Una Chiesa fatta di donne, tra Cormons e Romans il movimento che fece la storia nel Settecento

Una Chiesa fatta di donne, tra Cormons e Romans il movimento che fece la storia nel Settecento

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Una Chiesa fatta di donne, tra Cormons e Romans il movimento che fece la storia nel Settecento

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 08 Mar 2021
Copertina per Una Chiesa fatta di donne, tra Cormons e Romans il movimento che fece la storia nel Settecento

Ferruccio Tassin racconta le vicende di questo gruppo di donne, passate alla storia del Friuli per il loro impegno sociale.

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“Cormòns dee forse più alla Grotta, che a coloro, i quali vi furono posti a promuovere i comuni vantaggi”: il giudizio di Carlo Morelli su Orsola de Grotta, fondatrice dell’Istituto delle Consorelle della dottrina cristiana, vale più di una biografia. A lei è legata la chiesa di S. Caterina, o santuario di Rosa Mistica, a Cormons. Donna di capacità non comuni, tanti che andò personalmente a Roma e a Vienna per la sua istituzione, nel 1714 fonda la sua prima casa e vi porta la statua della Madonna che l’artigiano cormonese Francesco Regola aveva realizzato. Era destinata alla stanza della sua abitazione, dove aveva incominciato a insegnare alle fanciulle la dottrina cristiana.

La statua non era granché. La Grotta non la voleva, ma il Regola la invitò a tenerla: avrebbe suscitato prodigi. Conosciamo le Consorelle e la loro attività anche visivamente, in due pale d’altare. Il pievano di Brazzano, Adalberto Pittoni ne spiega le origini: “… In Cormòns, terra popolatissima… si diede principio alla Dotrina cristiana… et a questo fine distinte le classi, si esibirono per il sesso femineo diverse signore ben instrutte et civili… ”. Nel 1718, Orsola e le consorelle si trasferiscono nel nuovo convento. Il Patriarca di Aquileia, Dionisio Delfino, voleva la Grotta a Udine, ma lei preferisce Romans d'Isonzo.

La idea di una filiale era nata già nel 1716, quando a Romans viene da Idria il pievano de Taccò. Già a Idria era interessato alla attività delle consorelle, così cerca una casa adatta alle loro esigenze. Il parroco fa sì che il prezzo di vendita sia mite; il padre della de Grotta investe anche la dote di lei e della sorella Caterina che si unisce nell’impresa. Le consorelle cominciano a venire ogni tanto a Romans e a insegnare la dottrina sotto il portico di quella che sarebbe stata la loro casa, dove accorreva tanta gente. Vi portano la statua della Madonna. Ma le difficoltà stanno in agguato per una opposizione di non poco conto: il pievano Catterini, all’inizio favorevole, forse vede una turbativa alla vita parrocchiale.

Si accresce l’ostilità, quando le suore ottengono l’apertura di un oratorio privato. L'energica suora sventa una denuncia al nunzio apostolico a Vienna. Non insegnavano solo dottrina a Romans, ma anche lettura, scrittura e lavori donneschi. Desiderano costruire una chiesa. Quando la “Madre Orsola” va alla Corte di Vienna, è raccomandata alla contessa Anna Petazzi, che le accorda una certa somma per iniziare i lavori nel 1737. L’altar maggiore aveva una pala di Pietro Bainiville,che rappresentava “la gloriosa Madre di Dio… incoronata dalla Triade Augustissima Regina del cielo e della terra. Un poco più sotto della Vergine… sei consorelle… con l’ampio candido velo che loro copre il capo... Ai piedi a sinistra si scorge una vecchierella che figura S. Anna…a destra, anch’essa inginocchiata, si vede…Santa Caterina da Siena …che le consorelle veneravano qual lor patrona e maestra. Fra S. Anna e la Vergine senese vi sono alcune vispe fanciullette che stanno pregando…”.

La chiesa il 16 maggio 1740 ebbe la benedizione dall’arcidiacono Luca Sertorio Delmestri. Nel 1753, il primo arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele d’Attems, visita la chiesa. La fine improvvisa (1775) della comunità in Romans non fu dovuta, come più volte è stato detto, al solito Giuseppe II, ma all’arcivescovo di Gorizia mons. Rodolfo Giuseppe Edling, che addusse motivazioni pratiche: essendo soltanto in 10, le consorelle non avrebbero potuto provvedere alle case di Cormòns e di Romans.

L’ultima messa venne celebrata il 9 novembre, poi la partenza e la nostalgia dei Romanesi per la loro capacità di insegnare, e la carità.  La fine venne dai francesi, in nome di una liberté e di una fraternité più predicate che praticate. Va sottolineato il valore rivoluzionario dell’insegnamento alle fanciulle, promosso, poi, dalla riforma teresiana, ma che sarebbe stato tentato capillarmente dagli occupatori francesi, e realizzato con discrete percentuali solo verso metà ’800 dal governo austriaco.

Le donne che avevano imparato a scrivere erano una risorsa, perché diventavano a loro volta maestre. Chi legge la loro precisa e severissima regola, si accorge che, alla base di tutto, era la carità, quella cantata da San Paolo nella lettera ai Corinzi; la loro era la carità del sapere, continuata dalle Suore della Provvidenza fondate da San Luigi Scrosoppi (1804 -1884), che presero il loro posto arrivando da Udine nel 1866, da ricordare in molti luoghi anche per l’insegnamento, e per la carità eroica nell’ assistenza ai soldati mandati al massacro nella grande guerra sia in Austria che in Italia.


Nella foto: Le Consorelle della dottrina cristiana, una storia per immagini raccontata in una pala d’altare dal pittore palmarino di origina francese Pietro Bainville (1674-1749).

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