattutto quelle che si basano su una clientela proveniente dal Cantiere senza il quale, a quel punto, la città rimarrebbe ancora più spenta e buia». Riferendosi ad una popolazione per la maggioranza over 65, «al momento attuale con circa 6.500 anziani su 30.300 abitanti», secondo Antonelli «la popolazione di Monfalcone è già in gran parte composta da pensionati».
E ancora: «La chiusura di un'industria così grande renderebbe ancora più difficile il mantenimento dei servizi pubblici, specialmente quelli legati alla sanità e al welfare, creando potenziali difficoltà per la popolazione più anziana e vulnerabile». Quindi pone lo sguardo sull’effetto socioeconomico di tutto questo. «La riduzione delle opportunità lavorative – afferma - potrebbe spingere molti giovani e lavoratori attivi a lasciare la città in cerca di nuove opportunità altrove, contribuendo a un ulteriore invecchiamento della popolazione e a una desertificazione demografica ed economica del territorio».
Infine l’attenzione viene posta sul drastico calo della popolazione che «da 30300 abitanti passerebbe a forse 17mila». «Chiedo ai saggi della tastiera dove andremmo a finire – rivendica in chiusura l’ex presidente di Ascom anche perché Fincantieri fa il 10 % del Pil regionale. Forse, negli ultimi anni, la città è stata denigrata a livello nazionale un po' troppo...».
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