LA NOTA
Anticipata l'accensione del riscaldamento nelle scuole, «sette ore al giorno senza ulteriori autorizzazioni»

Il sindaco Ziberna rassicura la comunità, scuole e ospedali non avranno bisogno dell'ok del comune. Via libera anche per i cittadini.
I colori dell’autunno illuminano le giornate a tinte calde, riportandoci le caldarroste e cancellando le ormai nostalgiche immagini dell’estate. Con il calo termico la prima neve ha imbiancato le montagne della nostra Regione, mentre bora e pioggia imperversavano su pianura e costa. A risentirne sono state anche le scuole di Gorizia, molte delle quali in attesa della fatidica giornata di accensione del riscaldamento. Secondo il decreto comunale – che ottempera al decreto del Presidente della Repubblica del 16 aprile 2013 n. 74 - gli impianti termici possono rimanere accesi dal 15 ottobre al 15 aprile dell’anno successivo per un massimo di quattordici ore al giorno. In caso di cali termici è tuttavia consentita l’accensione degli stessi per un numero massimo di sette ore giornaliere nei restanti periodi dell'anno, senza necessità alcuna di apportare modifiche al decreto comunale.
A chiarire in merito alla possibilità di far fronte alle basse temperature anticipando il 15 ottobre è lo stesso primo cittadino di Gorizia Rodolfo Ziberna: «A fronte del vistoso calo delle temperature registrato negli ultimi giorni – rimarca – voglio rassicurare quanti chiedono se sia già consentito accendere il riscaldamento. Premesso che realtà come scuole e ospedali possono naturalmente farlo secondo le necessità, le altre utenze sono già oggi autorizzate ad attivarlo per la durata di sette ore al giorno, senza necessità ulteriore di autorizzazioni, a patto che negli ambienti non vengano superati i 20° - 22°». Un’opportunità delineata sullo stesso sito comunale, nel quale si aggiunge come «in presenza di condizioni climatiche particolarmente avverse il Sindaco – con apposita ordinanza – stabilisce orari o periodi di accensione più ampi rispetto a quelli previsti dall’articolo 3 del comma 1».
Da un lato l’imprevedibilità dei cambiamenti climatici contrappone repentini cali termici a ondate di calore o precipitazioni brevi di grossa entità, contro cui l’amministrazione comunale sarà chiamata a misurarsi. Dall’altro sarà ancora possibile assicurare agli studenti e al personale scolastico ambienti confortevoli e temperature adeguate alle attività svolte, senza la necessità di sopportare drastici cali termici. «Le scuole di competenza comunale non devono chiedere autorizzazione – chiarisce il sindaco – come non la chiedono gli ospedali. Scuole e ospedali possono accendere gli impianti nel caso in cui faccia freddo». Sono sei le zone individuate e le ore complessive di accensione: si va dalla “A” di Lampedusa - in cui si accende il riscaldamento dal primo dicembre al 15 marzo per un massimo di sei ore giornaliere - alla “F” delle aree montane, che non prevede limitazioni di periodo e orario. «Il nostro territorio comunale è inserito nella fascia climatica E», conferma il sindaco, dove la possibilità di tenere in funzione l’impianto si estende nell’orario compreso fra le 5 e le 23. «Ma se pure ci fossero temperature esterne alte – ipotizza - sarebbe comunque possibile accendere il riscaldamento per sette ore, perché è previsto per legge».
Affidata alla valutazione dei singoli dirigenti è quindi il caso specifico, in considerazione del grado di efficientamento energetico apportato all’edificio e alle migliorie previste dall’Ente di decentramento regionale per contrastare la dispersione termica. «Abbiamo speso 20 milioni in ottimizzazioni – sottolinea – molti edifici hanno già i pannelli fotovoltaici, laddove la Soprintendenza li lascia mettere. La nostra priorità assoluta, però, è volta all’antisismico. Può essere sufficiente una scossa lieve e crolla qualcosa sulla testa». Numeri alla mano, fra il settembre dello scorso anno e quello del 2025 nelle scuole italiane sono stati denunciati 71 crolli, per lo più correlati alla vetustà degli edifici. Metà dei quali risale agli anni antecedenti al 1976, come è il caso di gran parte delle scuole goriziane. Se il nucleo del liceo classico – oggi ospitato nella sede dell’Isis D’Annunzio – risale al Seicento, i licei “Slataper” sono frutto della riforma teresiana settecentesca. La speranza è che per ciascun istituto venga assicurata adeguata riqualificazione ed efficientamento, a consolidamento di peculiarità e ricchezze che rappresentano l’investimento indispensabile per le generazioni che verranno. (Foto: Rossana D'Ambrosio).
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