La comunità musulmana festeggia Eid Al Adha, in 300 pregano a Gorizia

La comunità musulmana festeggia Eid Al Adha, in 300 pregano a Gorizia

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La comunità musulmana festeggia Eid Al Adha, in 300 pregano a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 28 Giu 2023
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La comunità, composta in gran parte da africani e maghrebini, si è ritrovata questa mattina alla Madonnina per la preghiera dedicata ad Abramo.

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Cade oggi la festa dell'Eid Al Adha, ossia del sacrificio che per la comunità musulmana è importante tanto quanto la ricorrenza di fine Ramadan. Anche a Gorizia, circa 300 fedeli si sono ritrovati negli spazi della sala parrocchiale della Madonnina, dalle 7 alle 8.30 di questa mattina, per ricordare uno degli episodi riportati dal Corano comuni alla tradizione giudaico-cristiana: il sacrificio che Abramo era pronto a fare di suo figlio, su richiesta del Signore. Alla fine, però, quest’ultimo lo fermò prima dell’atto.

“Abbiamo ricevuto lo spazio dalla parrocchia - spiega il referente dell’associazione organizzatrice al Huda, ossia “la retta via”, Abderrahim Benfeddoul - che ringraziamento per la sua disponibilità, aiuta sempre la nostra comunità. La festa vedeva insieme uomini, donne e bambini, è la nostra tradizione principale insieme al Ramadan”. La cerimonia è quindi iniziata con il takbīr, ossia l’invocazione di Allah che anticipa la preghiera, proseguendo quindi con il rito. Un momento per iniziare insieme la giornata, prima del lavoro.

Nella narrazione coranica, si vede Abramo sacrificare suo figlio Ismaele in un sogno. Mentre si accinge ad obbedire all’ordine divino, il Patriarca viene fermato dall’angelo Gabriele, inviato da Dio. Vedendo che Abramo stava per sacrificare l’unico figlio per amore per suo, Dio lo autorizza a sostituire il ragazzo con una “generosa immolazione” che gli studiosi musulmani classici identificano con un ariete. L’episodio è molto simile a quello raccontato nella Bibbia, anche se nel libro della Genesi, il figlio che sta per essere sacrificato è Isacco.

Questo sarà poi progenitore degli israeliti, e non quindi Ismaele. Gli ammaestramenti principali di questo brano sacro sono l’incrollabile fiducia di Abramo in Dio e la proibizione di ogni sacrificio umano ai fini di culto. Questa festa è chiamata anche Eid al-Kebir o “grande festa”, celebrando con il sacrificio simbolico - ma non obbligatorio - di una pecora, capra, vitello o cammello. Gli animali non devono superare una certa età e vanno macellati in maniera rituale, dopo la grande preghiera, in macelli approvati dalle autorità pubbliche.

La tradizione vuole che questa festa sia all’insegna della condivisione e della generosità. La carne risultante dai sacrifici è divisa in tre parti: un terzo per la famiglia, un terzo per i vicini e un terzo per i bisognosi. La giornata inoltre, segna il culmine dell’Hajj (il tempo dell’anno riservato al pellegrinaggio maggiore alla Mecca e a Medina), vale a dire il quinto pilastro dell’Islam. econdo l’islam, il santuario della Kaaba a La Mecca sarebbe stato ricostruito dopo la sua distruzione nel corso del diluvio da Abramo e suo figlio Ismaele.

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