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Il Comitato di Salute pubblica contro il PAL presentato da Asugi. Adami: «Vago e farraginoso».
Il documento doveva essere approvato nell’assemblea dei sindaci di oggi, annullata per mancanza del numero legale e slittata al prossimo venerdì.
Il Comitato di Salute pubblica di Gorizia alza la voce sul Piano attuativo e sul bilancio preventivo presentato da Asugi per il prossimo anno. A preoccupare è la mancanza di chiarezza e la genericità del documento, che pur con «una ricca enunciazione di linee di principio e buone intenzioni» non offre indicazioni puntuali in merito ai problemi finora emersi. «Come Comitato di Salute pubblica – spiega il referente Adelino Adami - abbiamo scritto un comunicato per evidenziare le carenze del piano attuativo locale, con cui l’Azienda Sanitaria annuncia ciò che metterà in atto il prossimo anno. Un programma che a nostro avviso appare estremamente vago e farraginoso, che nulla dice rispetto a quanto realmente verrà compiuto». Una prima valutazione avrebbe dovuto esprimerla l’assemblea dei sindaci prevista per oggi – 5 dicembre – e posticipata al venerdì prossimo – 12 dicembre - per mancanza del numero legale. Contro una relazione lacunosa che di fatto non affronta la realtà territoriale si pone il Comitato, rinvenendo nel PAL «la quasi assoluta mancanza di precise indicazioni operative e organizzative riguardo il concreto futuro della sanità» del capoluogo isontino.
«Noi chiederemo – rimarca - che prima che venga attuata l’approvazione vi sia una reale e attenta valutazione del documento in Commissione sanitaria comune, per evitare che venga votato un documento che non dice nulla». L’auspicio è che il Piano attuativo venga prima discusso dai consiglieri in Commissione Sanità, e che soltanto in un secondo momento sia sottoposto a valutazione, con appropriata cognizione di causa. «Il punto è – aggiunge – che in questi anni di amministrazione la Commissione Sanità non si è mai riunita». A vederla riunita per la prima volta è stato il mese di novembre - per l’esattezza il 25 - in occasione della presentazione della convenzione tra comune e ambito Alto Isontino. «In quella commissione – precisa il consigliere Andrea Picco (Noi Mi Noaltris Go!) – ho chiesto di convocarne un’altra prima dell’approvazione del PAL e di audire il direttore sanitario e il capo distretto dell’Alto Isontino, per approfondire la questione e comprendere cosa significasse per Gorizia attuare le nuove linee guida. A oggi non è giunta alcuna comunicazione». Già otto anni fa il consigliere aveva presentato una mozione per rendere il PAL «materia all’ordine del giorno prima del passaggio in assemblea dei sindaci».
Un’opportunità bocciata, che in realtà avrebbe semplificato i rapporti fra cittadinanza e ambito sanitario tutelando ogni categoria di pazienti. «Di fatto – chiarisce - quest’attività finisce per gestirla la Giunta anziché il Consiglio comunale come invece sarebbe giusto. Alla fine – riflette - il “sì” o il “no” viene deciso dal sindaco senza che i cittadini possano intervenire». A destare l’attenzione del Comitato è in primis la mancanza di chiarimenti relativi alla persistenza dei medici di medicina generale negli Asap, realtà create con finalità di tamponamento temporaneo alla carenza di medici. L’altro nodo fondamentale è la questione del futuro della Cardiologia e dell’unità di terapia intensiva, che le intenzioni vorrebbero traslata a Monfalcone, costringendo in futuro i pazienti al San Polo compreso i casi urgenti e gli infarti, per i quali è essenziale un intervento tempestivo. Non meno importante è l’attività di chirurgia oncologica riconosciuta ai reparti goriziani e non menzionati nel PAL, che corrono il rischio di essere attratti dall’orbita monfalconese. «Sarebbe utile sospendere il giudizio – riprende Adami - per esprimere le valutazioni in Commissione Sanità, altrimenti la valutazione finisce per seguire esclusivamente le direttive di partito: destra o sinistra che siano, chiedono di esprimere il voto senza che nessuno entri davvero nel merito delle cose.
Il pericolo è votare un documento in cui non si esplicita con esattezza cosa si farà. Per cui nulla si sa in merito ai problemi di medicina generale, alla cardiologia, alla chirurgia oncologica, che restano tutti punti in sospeso. Il documento è estremamente generico a differenza dello scorso anno, quando venne dichiarato apertamente che la cardiologia sarebbe stata trasferita a Monfalcone». Dello stesso avviso il consigliere Picco, il quale lo ritiene un documento «molto fumoso, che non spiega se l’Urologia resta o meno, né affronta il piano oncologico. Sono formule create apposta per mettere fumo negli occhi delle persone, per cui a cascata ci rimettono i cittadini. Che si ritroveranno chissà dove, mentre magari avrebbero potuto risolvere il problema in città. La Romano ha riferito che avrebbe sollecitato la Commissione – conclude - ma al momento non si sa nulla». Un problema che si ripercuote anche sul futuro del personale medico e infermieristico, che a causa del «perdurare dello stato di incertezza e per le dimissioni volontarie» potrebbe sfociare in una «progressiva riduzione dell’offerta sanitaria», originando un circolo vizioso duro da spezzare. (Foto: Rossana D'Ambrosio)
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