Alla scoperta del territorio
Comunità e turismo lento nella Capriva del Friuli di Daniele Sergon

Viaggio nella Capriva di Daniele Sergon, tra le sfide del futuro agli obiettivi di oggi.
Alle pendici del Collio, Capriva del Friuli è uno dei centri più rappresentativi dell’Alto Isontino e della sua vocazione vitinicola. Abbiamo incontrato il suo primo cittadino, Daniele Sergon, 39 anni, per scoprire le particolarità di questa zona e quali sono le sfide su cui puntare per il futuro.
Lei è stato riconfermato l’anno scorso, dopo già una prima esperienza amministrativa. Com’è cambiata Capriva in questi anni?
La mia esperienza è nata nel 2004, quando a 22 sono entrato in Consiglio comunale per la prima volta. In questi anni, il comune è cambiato ma il tessuto sociale ha mantenuto la struttura di comunità. Tutte le associazioni sono riuscite a superare il mutamento avvenuto con il tempo, io stesso vengo dal mondo associativo.
Anche nel mondo della scuola, grazie ai due comitati dei genitori, il senso di comunità si è salvato: queste realtà sono essenziali in un luogo come Capriva, altrimenti diventeremmo un “dormitorio”. Vedo che quest’aspetto in altre zone è sempre più povero, invece da noi sta reggendo e la collettività è attiva.
Tutto questo ha avuto un effetto su come gli abitanti di Capriva vivono il paese? E come si è sviluppata l’economia in questo senso?
Certamente, le conseguenze di questi fattori hanno contribuito a un innalzamento della qualità della vita. C’è poi la questione dello sviluppo enoturistico, su cui però ci siamo scontrati con la stringente burocrazia, che ha portato il comune anche su palcoscenici importanti: è aumentato il numero di aziende del settore a conduzioni familiare e vorrei che questo sviluppo proseguisse e si rafforzasse.
Sul tema scuole, com’è stata affrontata la ripartenza in questi primi mesi?
Sono state le settimane più difficili da quando sono amministratore. In tutti questi anni abbiamo cercato di rispondere a una serie di esigenze, ma le nuove disposizioni anti-contagio ci hanno messo in difficoltà. Siamo comunque riusciti a fare rete tra amministrazione, comitati genitori e istituto comprensivo, potendo così mantenere tutti i servizi che avevamo. La scuola dell’infanzia è stata aiutata dalla struttura nuova e adeguata per gli spazi; la primaria, che accoglie anche parte dei bambini dei comuni limitrofi, ha richiesto più lavoro ma siamo riusciti ad attivare anche le attività pomeridiane. Grazie alla collaborazione con Moraro, inoltre, abbiamo anche il servizio scuolabus.
La serie tv “Volevo fare la rockstar 2” ha come set anche Capriva. Queste iniziative che ruolo possono avere nella promozione turistica del territorio?
Ci credo molto, anche per quanto riguarda l’importanza del progetto delle Città del vino. Ovviamente ci sono strutture di eccellenza che fanno da traino, come il Castello di Spessa, e che forse in passato vedevano una clientela esclusiva. Oggi possono essere capofila per tutto il territorio. Il problema è che in Italia per dare vita a un progetto imprenditoriale servono diversi anni, ma oggi stanno nascendo molte realtà interessanti. Il turismo va gestito come un’industria, ossia deve portare occupazione e benessere, in Collio in particolare. La candidatura a Patrimonio Unesco è un’occasione unica, comunque vada, e altrettanto importante è il settore delle due ruote, promuovendo la cultura della bici.
Per quanto riguarda la candidatura del Collio/Brda, la controparte slovena dev’essere vista più come un partner che come un rivale, come avveniva in passato?
Assolutamente sì. La storia unica di questo territorio ci porta a considerarlo come un insieme unico. Ovviamente il protagonista principale è il vino e dobbiamo raccontare dove nasce, ogni volta che racconto la sua storia tutti rimangono affascinati. Metaforicamente, siamo riusciti a fare un prodotto eccezionale all’interno del bicchiere, ma è una parte minima: tutto il resto, il vuoto del calice, è il territorio. Questa è una cosa che abbiamo solo noi.
L’industria del turismo che ruolo avrà nel rilancio economico dell’Isontino?
Potrebbe essere il comparto trainante per la ripresa. È vero che abbiamo realtà industriali importanti nelle grandi città, ma questa è una zona inesplorata. Sicuramente non abbiamo bisogno di turismo di massa, ma lento e sostenibile. Il Goriziano è fatto apposta per questo, chi viene qui e assapora i nostri prodotti non può che tornare a casa inebriato, e non deve farsi dividere da stupide fazioni rivali. L’intero sistema regionale ne ha bisogno.
Come si portano i turisti in queste zone con nuove infrastrutture, coniugando anche il rispetto per l’ambiente?
In questi ultimi 15 anni sono stati fatti importanti passa in avanti, come il Piano paesaggistico regionale. Ho sempre visto la volontà di connettere il territorio ma rispettando le sue peculiarità. Forse negli anni ’70/’80 abbiamo vissuto momenti di difficoltà con iniziative private che hanno rischiato di rovinare l’ecosistema, ma oggi c’è una coscienza in tutti di quanto questo sia importante e tutte le iniziative vanno in questa direzione. Tutti sappiamo che a Capriva non possiamo mettere capannoni industriali, ma serve una rete di strutture ricettive su edifici esistenti. Dobbiamo anche aiutare le piccole realtà ad accedere ai fondi europei che ci sono ma che la burocrazia ostacola, altrimenti ci sarà un dislivello troppo grande tra questi e le imprese trainanti.

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