Una città europea e interconnessa: il futuro di Nova Gorica secondo Klemen Miklavic

Una città europea e interconnessa: il futuro di Nova Gorica secondo Klemen Miklavic

Cooperazione e integrazione economica

Una città europea e interconnessa: il futuro di Nova Gorica secondo Klemen Miklavic

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 27 Ott 2020
Copertina per Una città europea e interconnessa: il futuro di Nova Gorica secondo Klemen Miklavic

Dal GECT alla Capitale europea della cultura, gli obiettivi del sindaco di Nova Gorica per creare una città europea

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Eletto sindaco di Nova Gorica nel dicembre di due anni fa, Klemen Miklavic ha fin da subito orientato il proprio mandato verso la cooperazione con la controparte italiana. Nel pieno dell’emergenza sanitaria, quando l’Italia era in lockdown, ha assistito come l’omologo Ziberna all’installazione della rete in Piazza Transalpina ma ciò non ha frenato gli sforzi per l’integrazione delle due città. Abbiamo incontrato il leader della piattaforma goriska.si per conoscere più a fondo la sua città e le sfide per il futuro.

Lei è diventato sindaco alla fine del 2018. In questi quasi due anni, come ha visto cambiare Nova Gorica?
La città sta maturando la convinzione che deve far qualcosa per essere riconosciuta e riprendere la gloria che aveva nel secondo dopoguerra. In Jugoslavia, Nova Gorica era riconosciuta come una città tesa al progresso: qui la maggior parte della popolazione era giovane, c’era una gran quantità di figure creative nel tessuto sociale, soprattutto negli anni ‘70. Questa nostalgia è molto forte, così come la voglia di rilanciare il territorio e di ricucirlo, com’era già in passato.

Lei ha messo l’integrazione tra le due città anche nel suo programma elettorale.
Oggi Gorizia e Nova Gorica sono mature per fare un passo avanti in questo senso, perfino quest’emergenza ci ha mostrato che ormai la gente vive in un unico tessuto urbano. Nel mio mandato questo discorso è centrale, insieme all’unione con Šempeter-Vrtojba, per rendere la nostra realtà un fenomeno europeo. La gente ha accolto bene questa politica e la appoggia.

Il GECT si inserisce proprio in questo contesto. È uno strumento ancora valido? Può essere implementato?
È sicuramente una risorsa molto preziosa. Il suo funzionamento ci mostra che siamo sulla strada giusta, si tratta del GECT migliore attualmente in Europa. Questo è anche il frutto del fatto di voler pianificare le cose tutti insieme, in futuro sarà ancora più utile. Con la nuova prospettiva 2022-2027 potremo pianificare progetti che si orienteranno nella mobilità, riqualificazione delle zone urbane ed economia, creando nuovi posti di lavoro. In questo momento stiamo proprio lavorando su questo.

Negli ultimi tempi si è parlato molto di istituire una Zona economica speciale europea.
Insieme al collega Ziberna, stiamo valutando gli argomenti e le circostanze legali per chiedere ai nostri governi e a Bruxelles la creazione di questa istituzione. Ciò sarebbe un vero passo in avanti per l’integrazione del territorio transfrontaliero.

La candidatura congiunta di Nova Gorica e Gorizia come Capitale europea della cultura 2025 può essere ostacolata dall’emergenza covid e dal ripristino dei confini?
No, spero che per quella data ci sarà il vaccino e non ci sarà più bisogno di misure speciali. Si tratta di un progetto catalizzatore dei processi che stanno già andando avanti. Se vuoi avere successo nell’integrazione di due zone che fino a qualche anno fa erano l’una alle spalle dell’altra, devi pensare anche a livello micro: la cultura è proprio ciò che unisce le genti. Inoltre, se otterremo il titolo, questo sarà un precedente che farà conoscere in tutta Europa la possibilità di avere una zona urbana estesa attraverso confini linguistici e della storia. Ciò contribuirà anche ad attrarre investimenti nel turismo.

A pochi passi dal valico del Rafut c’è Villa Laščak. Lei stesso si è battuto in passato per il suo recupero. Può diventare un centro culturale attrattivo nella zona?
Certamente. Vedo un triangolo “verde” tra questa dimora, il monastero di Castagnavizza e il castello di Gorizia. Attualmente stiamo progettando la ristrutturazione del parco della Villa, che apriremo al pubblico verso la fine del 2022. La dimora subirà un importante restauro e per questo stiamo cercando i finanziamenti; alla fine di tutto ciò, sarà accessibile al pubblico. Anche sul castello italiano si stanno svolgendo dei lavori, così da mettere in sinergia tutte e tre le estremità di questo triangolo, che diventerà il cuore urbano delle due Gorizie. In questo modo aumenteremo anche l’attrattività della zona in termini di qualità della vita: molte nostre aziende ci chiedono investimenti in questo senso, per far venire a lavorare qui persone giovani con competenze. Anche la disponibilità di alloggi è essenziale e come amministrazione ci siamo mossi già da tempo per rispondere alle loro esigenze.

Lo stereotipo di Nova Gorica è però quello di una città di casinò, frequentati in particolare da anziani. Quale ruolo avranno i casinò nello sviluppo futuro del tessuto socio-economico?
Purtroppo si tratta di una realtà che qui abbiamo vissuto fin dalla fine degli anni ’80. I casinò sono un’arma a doppio taglio: da un alto hanno aiutato a rendere meno dolorosa la transizione dall’economia socialista a quella di mercato, fornendo moltissimi posti di lavoro; dall’altra, questi hanno assorbito generazioni di giovani creativi che oggi non hanno più la forza per lavorare di notte e abbiamo perso questa enorme risorsa. Si è creato un buco generazionale di sviluppo. I casinò impiegano oggi oltre 1.300 persone e rimaranno sicuramente in futuro, ma ci stiamo orientando anche verso altre opportunità, in particolare nell’alta tecnologia ambientale.

In questo settore, l’ateneo cittadino ha compiuto molti studi. Recentemente a Gorizia si è discusso sul Consorzio per lo sviluppo universitario, di cui il vostro polo non fa parte nonostante avesse una sede in città fino a qualche anno fa. Serve uno strumento per mettere in comunicazione le sedi di Udine e Trieste con la vostra realtà?
Assolutamente sì, sarà un elemento essenziale nella prossima prospettiva di sviluppo economico. Non sono ancora riuscito ad incontrare i rettori delle università di Udine e Trieste, ma è nella mia agenda. Con l’ateneo di Nova Gorica abbiamo una collaborazione molto stretta, in particolare per creare un centro di ricerca sulla tecnologia green che sarà di aiuto per le aziende che voglio investire da noi.

Foto in evidenza tratta dalla pagina Facebook Mestna občina Nova Gorica. Nella gallery: la riapertura del confine tra Gorizia e Nova Gorica lo scorso 15 giugno (Mateja Pelikan/Mestna občina Nova Gorica).

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