Come si muove la mafia tra cronaca e social: a èStoria il racconto della giornalista Fabiana Agnello

Come si muove la mafia tra cronaca e social: a èStoria il racconto della giornalista Fabiana Agnello

DAL FESTIVAL

Come si muove la mafia tra cronaca e social: a èStoria il racconto della giornalista Fabiana Agnello

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 30 Mag 2025
Copertina per Come si muove la mafia tra cronaca e social: a èStoria il racconto della giornalista Fabiana Agnello

Cornice dell’evento il cortile della Biblioteca Statale Isontina. A dialogare con la cronista il caporedattore rai Giuseppe Manara. Temi cardine la Sacra Corona Unita e le minacce ai giornalisti. Focus su comunicazione criminale.

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«La mafia oggi è un'azienda, e come ogni azienda ha bisogno di marketing. Anche sui social». Con queste parole Fabiana Agnello, giornalista e autrice del libro The Wolf, ha colpito il pubblico riunito ieri sera nella Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, durante un panel della 21esima edizione del festival èStoria. Insieme a lei, sul palco, Giuseppe Manara, attuale caporedattore di Rai Radio1 e profondo conoscitore della politica italiana.

Il libro The Wolf – con prefazione di Massimo Giletti – ricostruisce un’importante inchiesta antimafia condotta dalla procura di Brindisi e dalla squadra antimafia di Lecce, che ha portato a oltre 300 anni complessivi di condanne. Protagonista, una nuova generazione di criminali legati alla Sacra Corona Unita, la cosiddetta “quarta mafia”, meno raccontata ma non meno pericolosa. Un clan composto da giovanissimi, tra i 17 e i 30 anni, responsabili di estorsioni, tentati omicidi e minacce a magistrati, forze dell’ordine e giornalisti.

Fabiana Agnello, nel suo intervento, ha raccontato la propria esperienza diretta: «Dopo le prime minacce ero terrorizzata, ma ho denunciato subito. Ne è valsa la pena, ma non è stato facile: ho perso molti amici, alcuni omertosi, altri semplicemente impauriti dall’idea di essere associati a me». Oggi Agnello porta la sua testimonianza nelle scuole, specialmente al Sud, con l’associazione La Valigia Blu, da lei fondata per diffondere i valori della legalità tra i giovani. Tra le iniziative, anche un premio rivolto agli studenti delle superiori per la produzione di contenuti antimafia adatti ai social network.

Durante il panel è emerso anche il rischio crescente di infiltrazioni mafiose in Friuli Venezia Giulia, regione ricca e strategica per appalti e investimenti pubblici. «Anche Gorizia – ha sottolineato Agnello – è una terra che interessa alle mafie, in particolare nel settore dell’edilizia».

Giuseppe Manara ha invece riflettuto sul ruolo del giornalismo e sul diritto di cronaca, oggi sempre più difficile da esercitare quando si toccano certi poteri: «È fondamentale proteggere chi racconta la criminalità, perché senza informazione libera non c’è coscienza pubblica».

Un’ora intensa, in cui l’analisi giornalistica si è fusa con il racconto personale, lasciando una chiara sensazione: la criminalità organizzata si evolve, e con essa deve evolvere anche la coscienza civile. Denunciare, informare, educare: questa la vera sfida, anche – e soprattutto – fuori dalle grandi città.

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