SANITÀ
Comitato salute pubblica di Gorizia, soddisfazione per l'incontro con i capigruppo del consiglio comunale
Al centro dell'incontro il trasferimento delle degenze di cardiologia e dell'Utic. La contrarietà anche del pentastellato Macchitella.
Parafrasando Galileo, potremmo affermare che eppur qualcosa si muove. Ha suscitato infatti soddisfazione nei membri del Comitato di Gorizia del Coordinamento Salute pubblica l’attenzione prestata alla tematica dell’ipotizzato trasferimento dei letti di chirurgia e dell’Unità Terapia Intensiva Cardiologica (Utic) da parte dei capigruppo del consiglio comunale cittadino. Si tratta di un incontro sollecitato a fine dicembre dal Comitato e finalizzato proprio a contrastare la decisione della Giunta regionale con un’azione politica condivisa e trasversale a livello cittadino.
A far ben sperare i membri del sodalizio, l’interesse dimostrato dai partecipanti alla riunione (presenti quasi tutti i capigruppo tranne alcuni assenti giustificati), tenutasi nel tardo pomeriggio di martedì 7 gennaio. «Ci siamo presentati con i dati alla mano per diffondere un’informazione oggettiva e dimostrare che la decisione della giunta Fedriga è autoritaria oltre che dispendiosa perché spostare gli 8 posti letto semi intensivi dell’Utic da Gorizia a Monfalcone comporterebbe ingenti investimenti per adeguare la struttura» ha spiegato Daniela Careddu, presidente del Comitato.
Le conseguenze di questa decisione – non giustificata dagli ottimi risultati finora raggiunti dal reparto, testimoniati dai dati presentati nel corso della riunione -sarebbero deleteri anche per le altre specialità presenti a Gorizia che, nel caso di necessità dei pazienti ricoverati, non potrebbero più contare sulla presenza di un reparto di emergenza. Per ipotesi, se un degente operato nel reparto di nefrologia presentasse una crisi cardiaca dovrebbe essere temporaneamente spostato a Monfalcone per poi, una volta risolta la criticità, rientrare nel suo reparto di pertinenza nel capoluogo isontino.
Ulteriore conseguenza del trasferimento sarebbe quindi l’assenza di un cardiologo di guardia sulle 24 ore e, non priva di importanza, la mancanza di attrattività del nosocomio goriziano nei confronti di specialisti che, ovviamente, preferirebbero altri - più attrezzati e accattivanti – ospedali. E questa situazione potrebbe ancor più peggiorare nel momento in cui si decidesse, come paventato negli ultimi giorni, di spostare da Gorizia la chirurgia oncologica.
«Volevamo delle prese di posizione trasversali da parte di tutte le forze politiche e, visto l’interesse dimostrato dai capigruppo nell’incontro di martedì, possiamo ben sperare in un’azione politica che come accaduto a Pordenone per la fusione del Cro con l’ospedale e a Latisana per il mantenimento del Punto Nascita, è l’unico sistema per fermare la Giunta – ha precisato Adelino Adami, secondo cui - trasferire la cardiologia a Monfalcone significherebbe spostare letti i degenza e lasciare qui tutta l’impiantistica».
E sarebbe uno spreco di denaro non da poco visto che nel 2022 il “Piano di potenziamento della rete ospedaliera per emergenza covid-19” ha visto l’investimento di 366mila euro per l’adeguamento impiantistico di Utic e Terapia intensiva, cui si sono successivamente aggiunti altri 30mila euro per una rivisitazione degli spazi dei reperti: cifre importati che, con il trasferimento, sarebbero un buco nell’acqua senza contare che altrettanti fondi andrebbero usati per adeguare il reparto a Monfalcone.
«L’incongruenza maggiore – prosegue Adami – riguarda però le delibere perché quella relativa al trasferimento si riferisce a una precedente delibera secondo cui è necessario un atto aziendale per affidare ai due ospedali le specifiche funzioni di pertinenza e quest’atto, al momento, non esiste: presumiamo che si intenda emanarlo entro il 30 aprile, termine ultimo per questo nuovo depauperamento dell’ospedale di Gorizia».
