Commissario per le preghiere, la richiesta scatena l'ira del sindaco di Monfalcone

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LA SITUAZIONE

Commissario per le preghiere, la richiesta scatena l'ira del sindaco di Monfalcone

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 05 Apr 2024
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La prima cittadina risponde al legale Latorraca, parlando di un sovvertimento dell’ordinamento istituzionale: «Mistificazioni e arroganza».

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Questa mattina è arrivata la notizia della richiesta della nomina di un commissario ad acta, che garantisca lo svolgimento della preghiera delle comunità musulmane a Monfalcone. Ad avanzarla l’avvocato Vincenzo Latorraca, difensore dei centri culturali. Lo ha reso noto stamane il Comune con una conferenza stampa convocata dal sindaco Anna Cisint. «Il Comune non può essere ridotto a un tappeto su cui pregare – sono le parole di Cisint – quanto avvenuto si dimostra una situazione pericolosa, un attacco al cuore delle istituzioni. È una situazione imbarazzante, un tentativo di delegittimazione degli organi istituzionali».

Il sindaco riferisce di argomentazioni false e rimarca la violazione delle ordinanze comunali che il Consiglio di Stato «ha mantenuto in vigore». Di fatto, le preghiere sono state recitate e continuate in via Duca d’Aosta, in via don Fanin e nel piazzale dell’ex discount Hardi di via Primo maggio già nelle scorse settimane. Anche oggi, penultimo venerdì di Ramadan, tutto sembra essersi svolto come di consueto. La richiesta di un “commissario per pregare” e del conseguente pronunciamento in Camera di Consiglio è – per Cisint - «una questione grave mossa dalle mistificazioni e dall’arroganza» delle comunità islamiche che «hanno una volontà di sopraffazione».

«La nuova istanza inviata dall’avvocato Latorraca al Consiglio di Stato si basa su una rappresentazione del tutto falsa e infondata del modo di agire dell’amministrazione comunale – insiste il sindaco - il Comune entro cinque giorni ha puntualmente attivato il tavolo di confronto e individuato con una puntuale istruttoria tre siti temporanei idonei, agevoli e dignitosi, che rispondono pienamente alle esigenze avanzate, a cui è stata contrapposta dalla controparte la richiesta di una struttura nella quale c’è un cantiere per la sua trasformazione in centro sportivo integrato per disabili e normodotati che sarà pronto a settembre».

«Stamattina – continua – abbiamo presentato le nostre memorie al Consiglio di Stato. Siamo di fronte ad una grave dissimulazione delle associazioni che hanno rivelato il loro volto». Dunque per la prima cittadina, in uno stato laico, il Comune non può agire a tutela di errori del privato e «non ci sono precedenti».

«Nessun vescovo o sacerdote ha chiesto mai posti dove pregare, questi non sono compiti dell’ente pubblico – ragiona Cisint - allora le stesse pretese dovrebbero valere per tutti gli ordini religiosi. Analogamente, poiché anche il lavoro è un diritto garantito dalla Costituzione, l’ente pubblico dovrebbe provvedere anche a fornire le strutture e le sedi di lavoro per chiunque lo richieda, artigiani, commercianti. Allo stesso modo si vorrebbe togliere ai nostri ragazzi le scuole e le palestre per assegnarle alle esigenze di culto degli islamici». Se tutto questo dovesse accadere, Cisint si dice decisa a «lasciare la fascia tricolore di sindaco» in quanto risulta evidente che ci si trovi di fronte ad «un golpe».

«Nessuno di loro ha mai chiesto di visionare alcuno dei siti a loro proposti. Siamo di fronte a delle falsità. Inoltre non è mai stato utilizzato in passato l’ex mercato coperto per le preghiere. L’avvocato Latorraca combatte la battaglia del Pd». Dunque, nel deposito delle memorie al Consiglio di Stato, l’amministrazione ha allegato i verbali degli interventi della Polizia locale, relazioni tecniche e un racconto dei fatti dettagliato. Ora si attendono nuovi pronunciamenti da parte del massimo organo di tutela della giustizia amministrativa. Al momento, contattati dalla redazione, i referenti dei centri culturali e il loro legale non hanno rilasciato alcuna dichiarazione in merito.

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