Come eravamo e come siamo, quelle battaglie delle donne a Gorizia

Come eravamo e come siamo, quelle battaglie delle donne a Gorizia

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Come eravamo e come siamo, quelle battaglie delle donne a Gorizia

Di Redazione • Pubblicato il 16 Ott 2023
Copertina per Come eravamo e come siamo, quelle battaglie delle donne a Gorizia

Anche a Gorizia gli anni '70 hanno visto sfilare molte manifestazioni per i consultori e per la legge sull'aborto. Oggi è rispettata la volontà e l'autodeterminazione delle donne?

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Siamo le donne dell'Associazione Sos Rosa di Gorizia e operatrici di accoglienza del Centro antiviolenza. Negli anni '60 molte di noi erano adolescenti e tutte ricordiamo la storia di una giovane siciliana di Alcamo, Franca Viola che, rapita e sequestrata per giorni dall'ex fidanzato subisce violenza sessuale. Liberata dalla polizia, Franca rifiuta il matrimonio riparatore offerto dal giovane secondo la legge italiana allora in vigore, denuncia l'aggressore e lo fa condannare. Siamo nel 1966, ma solo nel 1981, quasi vent'anni dopo, il “matrimonio riparatore” sarà depennato dal codice penale Rocco, di epoca fascista, applicato in Italia dal 1930 al 1988. Quello di Franca Viola sarà un gesto “rivoluzionario” che segnerà la prima crepa nello stereotipo femminile italiano.

Negli anni '70 i fermenti femministi statunitensi ed anglosassoni risvegliano le coscienze di moltissime giovani donne in Italia e nel resto d'Europa ponendo al centro delle rivendicazioni la parità nella diversità di genere ed in particolare il diritto alla libertà sessuale che rappresenta l'apice della ribellione al modello patriarcale in famiglia e nella società. Sono gli anni della legge sul divorzio (1970) ma anche delle manifestazioni nazionali e locali per l'istituzione dei Consultori familiari considerati dai movimenti femministi luoghi di incontro, confronto e crescita per le donne soprattutto per ciò che riguarda la vita sessuale e relazionale con gli uomini, compagni e mariti.

I cortei femministi risuonano dello slogan “l'utero è mio e lo gestisco io” per manifestare la presa di coscienza del diritto alla libertà del proprio corpo e delle proprie scelte e la lotta si concentra sul dramma dell'aborto clandestino, praticato nelle cliniche private per le donne ricche e sui tavoli delle mammane per quelle povere.

Anche a Gorizia gli anni '70 hanno visto sfilare molte manifestazioni per i consultori e per la legge sull'aborto. Di solito il ritrovo delle donne era ai Giardini pubblici dove si incontravano il collettivo femminista di Gorizia, quello di Gradisca e poi l'UDI (Unione Donne Italiane), il Comitato donne del quartiere di S.Anna, il Gruppo di lavoro sui problemi della donna, le Commissioni femminili del PCI, PSI, PSDI, le radicali.

I cortei lungo il Corso e gli striscioni preparati manualmente erano le nostre forme di partecipazione attiva alla vita sociale e politica della città, di denuncia della condizione subalterna delle donne in alternanza agli scioperi e manifestazioni dei lavoratori/rici del Cotonificio di Piedimonte, della Safog, della Vouk e delle fabbriche della periferia che ora non esistono più. Eravamo combattive e ben organizzate (alla CGIL di via XXIV maggio stampavamo con il ciclostile i volantini che distribuivamo lungo il percorso del corteo) e poi con pullman o in treno andavamo anche a Roma per le manifestazioni nazionali. A pensarci, sembra un altro mondo!

La legge nazionale che istituisce i Consultori familiari fu varata nel 1975. Questa legge unì l'obiettivo politico dei movimenti femministi centrato sulla contraccezione e la possibilità di una vita sessuale della donna più serena e appagante alla concezione più ampia di un servizio che tenesse conto dei vari componenti della famiglia e alle svariate problematiche ad essa connesse.

La legge sull'interruzione volontaria della gravidanza la ottenemmo (con il pesante compromesso dell'obiezione di coscienza) nel 1978. Obiettivi raggiunti dunque, potremmo dire, con soddisfazione: le donne hanno avuto il loro consultorio come anche la possibilità di abortire in una struttura ospedaliera pubblica con garanzia sanitaria e tutela sociale. Sono passati più di quarant'anni anni e le donne un po' si sono disperse, le forze sono calate o sono state impegnate su altri fronti dando per scontato che gli obiettivi raggiunti fossero ormai garantiti. Ma è andata proprio così? A che punto siamo?

Quale aiuto offre oggi alle donne il servizio consultoriale e come viene applicata la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza negli ospedali? È rispettata la volontà e l'autodeterminazione delle donne? Potrebbe essere utile chiedercelo e poi chiederlo a chi compete rispondere.

Nella foto: manifestazione negli anni Settanta a Gorizia (Foto di Tiziana Gallina)

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