La battaglia del Comitato continua: mentre sono già avviati i contatti con i consiglieri regionali dell’Isontino, poiché l’eventuale trasferimento è una decisione che si ripercuote sull’intero territorio, nei prossimi giorni si cercherà il coinvolgimento anche dei capigruppo nei consigli comunali di Cormons e Gradisca d’Isonzo. A fine mese, inoltre, verrà convocata un’assemblea pubblica per informare i cittadini sulla situazione e cercare di mobilitarli assieme ad associazioni e sindacati di categoria.
Sulla questione della sanità isontina, interviene anche Ermanno Macchitella, Vice Rappresentante del Gruppo Territoriale M5S di Gorizia: «L'ennesimo colpo a una popolazione già duramente provata dalla cronica carenza di medici di assistenza primaria è rappresentato dalla prospettiva concreta di ulteriori riduzioni nei reparti ospedalieri. Tra i reparti a rischio figura cardiologia, un servizio cruciale per il territorio, la cui chiusura torna ad essere oggetto di discussione nonostante precedenti tentativi falliti per ragioni di opportunismo elettorale. Come evidenziato dal Comitato Salute Pubblica di Gorizia, tale decisione appare ancora più ingiustificabile alla luce dei significativi investimenti effettuati negli ultimi anni: 30 mila euro per la ristrutturazione degli spazi e 366 mila euro per l’adeguamento degli impianti».
«Il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Gorizia - prosegue - si oppone con fermezza a questo subdolo e inesorabile sistema politico che, perpetuato da decenni, ha visto i politici regionali agire in sintonia con amministratori locali, spesso appartenenti alle stesse correnti politiche, senza mai considerare le reali necessità del territorio e della sua popolazione. Queste scelte politiche, definite sciagurate, stanno infliggendo danni incalcolabili alle famiglie goriziane, colpendo in particolare le fasce più vulnerabili, come gli anziani. Questi ultimi, insieme a molti altri cittadini, si troveranno sempre più spesso costretti a spostarsi a Trieste, Udine o Monfalcone per ricevere cure essenziali. Un disagio inaccettabile che minaccia il diritto alla salute e aggrava ulteriormente le difficoltà quotidiane di chi vive nel capoluogo isontino. È indispensabile agire subito per fermare questa deriva e salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini di Gorizia e promuovere una sinergia tra i presidi di Gorizia, Monfalcone, Trieste e Udine, ottimizzando la distribuzione dei servizi e delle risorse senza chiudere reparti essenziali. E soprattutto ascoltare il territorio e le esigenze dei cittadini prima di intraprendere azioni di tagli e chiusure dei reparti ospedalieri».
Si sofferma invece sul piano oncologico una nota della consigliera regionale Sara Vito (Pd), stilata dopo aver appreso che è in corso all'ospedale di Gorizia una raccolta firme tra primari, analoga a quella di Pordenone, con la richiesta di confronto sul piano prima della definitiva approvazione. «Si fermino e ricomincino dall'ascolto dei professionisti e prima ancora dalla tutela della sanità pubblica, che sembrano aver dimenticato a scapito della salute dei cittadini. Il presidente Fedriga e l’assessore Riccardi stanno terremotando la sanità regionale e anche in questo ci sono figli e figliastri, con l’Isontino tra i territori più maltrattati. Ancora una volta il piano per la rete oncologica piomba sui professionisti della salute senza che sia stato dato loro ascolto, al punto che devono ricorrere alle raccolte di firme. Da chiedersi se sia chiara nel palazzo della Regione la gravità di una simile mancanza di dialogo, i danni che si possono causare, tra cui una sfiducia del personale sanitario che induce all’abbandono del pubblico. Chiediamo che il documento sia rivisto, ridiscusso e condiviso con chi ogni giorno si prende cura dei malati. Le incongruenze che pongono dei seri dubbi sulla validità e sull’equità del documento per quanto riguarda l’area Isontina della rete Asugi – conclude la segretaria dem – sono state già evidenziate dai tecnici. Non si può prescindere dal loro parere».
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